«Non candidabile». Il Tar di Reggio Calabria ha rigettato il ricorso presentato da Avs. Continua l’accanimento contro Mimmo Lucano, ancora una volta stroncatodalla Legge Severino. Dopo la decadenza stabilita dal Tribunale di Locri, ora sospesa per via dell’impugnazione da parte del primo cittadino, è arrivato ora anche un nuovo provvedimento, firmato da due diversi Tribunali: quello di Reggio Calabria e quello di Cosenza. Secondo le due corti, il sindaco sarebbe incandidabile alle elezioni regionali dei prossimi 5 e 6 ottobre a causa della condanna definitiva per falso, unico residuo del maxiprocesso “Xenia”, crollato in maniera inesorabile.
Secondo l’articolo 7, lettera d), del decreto legislativo 235/2012, è ineleggibile chi è stato condannato in via definitiva a una pena superiore a sei mesi per delitti commessi con abuso di potere o violazione dei doveri d’ufficio. Nel caso di Lucano, i giudici d’appello, nell’annullare quasi interamente la sentenza di primo grado (che lo condannava a 13 anni e 2 mesi), hanno però inflitto una condanna a 18 mesi (pena sospesa) per falso ideologico relativo ad una determina. Lucano, infatti, è stato condannato, in qualità di sindaco, per aver attestato falsamente di aver effettuato controlli sui rendiconti necessari all’erogazione dei finanziamenti per i progetti Cas, pur essendo stato assolto da tutte le altre imputazioni. Quei rimborsi, comunque, non li ha mai ricevuti, a fronte di spese realmente sostenute per l’accoglienza. Si tratta, pertanto, di un atto rimasto un semplice foglio di carta, senza effetti pratici sulle casse dello Stato. Ma per i giudici «la condotta criminosa che ha portato alla condanna» costituirebbe «ictu oculi l’abuso dei poteri certificatori connessi alla sua posizione di pubblico ufficiale» e il richiamo all’articolo 479 del codice penale – il falso ideologico, appunto – sarebbe sufficiente.
Per i suoi avvocati, Andrea Daqua e Giuliano Saitta, l’applicazione della legge Severino è consentita sulla base di due condizioni: l’entità della condanna e l’accertamento di un abuso. Quest’ultima valutazione, ricordano, spetta solo al giudice penale, come ribadito da un parere del ministero dell’Interno del 2020. Nel caso di Lucano, né la Corte d’Appello né la Cassazione hanno mai menzionato l’abuso di potere, e la stessa sentenza d’appello ha cancellato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Questo significa – spiegano i legali – che i giudici hanno escluso l’elemento necessario per applicare la norma. Una lettura che sembra essere stata condivisa anche dai giudici di Cosenza, che hanno infatti convalidato la candidatura dell’europarlamentare di Avs nella Circoscrizione Nord. Quanto alla Circoscrizione Centro Catanzaro-Crotone-Vibo ha dichiarato improcedibile il ricorso. Ora si attendono le dichiarazioni di Lucano e di Avs.









