Quasi 11 milioni di italiani avevano creduto nel “sogno a 5 Stelle”. L’ esaltante idea promossa dai maggiorenti grillini di aprire come una scatoletta di tonno il parlamento aveva generato nell’opinione pubblica un moto di “rivolta” che sfociò in un vero e proprio assalto alle urne. A votare i 5 Stelle la maggioranza dell’elettorato italiano stanco delle “prese per il culo” dei soliti ladroni politici da decenni impegnati ad occupare poltrone e a saccheggiare le casse pubbliche. Il Movimento di quel tempo fu percepito dalla pubblica opinione come il giusto “strumento” politico per sbarazzarsi una volta per tutte dei responsabili materiali del declino politico, morale, etico e economico italiano.
Tutti credevano di aver trovato finalmente una forza politica seria e onesta in grado di fermare l’enorme macchina della corruzione e del malaffare che ha invaso ogni luogo della nostra vita sociale: pubblico e privato. Tutti avevano creduto alla funzione di apriscatola del Movimento. Ma una volta raggiunto il “potere” con dubbie alleanze e tradimenti di ogni sorta, il sogno si è trasformato in un incubo. L’omologazione alla “prassi politica della prima Repubblica”, da parte dei grillini eletti, è stata istantanea, e l’idea politica di rivoluzionare l’esistente definitivamente accantonata. Un cambiamento di programma coperto da bugie travestite da “necessaria evoluzione politica”, ma la realtà dice altro: per restare ancora un po’ col culo su qualche poltrona i capetti grillini si sono venduti al nemico. La loro azione di “trasformazione del Movimento in un partito” è solo funzionale a garantire ad una piccola casta dei 5 Stelle di essere rieletti e continuare a vivere di politica. Insomma i 5 Stelle sono stati la più grossa “sola politica” mai presa dagli italiani. Roba che a confronto i Mastella, gli Andreotti, i Berlusconi, i Renzi, i Draghi e compagnia bella, in materia di predicare bene e razzolare male, sono dei dilettanti.
Dell’inutilità politica dei 5 Stelle, e della loro totale sottomissione al potere che volevano combattere, la Calabria può essere testimone: 18 eletti. 12 deputati e 6 senatori. Una cosa mai vista in Calabria. Primo partito in molte città calabresi. Una fiducia così “larga” i calabresi non l’avevano mai data a nessuno. E in cambio hanno ricevuto solo coltellate alle spalle e vigliaccate varie. Da quando stanno in parlamento per la Calabria e i calabresi non hanno fatto nulla: carta canta. Ultimi eravamo prima del loro arrivo, e ultimi siamo con il loro arrivo. La corruzione prima sguazzava, e ora continua a sguazzare. Niente è cambiato.
Tra i 5 Stelle calabresi, che sono tutti della stessa pasta, spicca il deputato Alessandro Melicchio che meglio incarna l’immagine del politichicchio venduto al potere. Melicchio è la rappresentazione plastica della mancanza di spina dorsale degli eletti 5 Stelle. Un vigliacco, un pavido, che pur di stare tranquillo direbbe di sì anche al diavolo. E così ha sempre fatto. Si è distinto per il suo essere a tutti gli effetti un perfetto yes man. E lo ha dimostrato ancora una volta aderendo incondizionatamente al Pd e alla sua (ex)candidata Ventura, senza porsi il problema se la base fosse d’accordo o no. A lui di come la pensa chi lo ha votato non gliene frega niente. Infatti Melicchio è stato il primo a rivendicare per conto dei 5 Stelle la candidatura della signora Ventura, non curante di tutto quello che è stato scritto sulla sua azienda e sui guai giudiziari di famiglia. Pur di ingraziarsi il Pd e Conte non ha avuto problemi a sponsorizzare un personaggio che il Movimento di un tempo, a cui lui dice di ispirarsi, non avrebbe mai accettato. Ha scritto Melicchio della (ex)candidata Ventura: «Non ritengo che il dibattito interno al Movimento 5 Stelle, possa rimettere in discussione la candidatura di Maria Antonietta Ventura, alla guida dell’alleanza fra noi e altre forze del centrosinistra»
Continua Melicchio: “… come Movimento 5 stelle, abbiamo chiesto l’intervento di Giuseppe Conte e Conte ha avuto il merito di metterci la faccia per risolvere l’impasse calabrese, riuscendo a trovare con il Partito democratico, un nome di sintesi, che non è attribuibile ad alcun partito politico. Maria Antonietta Ventura è un profilo civico di alto rilievo e sono convinto che la sua conclamata capacità di saper fare impresa non solo in Calabria, ma in tutto il Paese, possa aiutare la nostra regione a raggiungere finalmente gli standard nazionali di sviluppo».
Un falso e un venduto, questo è la verità che traspare da questo comunicato. Sarebbe interessante sapere se il deputato Melicchio, alla luce del ritiro della Ventura dopo l’ennesima interdittiva antimafia emessa dalla procura di Lecce nei confronti della sua azienda, la pensa ancora così sulla sua ’ex candida. Qualcosa da dire troverà, perché ara vrigogna (da faccia sua) non c’è mai fine.