Calabria 2021. Sergio Costanzo, il clan dei Gaglianesi e le indicazioni (di voto) dal carcere di Opera

Ieri elezioni regionali Gennaio 2020, oggi elezioni regionali Ottobre 2021, domani elezioni comunali a Catanzaro primavera 2022, la storia si ripete. Dal carcere di massima sicurezza di Opera a Milano per le elezioni regionali Gennaio 2020 partirono le indicazioni agli affiliati su chi far votare alle elezioni.

Una “’mbasciata” che è arrivata direttamente dalla bocca del boss dei Gaglianesi Girolamo Costanzo, in carcere dagli anni Novanta quando scattò l’operazione Falco Ghibli che decapitò la ‘ndrina del capoluogo. L’episodio è contenuto nei 21 faldoni che compongono l’inchiesta “Farmabusiness” culminata con l’arresto dell’ex presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini che dal 19 novembre 2020 è accusato dalla Dda di Catanzaro di concorso esterno e voto di scambio.

È un’intercettazione a gettare una luce sinistra sulla carriera politica del consigliere comunale Sergio Costanzo, fondatore del movimento Fare per Catanzaro. L’esponente politico viene tirato in ballo da Ezio Opipari ritenuto dagli inquirenti un soggetto in contatto con gli attuali reggenti del clan dei Gaglianesi. Per le elezioni regionali di ottobre 2021 era stato “battezzato” con la cerimonia della “Santa adesione” nelle oscure stanze dell’Udc nazionale, il “nuovo” candidato Sergio Costanzo da Catanzaro, celebrato dal capobastone Lorenzo Cesa (baciamo le mani) e il suo vice, l’assessore regionale indagato Franco Talarico (aribaciamo…), con la benedizione del bandito di Crotone Enzo Sculco, quello secondo cui la ‘ndrangheta è un fenomeno letterario. L’Udc in Calabria è comandato da Franco Talarico, assessore regionale all’obbligo di dimora, braccio destro dell’indiscusso numero uno nazionale, Lorenzo Cesa, plurindagato da decenni eppure sempre sul ponte di comando del malaffare e della corruzione.

La decisione sulla candidatura di Sergio Costanzo era maturata, nel corso di una riunione che si era svolta  appunto a Roma, nella sede nazionale del partito, alla presenza del vicecommissario regionale dell’UDC in Calabria, Flavio Cedolia, del capogruppo UDC in Consiglio comunale a Catanzaro, Antonio Trefiletti, di Lorenzo Cesa e del consigliere comunale Udc a Catanzaro Giovanni Merante, neo commissario provinciale, cresciuto all’ombra di Agazio Loiero, quello dell’accertamento dei fondi SISDE e siccome sempre di fondi si parla, oggi Giovanni Merante è rinviato a giudizio  per Gettonopoli, dove dovrà rispondere di distrazione di fondi e appropriazione indebita. Successivamente l’Udc affiliava tra le sue fila l’ennesimo indagato, Sergio Costanzo. candidandolo alle regionali 2021 salvo poi fare un passo indietro quando tutti – ma proprio tutti – hanno capito che sarebbe stato un boomerang.

Per la candidatura di Sergio Costanzo per le elezioni regionali di ottobre 2021 erano già pronte a partire le “’mbasciate” atteso che intanto Domenico Scozzafava, veniva rappresentato nell’inchiesta Farmabusiness come l’uomo dei voti, anzi, «un formidabile portatore di voti» che oltre a raccogliere voti

(nelle regionali 2020) per Domenico Tallini, risulta dai faldoni di indagine del procedimento della Dda di Catanzaro “Farmabusiness”, uomo trasversale, conosciuto e contattato anche dal centrosinistra. “… Anche altri soggetti, legati ad ambienti politici di centrosinistra – scrivono gli investigatori – hanno conoscenza della capacità di procurare voti di Scozzafava”. Infatti nel periodo delle elezioni regionali del 2014 tale Pino, soggetto non meglio identificato, chiede a Scozzafava «di trovargli voti per le primarie» specificando che faceva lui da tramite per «Oliveri». Scozzafava fa presente le sue difficoltà ma dice che vedrà se riuscirà a procurargli qualche voto. Pino, annotano gli inquirenti, «gli chiede di fornirgli gli scontrini di quelli che andranno a votare alle primarie (per votare alle primarie, promosse dal Partilo democratico, si pagava un euro, per autofinanziarsi e, sembra, che venisse rilasciata una “fattura-ricevuta’’), così, con quelli in suo possesso, potrà “contrattare”».     

