Calabria 2021. Mago Spirlì: rida rì, ca mamma ha fattu i gnocchi

Mago Spirlì se la ride. Quello che in tantissimi non hanno capito è se le sue sono risate di gioia o risate isteriche. Già, perché Ninuzzu si trova, suo malgrado, al centro di una disputa nazionale tra i maggiori esponenti della coalizione di centrodestra: Salvini e Meloni. Sul tavolo della partita, come piatto, c’è la sua testa. La Meloni, donna priva di ideali, etica e morale, non ha gradito l’esclusione del suo partito, Fratelli di ‘Ndrangheta, dagli intrallazzi della Rai, e per questo ha chiesto a Salvini un “risarcimento”. In verità gli intrallazzi della Rai sono stati “la goccia che ha fatto traboccare il vasino” della Meloni, già stracolmo di “sgarbi e infamità” subite dai suoi fratelli coltelli. La realtà dice che Salvini non ha accettato il sorpasso della Meloni (almeno stando ai sondaggi), che a questo punto potrebbe rivendicare il ruolo di leader del centrodestra, e diventare la prima donna presidente del consiglio dei ministri in Italia, e sta cercando in tutti i modi, soprattutto quelli sporchi a cui entrambi sono abituati, di fermarla.

È da tempo che Salvini si adopera, facendo comunella con il Berlusca, per arrestare l’avanzata dei fasciomafiosi all’interno della coalizione, perchè l’unico fasciorazzistamassomafiosoqualunquista presente nella coalizione, deve essere lui. Un primato che Salvini non vuole cedere a nessuno. Ma la Giorgia, quella che vuole abolire il RdC salvo poi confermare i lauti “finanziamenti” e i generosi vitalizi ai ladri di stato, ai corrotti di ogni risma e ai prenditori senza scrupoli, lo ha sgamato ed è corsa subito ai ripari. Giorgina, che è la capa del partito con più arrestati per mafia in Italia (ha superato  Berlusconi), ha capito che Salvini, appoggiato da quella mummia di zio Silvio, la vuole tenere all’angolo con lo scopo di “ridimensionare” il suo “potere contrattuale”, escludendola, almeno per fino a che dura questa legislatura, da incarichi importanti e spartizioni di potere, con la speranza di fermare la sua ascesa. Ma l’erede del capostazione che faceva arrivare i treni in orario, capita l’antifona, ha deciso che è arrivata l’ora di reagire, e di uscire dall’angolo. E l’unico modo è quello di sferrare un bel gancio sinistro al volto già tumefatto di suo per le tante vergogne di cui si è macchiato, di Salvini. Non può fare altrimenti. È costretta a reagire. È obbligata a dare un segnale forte alle sua ciurmaglia di ladri, pirati e tagliagole che non ci stanno a passare per fessi. Ma soprattutto non ci stanno a perdere parte del bottino. Vogliono quello che è loro. E siccome adesso si sentono i capi, pretendono anche di essere trattati da tali. La classica faida tra paranze malvitose/politiche che si contendono la leadership all’interno dell’alleanza, come facevano e fanno i clan di Secondigliano.

Donna Meloni, che per mere questioni di interesse economico della sua paranza politica non romperebbe mai con gli alleati, rispetto al pubblico risarcimento chiesto a Salvini per la mancata affiliazione in Rai di un suo picciotto, non può più tirarsi indietro. Perderebbe la faccia, il che per una bossa del suo calibro significherebbe la fine. E questo Salvini lo sa. Un lungo, quanto estenuante e dall’esito incerto, braccio di ferro, non conviene a nessuno. Ma un gesto riparatore in pubblico la Meloni lo pretende. È la paranza che glielo chiede. Ed è qui, in tutta questa ingarbugliata matassa, che viene fuori il nome di mago Spirlì. L’ultima ruota del carroccio di Salvini in Calabria.  L’ultima mappina della cucina di Furgiuele. La sua testa potrebbe placare la sete di sangue della paranza della Meloni. E probilmente così sarà, Salvini non può fare altro: qualche testa deve cadere. Povero Nino, il suo Matteo non ci ha pensato due volte a sacrificarlo sull’altare degli intrallazzi. Scaricato al primo piccolo intoppo come un sacchetto di organico in una discarica abusiva. Trattato come l’ultima pezza i ‘nterra del magazzino degli attrezzi del bagno della stazione Termini. Buttatto via così come si fa con gli oggetti che non si usano più.

In tutto questo, la situazione sopra descritta è chiara a tutti, anche ai bambini, Mago Spirlì se la ride. Cosa c’è da ridere proprio non si capisce. Questi parlano della sua testa e lui ride… rida rì, ca mamma ha fattu gli gnocchi!