Se c’è una cosa che più di tutte rappresenta l’emblema della presa per il culo dei politici verso i cittadini in campagna elettorale, questa è il cosiddetto “punto d’ascolto”. Persino più delle false promesse impossibili e delle chiacchiere da comizio.
Ogni candidato, durante la campagna elettorale, apre una sede che tutti chiamano punto di ascolto, o di incontro. Ma la sostanza non cambia. La presa per il culo è chiara e sempre la stessa: dare l’immagine di sé come il politico che pratica l’ascolto. Che detta così – un politico che ascolta – sembra più un ossimoro. Presentare questo spazio al cittadino-elettore come il luogo dove può recarsi e dare il suo contributo alla costruzione di un programma politico basato sui problemi reali della gente. Del resto, chi più del cittadino-elettore conosce le fatiche quotidiane che deve affrontare? Al lavoro, per curarsi, per istruire i figli, per avere servizi decenti. A loro dello stipendione, degli intrallazzi, dei privilegi e della possibilità di usare la cosa pubblica per i cazzi loro, non gliene frega niente. Il loro impegno è solo per gli interessi dei cittadini. per loro la politca è servizio, è il punto d’ascolto è la prova di questa loro propensione. ’Mmucca liù.
La verità è che dei problemi dei cittadini non gliene frega niente. È chiaro come la luce del sole: parlano dei problemi della gente solo in campagna elettorale. E questo lo sanno quasi tutti. Non esistono politici che curano gli interessi del cittadino, altrimenti non saremmo ridotti così. Come quasi tutti sanno che questi punti di incontro servono solo per distribuire fac-simile, a fare telefonate per mobilitare i soliti 4 gatti da far girare nei comizi farlocchi, e a distribuire denaro e buoni in cambio del voto. Nessuno si reca in questi appartamenti affittati per 40 giorni per discutere e proporre soluzioni per i problemi. Si va lì solo per impegnare il proprio voto in cambio di qualcosa. E come al solito Cosenza può fornire l’esempio più lampante di come funziona questa sceneggiata.
Il Comune di Cosenza, guidato da Franz Caruso, la cui aspirazione a diventare il candidato a presidente del centrosinistra è sfumata dopo neanche 2 secondi dalla proposta, schiera in queste elezioni regionali ben 4 pezzi da 90 della sua maggioranza di giunta: Mazzuca, presidente del Consiglio comunale; Buffone, assessore al Welfare; De Cicco, assessore alla Manutenzione; Incarnato, assessore all’Urbanistica. Ed è proprio qui che la presa per il culo diventa evidente.
Ora, che senso ha, per esempio, il punto di ascolto di Mazzuca, della Buffone e dell’Incarnato? Nessuno, perché due di questi personaggi sono assessori e l’altro è il presidente del consiglio comunale, e la gente, durante i loro 4 anni di governo cittadino, non l’hanno mai ricevuta. Anzi l’hanno sempre evitata, specie la Buffone e Mazzuca. Hanno avuto 4 anni per ascoltare i problemi della gente e quindi dovrebbero sapere bene cosa serve, e invece di presentare un loro resoconto sull’attività svolta, preferiscono ascoltare. Una presa per il culo inaccettabile. Ecco perché i cosiddetti punti di ascolto non sono altro che la rappresentazione plastica dell’ipocrisia politica. Vetrine vuote, scenografie di cartone allestite per pochi giorni, dove l’unico rumore che si sente davvero è quello delle stampanti che sfornano fac-simile e delle segreterie che conteggiano pacchetti di voti. Altro che ascolto, altro che partecipazione: qui si tratta di compravendita spicciola, di relazioni clientelari mascherate da democrazia dal basso.
La verità è che se questi signori avessero voluto ascoltare la città, avrebbero potuto farlo nei quattro anni trascorsi nelle stanze di Palazzo dei Bruzi. Hanno avuto tempo, potere e strumenti. E non hanno fatto nulla. Adesso, a pochi giorni dal voto, riscoprono d’improvviso la voglia di aprire le porte, di sedersi dietro una scrivania a farsi raccontare i problemi della gente, fingendo di appuntare soluzioni che non verranno mai messe in pratica. È la solita liturgia: promettere oggi per dimenticare domani.
Ecco allora la presa per il culo: i cittadini dovrebbero credere che chi non ha mai avuto orecchie per ascoltare, ora abbia improvvisamente sviluppato un udito finissimo. Ma l’unico suono che sanno riconoscere, e che li fa davvero drizzare le antenne, è lo sfregolio della matita sulla scheda elettorale. Tutto il resto, come direbbe l’assessore De Cicco – che ci sentiamo di escludere da questo ragionamento, non fosse altro perché lui al telefono risponde sempre, 365 giorni all’anno, e i problemi li conosce, certo, relativi alla manutenzione pubblica, che resta un ambito limitato, ma almeno sa di cosa parla – sono chiacchiere.









