Calabria 2025. Lettera aperta alle istituzioni: i disabili e il prezzo dell’indifferenza

Lettera aperta alle istituzioni: i disabili e il prezzo dell’indifferenza

Scrivo a nome di mio Padre e per conto di tutti i “disabili”.
Mi rivolgo a voi, rappresentanti delle istituzioni, con la voce di chi non chiede privilegi, ma rispetto. Di chi ha contribuito per anni al benessere collettivo, pagando le tasse con disciplina e fiducia, e che oggi, nel momento del bisogno, si ritrova a dover pagare anche ciò che dovrebbe essere garantito: le medicine in pronto soccorso, l’assistenza domiciliare — che, paradossalmente, costa il doppio rispetto a quella ordinaria.
È questa la giustizia sociale che proclamate? È questo il volto della solidarietà che sbandierate in campagna elettorale?
Un cittadino con disabilità non è un peso, ma una persona che ha già dato. Eppure, viene trattato come un problema da gestire, non come una dignità da tutelare. L’assistenza dovrebbe essere un diritto, non un lusso.
Non vi vergognate neppure un po’? Non sentite il dovere morale di correggere questa stortura?

E mentre tutto questo accade, vi candidate con sorrisi smaglianti e promesse altisonanti. Ma dietro quei volti, il cittadino vede solo una maschera: quella dell’indifferenza.
Se davvero volete rappresentare il popolo, cominciate dai più fragili. Perché è lì che si misura la civiltà di un Paese. Se proprio dovete indulgere nell’arte discutibile del sottrarre, fate pure altrove. Ma lasciate intatta la sanità: lì non si ruba, lì si serve. Ogni euro sottratto alla salute è un colpo inferto alla dignità umana, un tradimento del patto sociale, una ferita che non si rimargina. La sanità non è un bancomat per avidi, ma un presidio sacro per i fragili. Rubare lì non è solo illecito: è indegno.

Francesca Parrilla