di Rocco Tripodi
Avendo trattato già altre volte i profili di alcuni candidati alle prossime Regionali, credevo di aver esaurito quantomeno l’argomento “LIMARDO”. Ma poi la foto che la mostra virilmente trattenuta a sé da (parlando con decenza) Salvini mi impone di ritornarci e propinarvi nuove opportune e curiose considerazioni. Questo inatteso idillio tra Lei, nipote di segretaria del fascio cittadina, e Lui, vucumpra’ che offre rosari, santini e progetti taroccati, sancisce un evento finalmente dirimente. Pone fine ad una questione che si trascina da anni tra gli eredi di chi marciava cantando col manganello in mano GLORIFICANDO il TRICOLORE, e gli eredi di chi ce l’aveva duro ed invitava invece a BUTTARE il TRICOLORE nel CESSO. Ci aspettiamo di sapere quale pensiero sia prevalso. Magari lo comunicheranno durante una cerimonia dove i due pacificatori sigilleranno questo inatteso flirt ardito, con uno scambio di ampolle: una con l’acqua del fiume Po, l’altra con quella del torrente S.Anna. Non nego che mi aspetto che la bevano.
L’ ex sindaca MARIA SPETTACOLO racconta che ( dopo che il PADANO ha fatto cadere i veli e tirato fuori il plastico) il PONTE le è apparso “impressionante”. E menomale che il Leghista non ha tirato fuori altro, e che non si è portato dietro (parlando con decenza) VANNACCI che avrebbe sicuramente elargito esilaranti perle di pornografia culturale non egemone. Perché questa ricollocazione? È successo che LEI, dopo la sberla e la tranvata ricevute alle scorse elezioni dagli stessi tutori del suo percorso politico, vaghi senza riferimenti, ‘ntronata e confusa come un cane che alzando la zampa abbaia agli alberi e piscia guardando la luna. In questo stato, ha trovato pietoso ristoro solo tra gli italianissimi padani e con loro ritorna a dare spettacolo.
Dall’altra parte invece, l’ennesimo sgarbo del Pd cittadino verso un ultimo residuo di scampati di un popolo di sinistra già votato all’estinzione, è stato la conferma di RAFFAELE MAMMOLITI. Il più indigeribile, impresentabile, inutile tranne che per sé stesso, rappresentante di categorie, ceti sociali, sensibilità e movimenti civici che attendono da decenni il risveglio di una politica che si esponga, che anticipi, che si sostituisca e rappresenti chi non può, che dialoghi solo con gli onesti ed i giusti e si opponga, si neghi e si affranchi da quanti, della politica ne hanno fatto uno stucchevole circolo ricreativo aziendale. Cinque anni di gnoccole e ammuine; mai nulla che potesse disturbare il manovratore MARIOLINO TIRODRITTO. Quando entrò la prima volta nel parlamento regionale, dalle torrette di avvistamento lungo la costa, OCCHIUTO e i suoi guardiani riconoscendolo, non hanno certamente gridato terrorizzati:“MAMMOLITURCHI”. E ancor meno, non gli sono andati contro, dopo aver fatto correre le donne e i bambini sulle colline, armati di zappe, Zaccagni e forconi. Tutt’altro, anzi solo baci, carezze e succhiotti. Il suo contributo in questi anni a favore dei calabresi è pari a quello di (parlando con creanza) SALVINI e CALDEROLI a livello nazionale.
Lo scaltro FEFE’ ha trovato il modo più efficace per non conoscere stress e fatica, scegliendo lupignamente di non lavorare mai. Stabilmente accasato nella CGIL regionale, fino a raggiungere ruoli apicali, è sempre stato ben visto in tutto il territorio regionale da iscritti e militanti, e altrettanto ben osservato dalla DDA, Gratteri in testa, per la impressionante coincidenza di amicizie che da sempre lo legano ad un’infinità di tagliagole inquisiti o affidati alle patrie galere. Un lavoratore indefesso che in tanti anni di sindacato e di politica ha guadagnato consensi e contanti, certamente meritati per l’enorme impegno profuso a difesa dei lavoratori: pensate, pare che un giorno, dopo aver agitato la bandiera del sindacato per più di 30 secondi, si sia presentato allarmatissimo al pronto soccorso perché spaventato da strane tracce d’acqua che gli si erano presentate sotto le ascelle, per la prima volta nella vita.
E quante cose edificanti si leggono sull’uso politico/personale che ne fa del sindacato; di pratiche per bonus o rimborsi o aumenti o riconoscimenti contrattuali istruite col collaudato vecchio metodo democristiano delle due scarpe: la sinistra te la do subito, la destra se sarò eletto. Menomale che il buon Gramsci non mi legge!
