Calabria 2025. Scheletri negli armadi e fuoco amico: la vera storia dietro le elezioni di ottobre

Quelle del 5 e 6 ottobre non sono vere elezioni, ma un regolamento di conti tra bande di affaristi privati travestiti da politici; “mafiosi che fanno affari con i soldi pubblici”, così come definisce Occhiuto la ormai “mitica” moglie di Posteraro, la signora Dodaro. Quella che sta andando in scena non è una campagna elettorale e non ha nulla a che vedere con la politica, con i problemi dei calabresi: è soltanto l’atto finale di una faida tutta interna al centrodestra, per il controllo del bottino, che dura da almeno cinque anni. A dirlo non siamo noi, ma i fatti che in questo lungo articolo proviamo a mettere in fila.

È la primavera del 2025. Roberto Occhiuto, da giorni, si aggira a Roma. Manca poco più di un anno alla fine naturale del suo mandato elettorale e ha deciso di rinegoziare con gli alleati gli accordi presi. Il patto stipulato per la sua candidatura del 2021 — arrivata dopo l’indegna campagna sottobanco promossa dagli Occhiuto sulle precarie condizioni di salute della buonanima di Jole Santelli, preferita all’ultimo momento da Berlusconi a Mario Occhiuto — prevedeva un solo quinquennio. Poi spazio a un candidato di Fratelli d’Italia. Ma questo, a Roberto, che aveva accettato l’accordo incrociando dietro le dita, non sta più bene. Il motivo è semplice: Robertino vuole raccogliere i frutti degli intrallazzi programmati con i fondi FSE 2021-2027. Molti progetti saranno attivi, o — per dirla come la direbbe lui — diventeranno “moneta sonante” solo a partire dal 2027, cioè nel nuovo mandato. E non ha alcuna intenzione di mollare il bottino a nessuno. Del resto si è già attrezzato per la raccolta, nominando le persone giuste al posto giusto.

Robertino chiede di parlare con la Meloni. Ma Giorgia non ha tempo da perdere con lui e delega Mantovano e Fazzolari. I tre — anzi quattro, perché c’è anche Mario — si incontrano e Roberto espone la sua richiesta: vuole il secondo mandato. La risposta di Fazzolari è chiara: i patti non erano questi, ora tocca a un candidato di Fratelli d’Italia. Nessuno spazio per mediazioni. Robertino va via sbattendo la porta e annunciando fulmini e saette. Mantovano riporta tutto alla Meloni, che ne discute con Wanda Ferro, commissaria del partito in Calabria, la quale insieme a Fausto Orsomarso è uno dei suoi colonnelli nella regione. È da tempo che Fausto e Wanda si lamentano di Roberto Occhiuto con la premier, e per gran parte degli alleati gli Occhiuto sono diventati un problema. Non è certo un mistero che tra Orsomarso e Roberto Occhiuto non corra buon sangue. La vicenda del ritiro, in diretta Facebook, di una determina da 165 mila euro per l’acquisto di gadget uscita dagli uffici dell’assessorato al Turismo — allora guidato da Orsomarso — con l’annesso slogan – “la musica è cambiata” –, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Un vaso già colmo di lamentele contro gli Occhiuto che, come da loro costume, avevano arraffato tutto. Troppo avidi e pieni di debiti fino al collo, per pensare anche agli altri. Roberto ha tagliato fuori tutti dagli intrallazzi e questo ha creato malumori, aumentati con la sua volontà di ricandidarsi. Wanda e Fausto meditano una risposta a Occhiuto, che non ha rispettato i patti. Hanno il via libera della Meloni, ma devono sbrigarsela da soli: Giorgia non ha tempo da dedicare alle beghe tra alleati.

L’estate 2025 è ormai alle porte e Roberto non ha alcuna intenzione, nonostante il pressing, di mollare. Ed è qui che scatta la mossa di Fratelli d’Italia a guida Orsomarso-Ferro: il 6 giugno 2025 Roberto Occhiuto riceve dalla procura di Catanzaro una proroga di indagini, in merito a un’inchiesta che coinvolge anche Posteraro, Ferraro e Cavaliere, sui finanziamenti europei ricevuti dall’azienda agricola “Tenuta del Castello” di Posteraro e Occhiuto, e finiti nelle loro tasche.

