Calabria 2021. Lady truffa, il romanzo della nicastrina e il “programma” di Pacenza&Silvio Greco

Giorno 10 agosto nell’afa dell’anticiclone Lucifero, le agenzie di stampa battono l’ennesima dichiarazione della candidata alla Regione Calabria del Pd massomafioso, Amalia Bruni, meglio conosciuta come lady truffa. La mistica della scienza calabrese ritorna sull’argomento che più la interessa in tutti i sensi, la sanità calabrese, ovviamente senza dimenticare il suo profitto e dichiara: «Sulla sanità della Calabria, innanzitutto, serve un patto forte con il Governo. Il commissariamento ha prodotto danni. Sul debito prodotto dai commissari non possono rispondere i calabresi, se ne deve occupare il Governo».

Non curante dei suggerimenti ricevuti, continua la sua indegna sceneggiata sulla pelle dei calabresi, ergendosi a giudice divino del futuro di questa terra, senza però proferire una sillaba sui danni da lei causati, non ultimi i tanti soldi rubati ai calabresi per una ricerca e cura delle demenze mai esistita, che rientrano di diritto sul debito sanitario che schiaccia il sistema di cura e che ne limita ogni prospettiva non avendo prodotto nulla. Capiamo che è un argomento off-limits e, che i suoi produttori di notizie, quelli “competenti” come Rubens Curia soprattutto, hanno il bisogno, prima di essere definitivamente scoperti, di imbrogliare le acque, perché Amalia è bella e buona, è la svolta della Calabria ed è soprattutto una scienziata di prestigio internazionale, solo che però nessuno se ne è accorto, e men che meno i malati che diceva di dover curare con la sua ricerca e con la sua clinica, condannati da sempre con le pezze al culo. 

Le coperture e gli amuleti, come il ferro di cavallo con il tricolore con il quale si accompagna lo “chansonnier parigino” Enrico Letta, sono le uniche armi che restano ad Amalia Bruni, la lady truffa della demenza, per addolcire la sua immagine e nascondere la sua storia, quella che è già impresentabile di suo, ma che diventa pericolosamente tossica quando le tocca esporre la servitù nobile che cerca di nascondere nelle cucine del palazzo. A poco servono i damaschi ed i drappi consacrati, se il materiale umano è da patrie galere. Come serve a poco la ricerca spasmodica di una benedizione apostolica di quella chiesa calabrese che ha venduto pure l’ostia alla massomafia.

Ecco perché le cene al “Novecento” fra un antipasto ed una portata che Amalia Bruni ha fatto con il vescovo più chiacchierato, quello di Catanzaro Vincenzo Bertolone, accompagnato dal deputato Antonio Viscomi (detto anche il cardinale Richelieu della politica catanzarese) che della curia catanzarese ha sempre goduto i benefici trasformandola in segreteria politica, non sono l’immagine della trasparenza e nemmeno di una nuova narrazione della politica regionale. E’ sempre il solito sistema nascosto che vive sui coni d’ombra fra sacro e profano, fra legalità e mafiosità.

Noi siamo eretici per scelta e certe complicità ci fanno ribrezzo, ecco perché andiamo sempre oltre le apparenze e per questo, riprendiamo la narrazione del “Romanzo della nicastrina”.

Ripartiamo dall’ARN Onlus (Associazione per la Ricerca Neurogenetica), che come abbiamo già visto presenta tracce di inospitalità nel suo sito istituzionale, dove alcuni elementi e dati appaiono volutamente oscurati, ma dove viene peraltro indicato qual è la mission della predetta associazione: «L’associazione non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale nell’ambito delle patologie del sistema nervoso con particolare riferimento alla Malattia di Alzheimer e alle altre demenze. La sua attività consiste principalmente a promuovere l’assistenza delle persone affette dalla malattia di Alzheimer e altre demenze, a sostenere ed essere punto di riferimento per i familiari, a promuovere l’avanzamento delle conoscenze, a sviluppare studi e ricerche, a diffondere informazioni, a sensibilizzare la collettività favorendo colloqui individuali e la formazione di gruppi di auto-aiuto. Inoltre aiutare a sviluppare la più intensa collaborazione tra studiosi e tecnici italiani e stranieri».

