Per fortuna, nello squallore generale di questa campagna elettorale per le Regionali, è uscito fuori lo scandalo dei concorsi “elettorali” della Provincia di Cosenza a movimentare un po’ lo scenario di un verminaio desolante da entrambe le parti che ha un finale scontato. In realtà, c’è più competizione tra i partiti e i candidati del centrodestra, vista l’assoluta inconsistenza delle liste del centrosinistra. Ed è così che la regina squallida, al secolo Rosaria Succurro, sindaca di San Giovanni in Fiore e presidente della Provincia di Cosenza, è finita sulla graticola perché, per vincere la paura di essere “trombata”, con la conseguenza letale di perdere anche le Comunali del prossimo anno, ha iniziato a bandire concorsi interni per “fare voti” e a promettere prolungamenti di contatti ai precari. Ma i suoi piani sono stati clamorosamente scombinati e le sue manovre di bassa lega sono diventate addirittura un caso nazionale.
Al momento, abbiamo sputtanato i nomi e i cognomi di tre dei suoi dirigenti “miracolati” con i concorsi ad hoc e che rispondono ai nomi di Giovanni De Rose, Giovanni Amelio e Gianluca Morrone. Oggi tocca al quarto, Giuseppe Meranda e soprattutto al quinto, tale Rosario Marano, per il quale è stato predisposto un contratto ad hoc. Ma procediamo con ordine.
Da tecnico a dirigente “di fiducia”: l’ascesa di Giuseppe Meranda
Oggi Giuseppe Meranda è dirigente incaricato di Rosaria Succurro. Una carriera che non nasce certo dal nulla, ma che si intreccia con vent’anni di politica calabrese, amicizie influenti e passaggi amministrativi di comodo. Meranda ha 54 anni. Negli anni della presidenza di Agazio Loiero (2005–2010) compare come funzionario e poi come collaboratore tecnico in Regione Calabria. Non è uno qualunque: ottiene incarichi pesanti legati alla gestione dei fondi comunitari e alla programmazione Por. Chi lo conosce ricorda bene come certe poltrone non fossero distribuite per concorso, ma per vicinanze politiche. E infatti Meranda è uno di quelli che navigano abilmente tra assessorati e comuni amici, trovandosi sempre al posto giusto nel momento giusto.
Dalle stanze della Regione passa anche in qualche Comune della Calabria, con ruoli più o meno ufficiali, incarichi di staff e consulenze che servono a consolidare relazioni e costruire un curriculum. Non conta tanto il risultato delle politiche gestite, quanto la fedeltà a chi regge il gioco. E così il nome Meranda compare accanto a delibere, affidamenti e progetti, mentre la macchina amministrativa continua a girare sempre sugli stessi ingranaggi: gli amici degli amici.
Arriviamo agli anni più recenti. Con la presidenza Succurro alla Provincia di Cosenza, il cerchio si chiude: Meranda viene nominato dirigente del settore Bilancio e Patrimonio. Un incarico strategico che, guarda caso, tocca i nervi scoperti della gestione finanziaria dell’ente. Ma non è finita qui. Nelle stanze provinciali già si mormora: come tanti altri “tecnici” di lungo corso, Meranda verrà stabilizzato con un concorso ad hoc, bandito guarda caso in piena campagna elettorale. Il solito schema: da funzionario a dirigente senza mai passare dalla porta principale del merito, ma da quella laterale delle relazioni politiche. Un copione vecchio, in una Calabria che continua a ripetere se stessa: cambiano i presidenti, cambiano i partiti, ma i nomi restano sempre quelli.
ROSARIO MARANO, IL GALOPPINO-GUARDIA DEL CORPO
Ed eccoci al secondo “campione” di giornata, il mitico Rosario Marano. Dopo aver vinto le elezioni alla Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro ha dato il via alle solite operazioni da basso impero della nomina di clientes et parentes nel suo secondo regno, dopo il Comune di San Giovanni in Fiore. E così, tra le altre cose aveva mandato via due dirigenti della polizia provinciale o per meglio dire aveva revocato la posizione organizzativa “Servizio coordinamento Polizia Provinciale, Servizi vari” al dipendente Di Iuri Salvatore e la posizione organizzativa “Coordinamento Servizi Stradali “al dipendente Librandi Francesco. Agli addetti ai lavori era sembrato chiarissimo che la Succurro s’era liberata dei due per fare posto ad altri suoi lecchini e così all’epoca, qualche anno fa, era arrivata anche la conferma dell’operazione, che prevedeva la “promozione” nella polizia provinciale dell’allora comandante dei vigili urbani di San Giovanni in Fiore, tale Rosario Marano.
Questa è la delibera dove si “liberava” il comandante dei vigili di San Giovanni in Fiore per un utilizzo con la polizia provinciale.
Il personaggio in questione era un galoppino di Marco Ambrogio. Da quando era arrivato il Re a San Giovanni, Marano era diventato suo tirapiedi, e con l’avvento della Succurro alla Provincia, il Marano ha fatto subito richiesta per avere un posto come dirigente nella polizia provinciale, Marco Ambrogio non ha potuto dire di no semplicemente perché il Marano si è inimicato tutti per questa amministrazione e questo il Re lo sapeva e lo sa… Ecco perché non ha potuto fare altrimenti ma la cosa più grave in tutta questa storia è che il comune di San Giovanni in Fiore è sotto organico per quanto riguarda i vigili urbani quindi spostare il comandante non stava né in cielo né in terra ma a questa gente del bene comune poco importa, badano solo ai propri interessi…
Col passare degli anni, il Marano ha iniziato a ricoprire la tragicomica funzione della “guardia del corpo” della squallida. Sempre al suo fianco in ogni iniziativa o manifestazione pubblica con la sua ridicola divisa: un pagliaccio di corte ben pagato e riverito, che oggi “vede” la stabilizzazione ad un passo grazie ad un concorso cucito su misura da Ambrogio. Si tratta di una selezione pubblica per titoli ed esami per l’assunzione di un dirigente per l’area professionale della vigilanza e riservato – ma guarda un po’… – ai comandanti di… polizia locale. Una pantomima assurda, veramente al limite della pacchianeria, oltre che del ridicolo. Ma alla Provincia di Cosenza tutto è… possibile, come direbbe Stefano De Martino.