A questo punto della storia, per meglio capire la verità dei fatti, bisogna fare un salto indietro fino al 2021. E precisamente a settembre 2021. Siamo in piena campagna elettorale, una situazione identica a quella di oggi: Roberto è candidato alla presidenza. La sua travagliata e imposta — a suon di ricatti — candidatura risente ancora di forti scossoni sottobanco. Nessuno si fida degli Occhiuto, e qualcuno, conoscendoli bene e prevedendo che non avrebbero rispettato i patti, pensa bene di fargli arrivare un messaggio. Il 23 settembre, a pochi giorni dal voto, Il Domani rivela che l’Unità di informazione finanziaria (UIF) di Banca d’Italia ha segnalato operazioni sospette sui conti correnti di Roberto Occhiuto, trasmettendo a stretto giro la segnalazione alla Procura della Repubblica di Catanzaro.

A questo punto una considerazione diventa d’obbligo: è chiaro che qualcuno ha spinto perché quelle operazioni fossero guardate con attenzione. La UIF non spia i conti correnti: riceve segnalazioni dalle banche quando un’operazione appare anomala. Un assegno e un bonifico da 21 mila euro arrivati sui conti di Occhiuto non finiscono sotto la lente dell’UIF per routine. Questo lo capisce anche un bambino. Ma riprendiamo il racconto. La segnalazione dell’UIF arriva negli uffici della Procura di Catanzaro nel mese di ottobre del 2021, ad elezione di Occhiuto avvenuta, segno evidente di un accordo raggiunto. Il messaggio è arrivato, Roberto ha assicurato che rispetterà i patti (mmucca liù), e il fascicolo aperto dalla procura di colpo sparisce. Una tregua, armata, che per il momento sta bene a Occhiuto, che può iniziare ad intrallazzare da presidente in santa pace, tenendo sempre presente però di avere una spada di Damocle sulla testa.

Nel 2021 siamo in piena era Gratteri, ed è questo l’anno in cui il fascicolo su Occhiuto e compari viene aperto, e non può essere altrimenti se è vero, come è vero, che ad una “segnalazione”, o se preferite ad una notizia di reato, deve necessariamente corrispondere l’apertura di un fascicolo. Le segnalazioni dell’UIF, che non è il cittadino qualunque, arrivano a Catanzaro nell’ottobre del 2021, e questo smentisce senza ombra di dubbio le dichiarazioni del procuratore Curcio, rilasciate in risposta alle accuse lanciate da Roberto Occhiuto in una trasmissione televisiva all’indomani della notifica della proroga delle indagini.

Curcio ha detto: “Le indagini sono partite a maggio 2024, quando io ero ancora bello e beato a Lamezia Terme. Non c’è nessuna indagine a orologeria”. Bene, allora spieghi il procuratore Curcio — che in materia è esperto — che fine ha fatto la segnalazione dell’UIF del 2021, e il relativo fascicolo. Fascicolo che dopo la vittoria di Occhiuto, guarda caso scompare, checché ne dica Curcio, per posarsi in un cassetto di quella che diventerà la scrivania, nell’estate del 2022, del pm Domenico Assumma. Il fascicolo racconta verità sul modus operandi di Occhiuto e di come sia esperto a truffare Stato e privati. Chi vuole colpirlo ha scelto con cura l’argomento, selezionando una “truffetta” che coinvolge solo un pezzetto ormai sacrificabile del suo cerchio magico, e soprattutto che non apra altre piste dove le complicità con gli Occhiuto diverrebbero imbarazzanti. In fondo si tratta di una truffetta di 58 mila euro, che per gli Occhiuto sono un caffè al bar. Ma sufficiente a tenerlo al guinzaglio. Pensavano…

L’estate del 2022 volge al termine e alla Procura di Catanzaro ha preso servizio Domenico Assumma, cresciuto professionalmente nel porto delle nebbie (Tribunale e Procura di Cosenza) durante l’era del Gattopardo Mario Spagnuolo. Assumma è un pm che non ha mai brillato per iniziativa. Se non per alcuni suoi contrasti con il Gattopardo proprio sugli Occhiuto, allora protetti proprio da Spagnuolo. Ma nonostante questo Assumma resta di fatto un allineato. Ed è proprio lui ad avere nel cassetto della sua scrivania, nel suo nuovo ufficio a Catanzaro, il fascicolo scaturito dalla segnalazione dell’UIF del 2021 che resta fermo fino al 6 giugno 2025, quando Assumma firma il decreto di perquisizione e la richiesta di proroga delle indagini, con l’avallo del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli. Spieghi il pm Assumma se è dal 2022 che chiede proroghe di indagine, oppure se nel 2024 ha aperto un nuovo fascicolo per giustificare la proroga delle indagini chiesta il 6 giugno 2025, come dice Curcio, e che fino ha fatto il fascicolo del 2021.