Se tutto fosse vero ci troveremmo di fronte ad una eccellenza, quella che viene peraltro ben pagata dai calabresi, ma tutte le evidenze ci portano a capire che così non è. Stiamo invece leggendo un manifesto di idee, di buone intenzioni mai effettivamente sviluppate, il cui unico scopo è di mantenere gli “scalda sedie” della corte di Amalia Bruni, quelli che avrebbero dovuto sviluppare la ricerca sulla malattia e portare la Calabria ed i malati di demenza ed Alzheimer oltre il guado, ma così non è stato.

Perché i “personaggi” della scienza consacrata hanno attraversato il fiume usando le provviste finanziarie rubate da oltre venticinque anni sui motoscafi di lusso, mentre gli altri, i malati, si sono avventurati a nuoto certi della fine o peggio ancora hanno usato qualche carretta, quelle dei boat people, anche loro segnati dal destino funesto della morte nelle RSA lager di Calabria, quelle strutture che sono il dimenticatoio istituzionale e la copertura dei crimini sanitari, firmati anche da lady truffa. Quello che leggiamo altro non è che l’epitaffio su una lapide funerea, che consegna alla storia la sciagura della donna che si ritiene divina, ma che umana come tutti porta nel suo background i peccati consumati, quelli che a ben guardare sono un’altra declinazione della “questione morale”.

Un dato è consolidato e non può essere contestato da nessuno, che siano amici della truffa o semplici cortigiani dell’avventura politica: che la demenza e la malattia di Alzheimer in Calabria è alle corde da sempre, continuando a vivere di una speranza rubata come i soldi dei calabresi.

La gemmazione dell’imbroglio è la vera attività di ricerca di Amalia Bruni, la lady truffa delle demenze e dei suoi complici truffaldini, quelli che le fanno corollario nell’ARN Onlus, nell’Asp di Catanzaro e nel Dipartimento alla Salute della Regione Calabria, una banda di corsari con il colletto bianco e molte volte con il camice bianco che contano i malati, ma non le loro morti, perché sono il moltiplicatore del denaro che alcuni “spalloni”, trasformatisi tali per necessità di gruppo, hanno trafugato dalla cassa per portarlo alla scienziata della truffa, lasciando integra la sua neutralità al pari della Svizzera.

E’ la questione morale la vera pietra filosofale di questa avventura politica di Amalia Bruni, dove gli ammiccamenti ed i corteggiamenti con Carlo Tansi “Paperino” non saranno la soluzione del problema, quello che si pensa sia ormai blindato. Già, perché quelli che saranno vittime della velina normativa di Tansi, il ridicolo Codice Etico approvato con imposizione della spada di cavaliere dalla Regina Amalia Bruni, ne vorranno la testa facendo rotolare la sua corona negli strapiombi oscuri dalla politica, quella concretamente massomafiosa del Pd calabro.

Dovrà spiegare molto davanti alla lama della ghigliottina Queen Amalia, dovrà dire le verità finora taciute, chiarendo quali sono i termini della sua truffa consumata sulle spalle dei malati di demenza e spiegare che l’ARN Onlus non è la Confederazione Elvetica, ma un altro “paradiso” delle ruberie italiche in terra di Calabria. Si presenta un brutto scenario ed una fine più infausta di quella che potremmo prevedere per la “Regina di Agosto”.

Mentre nel fossato del maniero gli alligatori si agitano aspettando i cadaveri dalla testa mozzata, prima fra tutti quello di lady truffa, esce allo scoperto che nel sottoscala di Sua Altezza Amalia Bruni non c’erano solo i loschi figuri come Capu i Liuni e Madame Fifì e, collegato in videoconferenza, il “capo dei capi”, quell’Agazio Loiero (incappucciato) che tiene legato dai gioielli di famiglia il rivoluzionario a contratto (incappucciato anche lui di nascosto e di notte…) Carlo Tansi, ma ci sono altri soggetti ancora più loschi, “la meglio gioventù cosentina”, che per anni hanno spolpato la sanità calabrese e che sono il sigillo di novità del “nuovo” centrosinistra benedetto da Enrico Letta e voluto dai proconsoli del Nazzareno. Come Stefano Graziano, che oggi gioca con i sondaggi scritti a Forcella e vede la mistica della ricerca calabrese già vincitrice forte delle sue “tre” liste d’assalto, in plastica compagnia criminale di Francesco Boccia, l’espressione più autentica della meschineria politica nazionale in versione bicolore.

