Calabria 2025. Occhiuto, il mercato delle nomine come quello delle vacche: ecco come si arriva a Iannone e Cannatelli

Roberto Occhiuto, in una intervista alla Gazzetta del Sud di fine ottobre 2023 dichiarò solennemente: “In questi 2 anni ho fatto decine e decine di nomine, scegliendo sempre i migliori senza guardare alle tessere di partito e senza lottizzare le posizioni. Quelli dell’opposizione che criticano l’incidente su una nomina dovrebbero guardare la qualità dei manager che oggi abbiamo in Calabria, e magari pensare a quando loro in passato sceglievano le persone solo per appartenenza politica”.

Questa tesi è stata sostenuta tante volte in tante interviste e dichiarazioni. Anche a giugno nel momento in cui informò l’opinione pubblica che la magistratura stava indagando su di lui disse da Nicola Porro: “Controllatemi tutto. indagate, indagate con il massimo rigore tanto non ho fatto nulla di male. Ho governato la regione nel modo più trasparente possibile. Io ho un’ossessione per il rigore quando amministro”. In più ribadisce che tutte le nomine fatte da lui si sono basate su criteri di professionalità e competenze tenendo lontano la bramosia spartitoria dei partiti. Già qualche giorno prima in un video su Facebook aveva dichiarato: “…ma se io devo nominare cerco persone di cui mi fido e che ritengo brave”.

Venti giorni fa, poche ore prima del voto, è uscito un articolo di Enrica Riera sul Domani che pubblicava alcune intercettazioni captate non più tardi di maggio scorso tra il presidente Occhiuto e l’assessore Calabrese che lasciano basiti. L’articolo debutta così: «Il direttore amministrativo lo nomina Fratelli d’Italia, il direttore scientifico lo nomina la Lega». Sono quasi le tre del pomeriggio del 5 maggio scorso, e al decimo piano della Cittadella di Catanzaro dove ha sede l’ufficio di Roberto Occhiuto si discute di nomine e incarichi all’interno degli enti pubblici regionali. Il nodo è solo uno: la parlamentare leghista Simona Loizzo «rompe i coglioni» e, come racconta l’allora governatore di Forza Italia a uno dei suoi assessori, Giovanni Calabrese, «vorrebbe all’Aterp (l’ente che si occupa di edilizia pubblica residenziale, ndr) una persona che è un po’ imbrogliona».

La soluzione? L’ex presidente Occhiuto ce l’ha in tasca e la prospetta al suo interlocutore: «La cosa che avevo pensato è di spostare C.P. (dirigente dell’Aterp, ndr) all’Arpacal (l’ente che si invece si occupa del monitoraggio delle acque, ndr)» in modo «che noi reggiamo l’assalto ai partiti» e perché «ogni tanto…». Ogni tanto «qualcosa va dato», concorda l’assessore”.

Quindi quello che esce fuori è una storia di nomine che in questo caso corre lungo l’asse Aterp/Arpacal. L’articolo parla di un criterio quasi scientifico di lottizzazione: il direttore amministrativo lo nomina Fratelli d’Italia mentre quello scientifico lo nomina la Lega. In questa logica c’è la leghista Simona Loizzo che indica un nominativo di sua conoscenza per l’Aterp, l’assessore Calabrese dice che è “un po’ imbrogliona”, il presidente Occhiuto dice di avere la soluzione che consiste nello spostare un dirigente – C.P. . dall’Aterp all’Arpacal in modo da reggere l’assalto dei partiti ai quali ogni tanto va dato qualcosa.

Il Domani tira fuori anche una seconda storia che sarebbe oggetto di un secondo fascicolo e che si intreccia con questa. Riguarda la signora S.G. dipendente dell’Arpacal che nel 2021 denuncia ai vertici dell’ente di essere “totalmente inutilizzata”. Scrive anche a Roberto Occhiuto. Nulla cambia in meglio. Anzi, la signora da come lei denuncia, viene prima demansionata e assiste «all’impedimento per lo svolgimento di qualsiasi altro lavoro o mansione». La signora continua a denunciare i fatti su Facebook e in cambio il Direttore scientifico M.I. incomincia “… a ritardare e ostacolare le mie attività (…) Addirittura mi è stato tolto l’accesso alla casella pec istituzionale”. Poi viene anche licenziata dall’Arpacal senza preavviso. Nel frattempo, scrive il Domani il direttore scientifico M. I. diventa a gennaio di quest’anno direttore dell’Ente.

