Calabria 2025. Ma che imbarazzo… a 5 Stelle: Marco Miceli e il papà “ingombrante” nelle carte della Dda

Ma che imbarazzo .. a 5 Stelle: Marco Miceli e il papà “ingombrante” nelle carte della Dda

Il Movimento 5 Stelle della Calabria ha approvato un elenco di nomi facenti parte delle liste elettorali che saranno presentate per il consiglio regionale in sostegno di Pasquale Tridico. E’ stata effettuata un’attenta analisi, ma con alcune significative dimenticanze che più di uno scandalo potrebbero destare, con conseguenze imbarazzo del candidato presidente che predica la legalità.

Tra queste c’è la candidatura dell’assessore all’Ambiente del comune di Vibo Valentia, Marco Miceli. Farmacista ospedaliero, già consigliere della sottosegretaria di Stato con delega al sud, Dalila Nesci (oggi candidata con il centrodestra di Roberto Occhiuto) e consigliere comunale con il Partito Democratico, prima di “accasarsi” con il M5S l’anno scorso che gli ha anche stilato il tappeto rosso per un assessorato sotto l’ala del parlamentare Riccardo Tucci.

Il novello pentastellato vanta un padre “ingombrante”,  Michele Angelo detto Michelangelo Miceli, già direttore sanitario dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia (due volte sciolta per mafia, nel 2010 e nel 2024) ed esponente di primo piano del Pd vibonese (è presidente della locale commissione di garanzia del Partito). Nonostante la chiara “fede” Pd, si sta spendendo in questi giorni, come in passato, per sostenere elettoralmente il figlio.

Il nome del padre di Marco Miceli compare a più riprese nelle carte dell’inchiesta Maestrale-Carthago coordinata dalla Dda di Catanzaro a guida Nicola Gratteri nel 2023.

Premettendo che la posizione di Michelangelo Miceli è stata attualmente stralciata (ma mai archiviata), la Dda nei suoi confronti è netta. Nel provvedimento di fermo reso nell’ambito dell’inchiesta “Maestrale-Carthago” dell’8 maggio 2023, la Dda di Catanzaro guidata allora da Nicola Gratteri parla di “anomale influenze” della politica sull’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia inserendo il nome di Michelangelo Miceli tra i protagonisti di un “allarmante quadro” connesso a una “logica clientelare” strettamente connessa alla parte politica del Miceli (corrispondente al Partito Democratico).

Non solo: la Dda su Michelangelo Miceli scrive senza giri di parole che il medesimo ha (ma noi utilizziamo il tempo verbale avrebbe) “pilotato” un concorso pubblico per O.S.S.

Tali azioni, costituenti una “gestione clientelare” dei concorsi, per la Dda servivano ad ottenere “un sacco di voti”.

Di particolare rilevanza è quanto scrive la Dda in ordine a un concorso “ad hoc” per la compagna di Marco Miceli, figlio di Michelangelo presso l’Ufficio legale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia. Proposito che non si è poi realizzato (anche a seguito dell’inchiesta): “Miceli Michelangelo richiedeva un concorso apposito per la nuora Arena Elisa” si legge nelle carte. Più tranchant sarebbero state le parole Papà Miceli che secondo l’allora segretario Pd di Mileto, Armando Mangone, avrebbe affermato: “senti tu…dovete darmi qualcosa per avvocato per la nuora mia..”. 

Infine, c’è da dire che il cugino di Michelangelo Miceli, il medico Francesco Miceli, risulta citato nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella (ritenuto attendibile anche nella sentenza resa all’esito del maxi-processo Rinascita-Scott in 1° grado dal Tribunale di Vibo Valentia) del 21 ottobre 2016 in cui si legge che: “Conoscevo bene il dott. Miceli, all’epoca primario di cardiologia e medicina generale all’ospedale di Vibo Valentia, il quale, quando uscì da Rebibbia in licenza premio, mi favorì nella circostanza in cui simulai una caduta da cavallo e sono stato ricoverato in ospedale per 40 e passa giorni; ricordo che dal pronto soccorso mi portarono in ortopedia, poi da lì in medicina generale da Miceli, poi al reparto malattie infettiva da Bertucci e da lì ad urologia dal sindaco di Tropea dott. Rodolico; questi medici erano stati avvicinati tutti da Paolino Lo Bianco (uno dei boss al vertice del clan Lo Bianco – Barba, ndr) al quale avevo detto che non volevo rientrare e lui mi risposte “non preoccupati che ora te la dico io la strada”.

Forse il “filtro” del Movimento 5 Stelle si è inceppato, ma carta (della Dda) canta e Tridico non potrà ignorarlo.