Calabria 2025. Flavio Stasi era l’unico che li faceva tremare

La verità, al netto delle ipocrisie

di Francesca Parrilla

Il troppo, si sa, stroppia. E quando l’inganno si traveste da verità, il cittadino non può che indignarsi. Parlo da donna libera, da osservatrice attenta e consapevole: è tempo che si squarci il velo dell’ipocrisia.
Flavio Stasi — giovane Uomo di talento, integrità e visione — è stato per lungo tempo il rovello di Occhiuto, il suo incubo ricorrente, la sua angoscia. Non per caso, ma per calcolo. Studiato a tavolino, neutralizzato con chirurgica precisione, in un disegno condiviso con l’amico di sinistra, complice silenzioso sotto il vessillo del potere e del denaro. Fingono antagonismo, ma sono due facce della stessa medaglia: quella dell’autoconservazione.

Flavio Stasi era l’unico che li faceva tremare. L’unico che non potevano controllare. L’unico che avrebbe potuto insegnare loro — con l’esempio, non con proclami — come si governa una Regione senza rubare, senza piegarsi, senza tradire.
E allora via con le manovre, le alleanze trasversali, le strategie da retrobottega. Perché chi non è corrotto, chi non è ricattabile, chi non si inginocchia, diventa pericoloso. E va eliminato.
Questa è la verità. Non quella dei comunicati stampa, non quella dei salotti televisivi. Ma quella che pulsa nelle vene di chi osserva, di chi non dimentica, di chi non si lascia abbindolare.
Ipocriti. Fetenti. Fannulloni travestiti da statisti. Il tempo vi smaschererà.