La telefonata viene sintetizzata dai carabinieri. Per prima cosa Pino chiede a Scozzafava chi porta alla regione e quest’ultimo spiega che «porta all’assessore ed è di Forza Italia», ovvero Domenico Tallini. A questo punto Pino chiede se per le primarie Domenico Scozzafava ha delle persone che possono votare, e Scozzafava dice che «qualcosa può fare», anche se ha difficoltà ad andare «nell’altra sponda». Ma Pino lo sprona ricordagli che ha le amicizie anche nell’altra “sponda” e di “chiedere” il voto. A stimolare l’antennista procacciatore di voti, risultano dalle indagini anche altri candidati che orbitano  nel 2020 nel centrosinistra. Tra questi l’odierna stella nascente dell’Udc catanzarese Sergio Costanzo, consigliere comunale di Catanzaro e candidato al consiglio regionale nel 2014. Il contatto avuto con Costanzo, lo stesso antennista Domenico Scozzafava oggi agli arresti, lo confida anche a Tallini dicendogli: «che c’è Sergio Costanzo, che mi manda messaggi in continuazione ma io non gli rispondo». Costanzo, che era passato nel centrosinistra mollando il suo capobastone Tallini e il centrodestra, con le sue richieste mette in difficoltà Scozzafava. Gli chiede «qualche piccolo contributo» anche se Scozzafava si fa promettere che la cosa resti tra di loro.

Sempre dalle intercettazioni risulta inoltre, come riferisce un altro indagato, intercettato in Farmabusiness, Ezio Opipari, che Costanzo avesse mandato un sms d’invito a Scozzafava, perché questi andasse a prendere materiale elettorale, «asserendo che l’aveva fermato e si era intrattenuto con lui con “molto affetto” e gli aveva dato del materiale elettorale». Costanzo gli aveva poi detto «salutami là sopra». Là sopra, secondo gli investigatori, sarebbe il quartiere Gagliano di Catanzaro, territorio del clan dei Gaglianesi. I carabinieri annotano che «dall’attività tecnica intercettiva, si apprendeva che una parte del “clan dei Gaglianesi si era attivato per procacciare voti al candidato alle regionali Sergio Costanzo, consigliere comunale e provinciale a Catanzaro in carica, che si presentava con il partito “Calabria in rete’’, che appoggiava come Presidente della Regione, il neo eletto Mario Oliverio». «Addirittura – è scritto nell’informativa dell’indagine – sembrava che l’ordine di votare Sergio Costanzo, arrivava da Girolamo Costanzo, alias “Compare Gino”, detenuto presso il carcere di “Opera” a Milano, a seguito della condanna definitiva all’ergastolo». Un’imbasciata che “compare Ginoavrebbe fatto arrivare dal carcere perché il candidato «è un cugino di “primo grado”, di Girolamo Costanzo», essendo i genitori dei due, fratelli.

E’ risaputo che ogni volta che ci si avvicinava qualche scadenza elettorale il telefono di Domenico Scozzafava iniziava a squillare senza sosta. Ufficialmente antennista ma per gli inquirenti «’ndranghetista fino al midollo», Scozzafava sarebbe stato «l’uomo della pioggia» non solo dell’ex presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini, ma un punto di riferimento nelle campagne elettorali di molti esponenti del centrodestra in città e in provincia. Dalle elezioni comunali fino alle Politiche passando per le Regionali e il voto per il rinnovo del Consiglio Provinciale, in tanti avrebbero chiesto un aiuto al rampante antennista ammesso alla “corte” del boss Nicolino Grande Aracri. Tutto è svelato sempre  negli oltre 21 faldoni di allegati che compongono l’inchiesta “Farmabusiness”, l’indagine con cui DDA e Carabinieri hanno svelato il tentativo della cosca cutrese di inserirsi nel business dei farmaci con il decisivo aiuto, secondo gli inquirenti, del politico di Forza Italia Domenico Tallini. Migliaia di atti, molti dei quali coperti ancora da omissis, che riannodano i legami inconfessabili tra Scozzafava e il mondo politico catanzarese a partire dal 2012.

