di Saverio Di Giorno
Che la decisione di De Magistris di candidarsi a presidente della Regione Calabria abbia creato scompiglio è fuor di dubbio ed era anche ampiamente prevedibile. Lo crea tra le forze politiche tradizionali all’interno delle quali vi sono elementi che hanno già avuto a che fare con De Magistris-magistrato; meno logico è che lo crei anche tra quelle forze e in quei progetti che invece hanno l’orizzonte in comune con quello del sindaco di Napoli e cioè detto in maniera naif sovvertire e cambiare le cose. Invece pare che i rispettivi protagonismi impediscano di trovare una quadra. Ad essere entrato in fibrillazione è soprattutto il movimento di Carlo Tansi e a testimonianza di ciò vi è la defezione del sindaco di Santa Maria del Cedro Ugo Vetere e un curioso sondaggio nel quale i conti non tornano.
Il 22 gennaio sulla pagina Facebook “Carlo Tansi presidente” appare questo quesito “Siete d’accordo che Tansi faccia un passo indietro per far candidare De Magistris a presidente della regione Calabria?”. L’altro ieri sono stati pubblicati i risultati. Un quesito che portava già un po’ la pesantezza di una certa autoreferenzialità, infatti sebbene fosse aperto a chiunque è chiaro che i maggiori destinatari fossero seguaci e attivisti. Più di qualcuno si è chiesto il senso di una tale domanda: addossare alle persone la responsabilità della decisione di non fare alleanze di alcun tipo o tastare semplicemente l’umore? Quale che fosse questa tecnica è esattamente una stortura tipica della democrazia via web che toglie dibattito interno per saldare rapporto tra leader e popolo. Sono dinamiche che i politologi studiano da tempo. Rispondono in 848: sono tanti o pochi (rispetto magari ai suoi elettori) per prendere una tale decisione?
Ad ogni modo veniamo ai risultati pubblicati dalla pagina e poi al fact cheking come si dice oggi. Non sono d’accordo: 454 / Sono d’accordo: 297 /Neutrali: 82 /Indecisi: 15 /Totale intervenuti: 848
Questo emerge dall’analisi fatta dalla dott.ssa Concetta Petruzza. Un gruppo di attivisti ha però deciso di fare una controanalisi (a testimonianza del dibattito che si è creato) di questi dati trovando incongruenze non di poco conto. L’analisi di questo gruppo di attivisti, esaminata, ha un ottimo livello di qualità scientifica: specificano i criteri utilizzati, le fonti e i dati sono fruibili da chiunque e può quindi essere ripetuta e verificata.
https://drive.google.com/file/d/1fRNXhDnoGZNCrsNpvEs-0kFKXaHVSZ5_/view?usp=sharing
Innanzitutto vi è una differenza numerica sostanziale tra i partecipanti: “i votanti/commenti sono 1355 e non 848 come appare sulla pagina ufficiale”.
Chi ha fatto l’analisi specifica che il criterio utilizzato in caso di riposte elaborate e non secche è “di attribuire a Tansi quelli in dubbio”. Non si può parlare quindi di analisti nemici. Quali i risultati (al netto dei duplicati)?
Si Tansi 640 (48%) contro Si De Magistris 593 (45%). Una maggioranza relativa molto più risicata. Mentre la maggioranza assoluta sottolineano gli analisti “chiede che vadano insieme contro il sistema”.
C’è poi un altro risultato molto interessante che emerge dall’analisi, anche questo verificabile da chiunque: nei primi mille commenti (in ordine di tempo) vi era una maggiore propensione verso De Magistris e successivamente altri commenti hanno riequilibrato la situazione.
Alla luce di tutto questo un pensiero si fa strada: se proprio si vuole tastare la situazione con questi metodi (nonostante tutte i dubbi di questo tipo di democrazia) che almeno si faccia in maniera completa, ma soprattutto trasparente. Gli attivisti che hanno proposto tale analisi sottolineano che l’intento è costruttivo e non distruttivo. C’è forse da aprire un dibattito che si è tentato di ignorare, ma a discapito di chi? Della Calabria e dei calabresi che vedono dividersi energie, forze e ovviamente voti che altrimenti potrebbero essere molto più valorizzati.
Uno dei problemi della Calabria è stato proprio quello di aver posto una barriera tra centri di potere e cittadini; muri fatti di burocrazia, informazioni parziali. I centri decisionali sono stati quasi sempre al di fuori delle sedi adatte, ma sono stati rintanati negli studi di avvocati, nei consorzi, in riunioni o a pranzi con figure più o meno esterne. Una qualsiasi rivoluzione deve quindi prima di tutto partire dai metodi, dal coinvolgimento e dal confronto personale e diretto senza mediazioni di sorta.
La speranza è che la voglia di protagonismo e la fiducia in se stessi non impedisca di vedere la bontà degli intenti di chi ha proposto tali risultati e che il risultato sia il confronto e non l’allontanamento di voci critiche come accade nei partiti tradizionali. Pensate se chi ha questa voglia e capacità analitica potesse usarla per monitorare appalti o fondi pubblici ad esempio…