Saranno Franco Pacenza ed il professore Silvio Greco a scrivere il “nuovo” programma di governo della candidata della truffa Amalia Bruni, così sembra dalle indiscrezioni, quelle che comunque hanno sempre un valore di verità, sempre nascosta. E, non ci stupirebbe nemmeno poi tanto scoprire che quest’altra “genialata” viene fuori dal suggeritore fuori onda che manovra per necessità di squadra criminale Lady truffa, l’ormai conosciuto Rubens Curia, diventato competente e sodale del sottobosco ecclesiastico regionale, che traffica con gli anziani e con la mafia, avendo vestito oggi il saio sotto il colletto bianco. Già, proprio lui che sotto il governo Loiero ha fatto i migliori traffici e le migliori porcherie con la sanità calabrese, favorendo ovviamente la sua complice Amalia Bruni, basta chiedere contezza all’assessore alla sanità dell’epoca Doris Lo Moro…

Il duo artistico Pacenza e Greco è abbastanza noto alla cronaca anche a quella giudiziaria. Il primo, Franco Pacenza è stato delegato alla sanità del governatore Mario Oliverio, famosa è la sua frase “Se salta Cosenza, salta tutto” del febbraio 2019 in una intercettazione della magistratura cosentina, riferendosi all’Asp di Cosenza, i cui bilanci dal 2015 al 2017 erano palesemente falsi, tanto che quello del 2018 non venne approvato. Situazione non certo cambiata nel tempo, oggi siamo sempre allo stesso punto, mentre l’indagine della magistratura cosentina si è persa, come a sottoscrivere il clima di collusione di palazzo di Giustizia, il leggendario porto delle nebbie guidato dall’enigmatico Gattopardo de noantri.

Il secondo, Silvio Greco il professore, invece fu assessore regionale all’Ambiente della giunta Loiero, detto “il re del mare” per la sua capacità di affermare che la merda che galleggiava nei mari calabresi fossero alghe, lo stesso di quanto avviene oggi in Calabria dove il turismo è inquinato dalla stessa merda che anche Fausto Orsomarso, il suo successore all’Ambiente, confonde con le alghe. Anche lui, Silvio Greco come tutti quelli che sono la regale corte di Amalia Bruni, ha avuto l’onore delle cronache giudiziarie, quando una inchiesta partita da Udine sulla gestione delle emergenze ambientali, bussò alla sua porta ed a quella del fratello Raffaele, con le accuse di associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, tentata corruzione, concussione e abuso d’ufficio. Silvio Greco, nel 2014, figura tra gli indagati per il suo passato di funzionario all’Icram (Istituto centrale per la ricerca applicata al mare), mentre Raffaele Greco, il fratello, per la qualifica che all’epoca rivestiva di presidente della Nautilus di Vibo Valentia, società a cui erano state affidate le attività di caratterizzazione della laguna, costata circa 4 milioni di euro, ma rimasta priva di validazione.

Il nome di Silvio Greco ritorna in evidenza nel dicembre 2020, quando il “nuovo” centrosinistra insieme a Tansi “Paperino” (con il cappuccio) si interroga sulla figura del candidato alla presidenza della Regione Calabria, ancora prima di scegliere la truffatrice Amalia Bruni come opzione esterna ma contigua alla logica della massomafia, e così i fatti riportati da Calabria7: «Tansi ha partecipato alla riunione di ieri notte e preliminarmente ha posto due condizioni. “Il candidato presidente sono io” (o al massimo qualcun altro dal profilo indiscutibile) insieme alla richiesta rivolta in particolare ai partiti di governo di presentare liste che perseguano realmente la necessità di rinnovamento. Poste queste due condizioni, il geologo cosentino ha lasciato i lavori per ragioni di opportunità (l’assemblea è stata chiamata a discutere la sua di candidatura) e in rappresentanza del suo movimento “Tesoro Calabria” è rimasto il sindaco di Santa Maria del Cedro Ugo Vetere. A quel punto le varie anime presenti in assemblea hanno concordato che Carlo Tansi avrebbe dovuto svolgere un ruolo autorevole all’interno della coalizione ma non certo quello di candidato a governatore. I nomi sul tavolo non sono mancati e, lato 5 Stelle, è ricomparso anche quello del presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra mentre i nomi graditi a Sinistra Italiana e a Calabria Aperta di Nicola Fiorita sono quelli di Anna Falcone, del docente universitario e attuale vicesindaco di Reggio Calabria, Tonino Perna, e dell’ex assessore all’ambiente della Giunta Loiero, Silvio Greco».