Rapporti assai stretti ebbe, all’epoca dei fatti, con il consigliere comunale Andrea Amendola, nel 2012 eletto alle amministrative di Catanzaro con “Alleanza di Centro-Pionati”, poi passato a Forza Italia e nel 2017 eletto con la lista civica “Obiettivo comune”, satellite di Forza Italia, di cui risulta capogruppo. Il nome di Andrea Amendola, autista del Consigliere Regionale Domencio Tallini, compare fin dalle prime attività investigative. È lui a essere registrato dagli investigatori dell’Arma mentre parla al telefono con Roberto Corapi, ritenuto il braccio destro del reggente di Catanzaro Gennaro Piero Mellea e già condannato in Appello a 7 anni nel processo scaturito dalla maxi inchiesta Kyterion.

Andrea Amendola, compagno di merende di Sergio Costanzo, indagati entrambi nell’inchiesta Gettonopoli, per le assunzioni fittizie, dove le aziende hanno assunto solo formalmente i consiglieri comunali di Catanzaro con lo scopo di conseguire le somme a copertura delle assenze dei fittizi dipendenti. Assenze anche queste fittizie perché i consiglieri avrebbero dovuto partecipare a commissioni consiliari alle quali non si sono mai presentati, a differenza di quanto verbalizzato dai presidenti di commissione. E’ stata solo formale l’assunzione dell’indagato consigliere Andrea Amendola, presso l’azienda del fratello Antonio Amendola,  amministratore della “A.B. costruzioni srl” e poi della “A.B. immobiliare srl”. Anche in questo caso vi sarebbe stata l’assunzione solo formale del congiunto come capo impiegato amministrativo, laddove il consigliere «non svolgeva alcuna prestazione effettiva per l’impresa». La “A.B. costruzioni srl”  ha ricevuto per il periodo gennaio 2016-maggio 2017 18.381,65 euro. Mentre per il periodo luglio 2017-dicembre 2018, la A.B. immobiliare srl  ha ricevuto un rimborso di 46.190,46 euro. Intanto confidiamo che la Procura della Repubblica del Dott Gratteri acceleri affinché questa città di Catanzaro possa finalmente essere liberata dalla Massomafia. Diversamente il Dott. Gratteri avrà solo scritto qualche libro in più. In tutta questa melma di ‘ndranghetisti e politici rampanti, il  Partito Democratico può dirsi soddisfatto perché alla fine della giostra, avrà contribuito alle spese, pagando buona parte della campagna elettorale del candidato dell’Udc Sergio Costanzo, alle prossime elezioni regionali di ottobre 2021.

Grazie ai soldi del gruppo Pd in consiglio regionale, l’indagato di Gettonopoli al Comune di Catanzaro Sergio Costanzo – segretario particolare del consigliere regionale Libero Notarangelo con una retribuzione al 100% di fine mandato pari a € 198.000,00 – è il candidato catanzarese di punta dell’Udc. Ora Robertino Occhiuto dovrebbe capire che per le elezioni non ha bisogno di un consenso ‘ndranghetista bipartisan, come era bipartisan il consenso che Sergio Costanzo chiedeva all’antennista di Farmabusiness, al secolo Domenico Scozzafava, capo elettore di Domenico Tallini. E per di più il fratello “furbo” del sindaco di Cosenza continua a ripetere che i voti della mafia gli fanno… schifo ma è del tutto evidente che non è così. 

Intanto spezzoni perdenti del centro sinistra catanzarese, come Nicola Fiorita,  tentano di attrezzarsi in vista del dopo elezioni regionali, ossia per le elezioni comunali di Catanzaro, esercitando una espressione di voto trasversale, compresa tra il voto libero a destra per Sergio Costanzo in cambio di una lista civica  alle prossime comunali, ed il sostegno di area ad Ernesto Alecci in cambio di una sponsorizzazione nel “nuovo centrosinistra locale” che conta. Ma questa sarà oggetto di altri approfondimenti…