Calabria 2025. Le accuse omofobe a Occhiuto e il precedente: il caso Piero Marrazzo e le (false) rassicurazioni di Berlusconi

Piero Marrazzo era il presidente della Regione Lazio nel 2009 quando uno scandalo sessuale lo travolse e demolì la sua carriera politica. Nonostante non ci fossero implicazioni giudiziarie, Marrazzo era stato oggetto di grandi attenzioni mediatiche e politiche, con implicazioni che avevano coinvolto persino l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Che da una parte sembrava solidale con Marrazzo (che apparteneva comunque al centrosinistra e non alla sua fazione politica) ma dall’altra non si stracciava certo le vesti per quello che gli era capitato.

Piero Marrazzo divenne governatore del Lazio nel 2005, a 46 anni, dopo aver vinto le elezioni come candidato di una coalizione di centrosinistra. Gran parte del suo risultato e della sua popolarità risalivano alla sua precedente carriera di giornalista televisivo in Rai, culminata nella conduzione per sei anni del programma Mi manda Raitre, dedicato alla tutela dei consumatori. Per diversi anni Marrazzo aveva lavorato anche come conduttore e inviato del Tg2, e poi aveva collaborato in diversi programmi con Giovanni Minoli.

Lo scandalo che coinvolse Marrazzo iniziò il 23 ottobre 2009: diversi importanti quotidiani italiani diedero la notizia dell’arresto di quattro carabinieri che avevano ricattato l’allora governatore del Lazio con un video che fu definito “compromettente”. Il filmato, che non fu mai diffuso pubblicamente, fu trovato durante un blitz degli stessi carabinieri e mostrava Marrazzo in atteggiamenti intimi insieme a un transessuale. Nel video si vedeva anche della droga appoggiata su un tavolino. L’incontro era avvenuto nel luglio precedente in un appartamento di via Gradoli, nella zona della Tomba di Nerone a nord di Roma, nello stesso condominio dove nel 1978 fu scoperto un appartamento delle Brigate Rosse utilizzato come base per il sequestro di Aldo Moro. Da indagini successive si venne a sapere che quel condominio era piuttosto frequentato da transessuali che si prostituivano.

Dopo avere ripetutamente negato di essere coinvolto nella vicenda, il 24 ottobre Marrazzo decise di autosospendersi da presidente della Regione Lazio, definendo quello che era successo come il «frutto di una mia debolezza della vita privata». L’autosospensione fu molto criticata da alcuni esponenti all’opposizione appartenenti al Popolo della Libertà, perché non prevista dallo Statuto regionale. Il 26 ottobre comunque Marrazzo si dimise ufficialmente dall’incarico di commissario regionale per la sanità – che aveva assunto nel luglio 2008 – e il giorno successivo anche da presidente della Regione Lazio.

Marrazzo spiegò tempo dopo che fu Silvio Berlusconi a informarlo dell’esistenza del video, il 19 ottobre 2009:
«Un direttore del gruppo Mondadori, forse Signorini, aveva visto un video che mi riguardava e che era inutilizzabile perché non si capiva bene. Aggiunse anche che ce lo aveva un’agenzia di Milano e mi diede un numero al quale telefonai successivamente. Mi rispose una donna, mi confermò di averlo. Le risposi che mi sarei attivato per mandare qualcuno di mia fiducia a vederlo. Poi, dopo forse un giorno, mi richiamò ancora Berlusconi affermando che il video era stato sequestrato dai Ros e che tutto era andato bene. Mi volle tranquillizzare»

Beh, se consideriamo che le telefonate di Berlusconi risalivano al 19 e al 20 ottobre del 2009 e che lo scandalo “esplose” tre giorni dopo verrebbe da commentare che quelle rassicurazioni erano quantomeno azzardate per non dire altro…. Mentre – come abbiamo appena spiegato sopra – fu proprio il Popolo della Libertà (ccuri cazzi!) di Berlusconi a giudicare impropria la sua autosospensione spingendo Marrazzo di fatto alle dimissioni.

Perché riesumiamo il prode Marrazzo… si chiederà qualcuno. Beh, ormai non è più un mistero che anche il presidente uscente della Regione Calabria è al centro di qualcosa che somiglia molto ad uno “scandalo sessuale” se è vero, com’è vero e fino a prova contraria, che nelle carte dell’inchiesta giudiziaria che lo coinvolge sono contenute accuse omofobe nei suoi confronti (‘sto ricchione di merda) che non partono da qualche carabiniere in cerca di ricatti ma in questo caso dalla moglie del suo ex socio, che tra l’altro di professione fa la magistrata… Le carte non sono ancora uscite fuori ma sappiamo per certo che in molti le hanno e le commentano sottobanco. Dopo le nostre rivelazioni, sulla vicenda è caduto un silenzio imbarazzato e imbarazzante. Berlusconi non c’è più e non sappiamo se c’è qualcun altro al suo posto che abbia “tranquillizzato” Occhiuto ma l’unico commento che possiamo fare è che c’è poco da stare tranquilli. O per dirla alla cosentina “Tranquillo” è muartu.