La storia poi per alcuni versi ha preso direttrici diverse, ma un fatto resta solido, che la questione morale è un ostacolo da superare, che le mascheriate di Carlo Tansi sono solo recite a contratto e che, quello che si posiziona a sinistra non è sempre limpido semmai è la continuità di quel metodo criminale e massomafioso che si vuole spacciare per politico, la consecuzione logica di un cancro della politica nella regione Calabria nella complicità fra centrosinistra e centrodestra.

Si arriva così alla scelta “esterna” di Amalia Bruni, benedetta sottotraccia anche dagli Occhiuto boys, ma non perché è la scienziata di fama internazionale, non perché è l’espressione di un civismo pensante, non perché vicino al compendio politico del Pd, ma solo perché è assetata di denaro per mantenere in piedi il suo giocattolo della truffa sanitaria, la vera caratteristica autentica del soggetto e il suo anello debole.

Intanto, la politica regionale guidata da Nicola Irto e su suggerimento del solito Rubens Curia paga il riscatto, quello che nel vocabolario dell’etnia rom si chiama “cavallo di ritorno” per la salvezza dell’ARN e del Centro Regionale di Neurogenetica – avremo modo di parlarne – e Amalia Bruni veste con tranquillità il suo guardaroba di lady truffa, la scienziata criminale sulle demenze, consegnandosi mani e piedi al gioco falsamente rinnovatore e che vuole “curare” la Calabria, partendo da un Codice Etico… della truffa! La prima stecca nel coro la consuma proprio lei, la scienziata, quando parla di verifica esterna sulla presentabilità delle sue liste, ricordiamo che le abbiamo suggerito come nome quello di Doris Lo Moro, una proposta abortita subito forse perché il nome da noi fatto non è gradito al clan criminale, ma soprattutto a lei ed al suo pianerottolo politico domestico. La questione morale resta inchiodata, mentre qualcuno lancia il portafoglio, prima del cuore, oltre l’ostacolo! Noblesse oblige… 

A svelare l’arcano una piccola mano la offriamo anche noi, perché di carne sulla brace ce n’è tanta e rischia di bruciare. Si rischia di lasciare i commensali senza il pranzo, ma soprattutto si rischia di consumare uno sgarbo al “convitato di pietra” che è Nicola Gratteri e la procura di Catanzaro, che la questione la sta ormai osservando.

Se i bilanci dell’ARN sono documenti oscurati e resi illeggibili, ancora di più appaiono coperti i rendiconti degli anni 2019 e 2020 che mancano totalmente anche nelle relazioni collegate, quasi a significare che nell’ultimo biennio l’ARN non ha operato (?). L’unico dato recente è il bilancio consuntivo del 2017 ed il previsionale del 2018, che cercheremo di leggere insieme a voi.

Il giorno 7 aprile 2018 in un famoso albergo dell’hinterland lametino si svolge sotto la presidenza di Antonio Laganà – il papà di… – l’assemblea annuale dell’ARN Onlus, chiamata ad approvare il consuntivo 2017 ed il preventivo 2018. La relazione contabile sul bilancio viene illustrata ai soci presenti dal segretario-tesoriere dell’associazione, il dott. Tommaso Sonni – il marito di… – che spiega le voci contabili attive e passive, distinguendole fra attività proprie dell’ARN, fra le quali spicca la gestione di Casa Alzal e quelle, diciamo delegate, che riguardano il CRN (Centro Regionale di Neurogenetica).

Le entrate e le spese sempre secondo la distinzione già detta, fanno riferimento a donazioni del 5 per mille, dei soci e dai trasferimenti operati dall’Asp di Catanzaro sulla base di una convenzione per il funzionamento del CRN, con la stessa ARN Onlus. Nell’anno citato, il 2017, si parla di circa 390 mila euro di trasferimenti spesi per una somma di 360 mila euro per il mantenimento del personale affidato in dotazione al centro, che ricordiamo ha peraltro una dotazione di risorse umane dell’Asp territoriale, tanto che anche la lady truffa Amalia Bruni è dirigente medico dell’azienda sanitaria.