Ora il Domani pubblica solo le iniziali ma è facilissimo dedurre che ad oggi a noi risulta che Direttore dell’Arpacal è Michelangelo Iannone (le iniziali tra l’altro coincidono perfettamente!) mentre all’Aterp è stata confermata commissaria l’avvocato Grazia Maria Carmela Iannini. Nominata nel 2023 e riconfermata nel 2025. E sempre all’Arpacal abbiamo Pasquale Cannatelli (anche qui le iniziali coincidono perfettamente!) come direttore amministrativo, incarico ad interim. Incarico conferito il 1/07/2024. Tutti con tanto di curriculum all’altezza dell’incarico.

Prima della nomina del Dott. Michelangelo Iannone era stato nominato nel 2023 il professore Carlo Maria Medaglia, la cui nomina fu subito revocata dalla giunta regionale perché – ma guarda tu che sfiga… – era stato raggiunto da una misura cautelare, a seguito di un’inchiesta della Procura di Roma e della Guardia di Finanza.

Il nominativo di Pasquale Cannatelli spunta nell’inchiesta su Tonino Daffinà. Dalle carte dell’inchiesta, riferiscono alcuni giornali, Tonino Daffinà si sarebbe interessato a che «un’azienda sanitaria revocasse un provvedimento relativo all’impiego di una dipendente», che sarebbe stata amica di Salvatore Pasquale Cannatelli, il dirigente amministrativo di Aterp coinvolto nell’inchiesta. In cambio Cannatelli, secondo l’accusa, avrebbe tentato di favorire alcune imprese a lui vicine circa l’affidamento dei lavori di efficientamento energetico presso alloggi dell’Aterp Calabria ad alcune società. Un fatto che non è andato in porto ma che lascia in piedi l’ipotesi del reato di corruzione. Ma di questa vicenda ne abbiamo parlato in tanti nostri articoli.

Quello che impressiona è come tante storie e vicende si intrecciano, si ingarbugliano, si sostengano tra di loro. L’articolo del Domani ritorna all’incontro Occhiuto/Calabrese riportando una conversazione di… alto livello. «Che rotture di coglioni ste cose…», dice quel 5 maggio scorso, nel primo pomeriggio, l’assessore Calabrese al presidente Occhiuto mentre discutono delle nomine dettate dalla politica al decimo piano della Cittadella regionale. «Sì, rotture di coglioni – risponde il forzista –Però il problema qual è? Che noi reggiamo l’assalto ai partiti, ma dobbiamo reggerlo con intelligenza… nel senso che ogni tanto…». Ogni tanto «qualcosa va dato», anticipa Calabrese.

In questa conversazione di per se non c’è nulla di penalmente rilevante, e se c’è lo stabilirà la magistratura. Quello che c’è, se l’intercettazione fosse confermata, e ad oggi nessuno ha smentito nulla, è l’assoluta mancanza di trasparenza del presidente Occhiuto verso l’opinione pubblica. Sembra di leggere Pirandello: Uno, nessuno, centomila. Sembra di essere davanti al Dott. Jekyll e a Mister Hyde. Esce fuori tutto il sistema di potere di 4 anni di Roberto Occhiuto. All’opinione pubblica si fa credere che vince il merito e la competenza. Dalle intercettazioni esce fuori tutta un’altra storia. Quello che nemmeno a lui è consentito è dire che il suo criterio è quello della professionalità e trasparenza e poi invece lottizzare selvaggiamente accontentando le voglie dei partiti e quelle del suo cerchio magico. Perché il 6 ottobre può ancora imbrogliare tutti, ma poi la verità esce a galla e prima o poi presenterà il conto.

Questa è una delle tante storie da noi più volte denunciate. Solo un giorno prima del voto Pasquale Tridico nel confronto tv a Sky ha parlato del probabilissimo rinvio a giudizio di Occhiuto. Troppo tardi per fermare la spocchia e l’arroganza di Occhiuto e il sistema di potere clientelare da lui messo su. Ma ormai tutta la Calabria sana l’ha capito: a votare ci vanno solo i “44 gatti” che mangiano con la politica. E prima o poi questo schifo finirà.