di Rocco Tripodi
È partita la campagna elettorale. E sono tutti lì attrezzati con poltrondetector alla ricerca di un prezioso ristoratore accomodamento quinquennale, sempre più prestigioso, più remunerativo, più proporzionato al loro “io” ingordo, più rosicante per gli invidiosi, e più spendibile per futuri privilegi per sé e per famiglia/e con sodali di contorno.
Ed è già tempo di tracciare un profilo il più possibile onesto delle succulente PRIMIZIE i cui nomi ormai circolano. La consigliera Laura Pugliese è la prima. Più volte consigliera comunale (la prima volta a destra con Costa); assessora, presidente di commissione, vicepresidente del Pd locale. Ha, con disinvolta nonchalance, frequentato a vario titolo l’intero emiciclo; accusata di dissesti nei bilanci degli assessorati, porta scompiglio nei Gruppi e Partiti che prende e lascia. Di lei si può dire che riesce a stare sempre sul pezzo… Del resto lei va a naso. L’ultimo pezzo su cui si è posata è il democratico Ernesto Alecci anche se puzzava di sudore per aver scavalcato dallo Ionio le Serre per venire nel Vibonese a fottere voti al compagno di partito Nicola Irto, quell’ameba con cui, insieme, hanno fatto del Pd calabrese una baracchetta fatiscente e maleodorante per senzatetto e scappati di casa.
Laura Pugliese la prima, essendo stata la protagonista dell’ultima penosa e miserrima vicenda politica locale: la corona di spine intrecciata da Alecci e da lei deposta sulla capoccia del suo mentore il sindacoAggarbatuni.
Tutta una liturgia paisan-profana all’interno del gruppo Progressisti Intrallazzisti di cui Alecci è il faro e Enzo Mirabello il guardiano… Meschino il navigante che si trova a navigare di notte per quei mari. Non per un personalissimo tornaconto, dice lei, ma per tutelare la comunità dall’improvvisa deriva autoritaria dell’Aggarbatuni. Sarà; ma a me viene in mente piuttosto quel monito che, un paio di secoli fa e anche dopo, veniva ricamato intorno al pertugio “fatto apposta” sulla camicia indossata dalle donne la prima notte di nozze: “NON LO FO’ PER PIACER MIO MA PER DARE UN FIGLIO A DIO”.
Che vogliamo fare? Questo passa la Parrocchia!
Con un Ciccio Colelli, priore quacchero e bacchettone della confraternita del Rosario, come segretario cittadino del Pd; Teresa Esposito, la mamma, immarcescibile e inossidabile, da sempre ai vertici del partito, oggi come segretaria provinciale; Domenico Colelli, il padre, bodyguard di entrambi, come iscritto (credo il solo rimasto). Questo perché sono convinti che gli iscritti si raccolgono come con l’elemosiniere con cui si raccolgono le offerte a fine messa.
Poi in sacrestia, quando svuoti la sacchetta, ci trovi dentiere, tappi di birra, buoni del Despar, preservativi, leccalecca, arbres magiques, bottoni, gettoni dei carrelli, santini di San Giovanni Lupatoto, 1 euro e 15 centesimi ed altro, quasi tutto usato o scaduto. Tutto questo in una Regione dove il governatore Robertino Occhiuto, che la magistratura, confermando il mio pensiero, giudica un gran mascalzone, preso con le mani nelle tante marmellate, si ricandida, accreditandosi grandi successi nella gestione della sanità: quella ridicola restatina di assistenza sanitaria pubblica ormai appannaggio esclusivo di politici, dei loro parenti e compari accreditati; di quelli che un tempo erano ossequiati come “Gnuri”; di alte e anche medie cariche dello stato; e ovviamente di mafiosi sempre rispettati (se già non sono tutti nelle categorie elencate)… E il POPOLO GNUCCO e ACQUIESCENTE? …SA’ FUTTI!