Il tesoriere-segretario Tommaso Sonni ricorda ai soci «che il personale di cui si parla è di 7 dipendenti con funzioni varie (genealogisti, segretari, educatori ed assistenti alla persona) e di dodici professionisti a partita iva. Da quindi lettura del bilancio preventivo 2018 che prevede proventi per circa 73.000 euro ed oneri per 66.000 a parte l’attività convenzionata che potrebbe subire una nuova piccola riduzione e sulla quale si sta lavorando per una ridefinizione operativa con l’ASP Catanzaro alla quale è stata inviata un elaborato che ridisegna compiti e funzioni, e la Regione Calabria».

Approvato il bilancio consuntivo e quello preventivo per il 2018, la discussione dell’assemblea si incentra sulle attività celebrative svolte per il ventennale del CRN, dei quindici anni di Casa Alzal e per la celebrazione dei venticinque anni dell’ARN Onlus, aggiungiamo noi le ruberie della sanità calabrese! La parola passa ad Amalia Bruni, che relaziona sulle attività di ricerca del CRN almeno così riportano le fonti ufficiali, capire cosa si stia facendo e si sia fatto è mistero. Quello che si consolida mettendolo a confronto con la realtà della malattia, dove Cristo è sempre fermo ad Eboli perché gli hanno rubato i sandali e la gente continua a morire fra speranze rubate e soldi trafugati.

Lady truffa Amalia Bruni rappresenta le sue preoccupazioni sulla mancata stabilizzazione economica del CRN e sulla mancata attivazione da parte della Regione Calabria del Piano Nazionale sull’Alzheimer, previsto dalla legge quadro nazionale, perché sa bene, aggiungiamo sempre noi, che deve monopolizzare anche questa istituzione delegata, forte delle sue medaglie rubate dall’uovo di Pasqua, perché potrebbe venire fuori la truffa e il “tavolo” si trasformerebbe inverosimilmente nel “banco degli imputati” dove il suo posto è certamente in prima fila. Ma, quello che ci colpisce e lo riportiamo testualmente è la dichiarazione che sempre lady truffa fa in ordine alle prospettive di cura sull’Alzheimer: «… Fa quindi una panoramica su tutti i temi più spiccatamente scientifici seguiti nel Centro Regionale. Ed in particolare illustra le potenzialità del cosiddetto “vaccino” somministrabile ai soggetti a rischio di malattia d’Alzheimer». Rimandando tutti al prossimo appuntamento dell’Azheimer Fest 2018 in Trentino – di questo ne riparleremo per i fatti miracolosi ad esso collegati… -, mentre tutti gli invitati degustano l’olio locale prodotto con una macchina domestica, sponsorizzata dall’ARN… Quando la ricerca diventa conviviale e slow food!

Non abbiamo esagerato quando abbiamo affermato e lo continuiamo a dire che la ricerca di Amalia Bruni si è fermata alla nicastrina, quella lapide dove giace la scoperta insieme al segreto di Fatima, celebrata a fasi alterne con qualche fiore di plastica e qualche lumino tecnologico made in China. Niente di più!

Non sbagliamo nemmeno ad affermare che al netto della scoperta a quattro mani della nicastrina, più quelle di qualcuna a cui sono state tranciate pure le falangi, il giocattolo di lady truffa, l’ARN Onlus, resta una loggia coperta di stampo massomafioso, coperta ed ostile come i suoi bilanci. Una specie di holding familiaristica dove trovano riparo i medici o psicologi figli di…, qualche neurologa avventata nella diagnosi, scrittori sulle disgrazie altrui, scarti della politica trombata tutti pagati con i soldi dei calabresi, mentre quello che veramente manca è la ricerca sulla quale si basa una truffa ormai ultra venticinquennale. E’ questo il vero aspetto anche morale che impedisce e dovrebbe impedire ad Amalia Bruni, la lady truffa della sanità calabrese, non solo di parlare, ma nemmeno di partecipare, perché è proprio lei la vera essenza dell’impresentabilità, quella che doveva essere sottoposta al vaglio di un magistrato, ma che non può essere Doris Lo Moro perché non incontra i favori dei congiurati.