Tutto questo lo sussurro per non svegliarlo da un letargo in Regione che dura da 5 anni.
Ma quale candidatura tra le tante mi stupisce? Ormai nessuna. Neanche quella di MARCO TALARICO, pensate addirittura con AVS ALLEANZA VERDI SINISTRA. Lui che quando incrociava un corteo con le bandiere rosse, impugnava un robusto crocefisso e lo rivolgeva a mo di protezione verso i manifestanti, ripetendo “VADE RETRO, VADE RETRO “. Lui che è solito calzare due scarpe destre per quanta idiosincrasia ha maturato nei confronti della SINISTRA. Sarà stata certamente una scelta del mitico Capogabinetto del sindaco AGGARBATUNI, coordinatore del partito del Verdi GIANPIERO MENNITI (togliendoglielo come assessore?). In fondo Menniti ha costantemente manifestato posizioni confuse, contraddittorie e incoerenti con quelle ufficiali del suo stesso partito. Menniti non ha mai fatto mistero del suo progetto ardito, rivoluzionario e destabilizzante di introdurre e promuovere l’aggiunta dei crauti nell’insalata di pomodori e cipolle per di più condita con olio di semi vari. È sempre lui l’ispiratore della DESERTIFICAZIONE della città attraverso una campagna di abbattimento generalizzato degli alberi ad alto fusto a favore di piantumazione di giovani arbusti fuori dal centro città.
Gli abbattimenti ci sono stati, di giovani arbusti non c’è traccia. Ma torniamo a Talarico. Lui ha disinvolte frequentazioni con partiti di destra e di sinistra, è uno di bocca buona, mangia qualunque cosa e dappertutto. E un’altrettanta buona frequentazione con le aule di tribunale per le tante contestazioni, dietro informative della polizia, per cui gli inquirenti lo chiamano a rispondere. Questioni relative a due suoi Centri di accoglienza di cui ne era responsabile, e dei rapporti commerciali con fornitori “controindicati” di generi alimentari ed edili; nonché di frequentazioni con “persone ritenute a rischio”. Protagonista di una recente querelle per un debito privato con il Comune che rendeva incompatibile il suo incarico di assessore, ha riempito le cronache politiche per due interi mesi con attentissima partecipazione dell’intera assemblea consiliare. Di altro nei due mesi non si sono occupati.
Pare che nelle liste ci sia ancora spazio per i pulcini dei vecchi GALLI CETRIOLI che attualmente si stanno svezzando nel ruolo di assessori, ma fremono per fare il salto verso la regione.
Il giovane (e manco tanto) MARCO MICELI, figlio del parassita storico della Sanità vibonese MICHELANGELO; e STEFANO SORIANO, figlio di MICHELE, già primario di ortopedia a Vibo; ora, abbisognando di una “insalatina” di rinforzo alla pensione per arrivare sazio a fine mese, esercita nel privato.
Al primo, assessore comunale all’ambiente, non gli affiderei neanche una pianta di basilico, visto che con le piante della città ha la stessa empatia che Erode aveva con i bambini. Se poi dovesse proseguire sulle tracce del padre e soprattutto ribadendo le sue frequentazioni testimoniate dalle intercettazioni dei funzionari della DDA fatte in anni diversi, che tra l’altro hanno portato alla chiusura per infiltrazioni mafiose, dell’Unità Sanitaria Locale, per ben 2volte, allora si rassegni a non fare più sonni tranquilli.
Il secondo pulcino, è l’attuale assessore comunale allo spettacolo, dove finora lo spettacolo lo ha dato soltanto la sua persona, così bene che avrebbe gagliardamente figurato come assessore di MARIA LIMARDO. Concordo che, se quello che cerca è un palcoscenico più prestigioso, la scelta della Regione è quella giusta. In quanto a testamenti paterni anche LUI come MARCO può vantare faldoni di documenti della DDA attestanti contatti del padre (quando partecipava allo smantellamento della sanità pubblica) con la criminalità organizzata, favorendo, come dicono i pentiti, mafiosi del calibro dei Lo Bianco, con false certificazioni o addirittura false operazioni.
Certo che se tutti gli assessori e consiglieri dell’AGGARBATUNI candidati dovessero essere raccattati coll’arpione e tirati sul barcone della Regione, il cattolicissimo primo cittadino i prossimi consigli comunali gli toccherà farseli di domenica con la sola presenza degli unici, instancabili, fedeli militanti anche nei giorni festivi: i TESTIMONI DI GEOVA. Non perda tempo e li contatti.