Fingendo, il prode Governatore, di ignorare i disagi, le sofferenze, le disavventure, i danni e le umiliazioni a cui, in particolare negli ultimi anni, gli assistiti meno abbienti si sottopongono, contestualmente con il proliferare di strutture private sostenute, agevolate e sponsorizzate con soldi pubblici. Trascurando di rendere pubblici i dati Istat che danno la sanità pubblica calabrese come la più dissestata; la popolazione calabrese con speranza di vita più bassa e mortalità più alta; che eravamo ultimi e ultimi siamo rimasti nei LEA Livelli Essenziali di Assistenza; e che lo scorso anno sono stati riconosciuti 350.000€ di rimborsi alle aziende sanitarie del Nord. Del resto, del servizio assicurato nei nostri ambulatori e nei nosocomi depredati per agevolare gli amici nel privato, si trovano ampi resoconti nelle pagine di cronaca locale, quotidianamente. Quanta trippa ci sarebbe stata in questi anni di scialacquio scellerato e criminale trattandosi della salute e della vita della gente, se il PD e tutta l’opposizione avessero saputo e voluto fare i gatti. Ma paradossalmente è prevalsa la paura di farsi nemici gli avversari.
Un altro campione di serietà, trasparenza e affidabilità pronto, pare, a riammorbarci i sottotrippa per i prossimi 5 anni, sarebbe Francesco De Nisi detto ‘u mutu. Lui infatti non parla, sibila come le bisce. E come le bisce striscia, ondeggiante a destra e a sinistra e cambia più volte la pelle, ha una lingua biforcuta, lunga e scattante e ingenera massivamente panico e repellenza. Consigliere regionale uscente ma già presidente della provincia di Vibo Valentia, sindaco a Filadelfia; cos’altro ancora e con quali schieramenti mi stancherebbe ricostruirlo. Tanto per quel che vale!
Un altro nome che circola tra gli aspiranti candidati alla Regione, è quello di Carmen Corrado, attuale consigliera comunale e segretaria di Forza Italia. Altre volte consigliera e assessora, c’è da riconoscere, a mia memoria, stabilmente con Forza Italia e presidente della commissione urbanistica. Molto presente e attiva nonostante la sua impegnativa professione di architetta e la partecipazione in quanto socia alla società Engeneering Consult ing. srl, con sede a Vibo e a Verona, di cui il marito Walter Cosenza ne è legale rappresentante. Molti ne avranno sentito parlare in quanto si sono occupati della costruzione del teatro, quello per intenderci che in origine si pensava fosse un hangar per elicotteri, e che era ed è così non sicuro, non finito e indefinito che sta ancora lì non come ricovero per elicotteri, ma per piccioni sì.
Anche a loro è stato affidato il lavoro recente di recupero del Palazzo De Riso Gagliardi. In passato come anche recentemente nella loro corsa verso sempre più arditi traguardi, il marito e la società hanno inciampato, nelle indagini della Dda, accusati di frode, truffa e abuso d’ufficio.
Può succedere, a chi non è successo? Non c’è motivo di allarmarsi, scandalizzarsi o reagire scompostamente di fronte a tante accuse, ma tutte da provare. Infatti in un post, in risposta a chi malignamente evidenziava l’ennesimo coinvolgimento del marito lavoratore esemplare indefesso, risponde la moglie con sublime, superiore, serafico distacco, con cui -fa intendere- esorcizzare i pensieri malefici di cui sono maestre “le fattucchiere” di cui il marito è vittima… Lei è “troppo occupata a svolgere il suo lavoro con passione e impegno”(come pure i magistrati, dico io) per cui “non pensa a queste cose”. E le basta “l’amore e la stima di chi le vuole bene”. Una vera lezione di stile e di civiltà. Tanto che, c’è da pensare che, siccome l’amore trionfa sempre sull’invidia, come le avrà insegnato il suo illuminato mentore, il Berlusca, non abbia neanche provveduto ad affidare la questione ad uno o più avvocati. E se non bastasse, lei e l’intonso marito si presenteranno davanti ai giudici come la coppia Coma Cose e intoneranno: “CUORICINI, CUORICINI, CUORICINI…”, certi di farla franca.