A questo mondo si sa che la giustizia si compra e si vende come l’anima di Giuda” (Giovanni Verga).

Per fortuna in Calabria oggi esiste un altro tipo di declinazione della giustizia, che trova dimora nelle diverse procure calabresi, mentre quella di Cosenza mantiene la sua caratteristica di corruzione e complicità e, dove la forza e la determinazione è rappresentata da Nicola Gratteri, il felice Procuratore di Catanzaro. Lasciamo almeno questa speranza ai calabresi vessati, traditi e tanti pure caproni!

Se la ricerca è l’elemento mancante alla narrazione della storia di Amalia Bruni, passata alla storia per la “botta di culo” in forma cooperativa della nicastrina, senza addentrarci sulla vera titolarità della scoperta per il momento, il segreto di Fatima, quello che emerge in modo indecente è che il CRN (Centro Regionale di Neurogenetica) è un poltronificio, dove vengono messe a sedere le auguste e chiappe della nobiltà medica del territorio, senza indagare le capacità, quelle acquisite per aver solo respirato medicina all’interno delle mura domestiche.

Questo è lo stato dell’arte, fermo da un ventennio assoluto, mentre ancora Amalia Bruni starnazza pretendendo maggiori fondi dalle tasche dei calabresi, per la sua ricerca (?). Ma quello che impressiona oltre alla sfacciataggine con caratteristiche di pseudo-scienza è che all’interno del suo cerchio magico di imbroglioni, ancora si continui a parlare di “svolta” nella cura e di formule quasi miracolistiche, che trasformano lady truffa al pari dell’ormai defunta Mamma Ebe, un’altra affabulatrice criminale che si cibava delle disgrazie umane. Quello che senza ombra di dubbio è un aspetto morale, che anche il suo sodale Carlo Tansi, zerbino indegno i cui attributi sono custoditi in casa Loiero (sotto spirito, si capisce…), il rivoluzionario fino alla curva dei capelli (finti), dovrebbe indagare…

E’ palese che negli anni sono passati attraverso le tasche della holding della famiglia Bruni-Sonni, l’ARN, decine di migliaia di euro e se la media è di circa 400 mila euro annui, il conto è presto fatto. I soldi sono spariti nel buco di palazzo per il mantenimento della sua corte criminale, quella fraudolentemente prestata alla funzione di ricerca del CRN, come sanciva la Legge 37/1996, che però la definiva temporanea per la prima fase del progetto… Parliamo di miliardi di vecchie lire, mentre lady truffa resta una moneta falsa e senza valore legale e morale. Perché di truffa stiamo parlando se la rapportiamo alla risposta in termini di ricerca e di cura, mai pervenuta e smarrita come una bottiglia alla deriva nell’oceano, che aspettano i tanti malati di demenza e di Alzheimer che muoiono in silenzio, senza disturbare, nei penitenziari sanitari della Calabria, dove c’è una complicità diffusa e grande come un grattacielo da parte delle Asp territoriali, Catanzaro docet.

Se in queste ultime ore come candidata del centrosinistra, quello “nuovo” di criminalità organizzata, Amalia Bruni chiede la dichiarazione dello stato di emergenza per gli incendi che stanno divorando la Calabria, allora sarà legittimo che anche noi, che abbiamo letto ed ascoltato le confessioni delle famiglie calabresi che hanno conosciuto questa strega vestita di bianco, possiamo chiedere “lo stato di emergenza” alla magistratura ed al procuratore Nicola Gratteri perché vada a leggere e vedere un’altra distruzione, quella che si è consumata nel CRN guidato dall’ARN della famiglia Bruni-Sonni. Non faremo torto a nessuno se chiediamo di indagare e di verificare come e perché quella ricerca lautamente pagata dai calabresi non c’è mai stata, fatte salve le attività di contorno, i fumi pirotecnici, che servono per confondere le menti e recitare con il rosario in mano la divinità della Regina della truffa, che dispensa miracoli e cure prodigiose, un altro capitolo osceno del “Romanzo della nicastrina”, che avremo modo di snocciolare fino alla fine. Amen.