Questo per sottolineare la volonta di un fuoco amico di colpire Occhiuto, che da questi fatti risulta indiscutibile. E non ci vuole molto per capire che siamo ancora una volta di fronte alla storia che si ripete: come nelle elezioni del 2021, solo che allora un accordo fittizio, tra FdI e gli Occhiuto, era stato trovato, oggi no. Lo schema operativo è sempre lo stesso: il ricatto, attraverso magistrati compiacenti, di mettere in piazza gli scheletri — in questo caso scheletrini — dell’armadio. È evidente che qualcuno (il fuoco amico) ordina ad Assumma di riesumare il fascicolo: Roberto questa volta la deve pagare.

E così Assumma, dopo aver tenuto il fascicolo nel suo cassetto per ben 3 anni, nella primavera del 2025 porta la patata bollente sulla scrivania del neo procuratore Curcio, appena nominato — dalla destra in seno al CSM — alla guida della procura anti-’ndrangheta più importante del mondo. Curcio non può dire di no, ma pretende rassicurazioni, che puntualmente arrivano, e Assumma è libero di agire. Ma non basta. Serve dare pubblicità all’evento. E nel giugno del 2025, e precisamente all’11, sempre Il Domani rivela che la Guardia di Finanza ha notificato un decreto di perquisizione a Occhiuto e ad altri indagati. E non serve la Signora in giallo per capire che la combriccola guidata da Orsomarso intercetta, attraverso l’avvocato di Ferraro — amico di intrallazzi di Occhiuto passato al nemico — tale avvocato Sisto del foro di Bari, figlio del viceministro alla Giustizia, i decreti di perquisizione e li fa arrivare alla redazione del giornale. Fausto e Wanda, con l’ok della Meloni, attivano un vero e proprio “sistema” contro Occhiuto (chi di sistema ferisce di sistema perisce): è guerra aperta tra i due clan, la possibilità di un accordo è saltata definitivamente, vince chi resta in piedi.

L’offensiva scatenata dal fuoco amico, guidato da Fratelli d’Italia, prosegue per tutto il mese di giugno. Ma gli Occhiuto, abituati alle barricate, non mollano. Sono allenati alle faide e ai guai, e sanno come muoversi. Roberto, per come si sono messe le cose, sa che questa è la partita della vita. Sa che ormai non può più contare sugli alleati, né in Calabria né a Roma. Deve dare una prova di forza e sferrare un colpo duro proprio contro la Ferro e Orsomarso, per metterli in cattiva luce con la Meloni. E il 31 luglio 2025 arriva la mossa del somaro e della disperazione: Roberto annuncia le sue dimissioni, con annessa ricandidatura. L’unica carta che poteva giocare, stretto nell’angolo com’era. Una mossa che però ha i suoi effetti: blocca il logoramento messo in atto da FdI e spera di anticipare eventuali mosse della magistratura. E, uscendo dall’angolo, sferra un poderoso uno-due alla coppia Ferro e Orsomarso, che non avevano previsto le dimissioni e non hanno una contromossa da sfoderare. Sono spiazzati e, da dilettanti allo sbaraglio, provano a parlarne con la Meloni, ma Giorgia, in piena crisi mondiale, non può dare retta a queste beghe. E poi lo aveva detto chiaro: “dovete risolverla voi”.

Orsomarso allora prova a prendere tempo, che allora ancora c’era. La presentazione delle candidature è prevista per il 6 settembre. E c’è tutto il mese di agosto per rispondere alla mossa di Occhiuto. Provano a far pressione sulla procura sperando in un atto che impedisca a Roberto di candidarsi. Ma Curcio, da pavido qual è, si dice contrario ad un atto prima della presentazione delle liste, perché non solo potrebbe dare adito alle voci di un’inchiesta (ripetiamo: nei contenuti vera, e riscontrata) ad orologeria, ma soprattutto potrebbe scatenare l’effetto vittima sulla figura di Occhiuto.

Il duo non sa che fare, e allora da dilettanti allo sbaraglio prova a mischiare le carte, inviando veline telefoniche che annunciano prima colpi di scena all’ultimo secondo, e poi lo schieramento compatto di Fratelli d’Italia ai massimi livelli, un ordine che — dicono — arriva direttamente da via della Scrofa. Tutti in campo. Obiettivo: diventare il primo partito del centrodestra calabrese. Sperano di spaventare gli Occhiuto, facendogli credere di volerlo mettere in minoranza, per poi tenerlo per le palle in consiglio regionale. Ma la notiziona regge poco. Giusto il tempo che Roberto stringa un patto con la Lega, che sfrutta la guerra interna tra lui e FdI per garantirsi il ruolo di “secondo” dentro la coalizione. Risultato: panico in casa FdI Calabria. Le annunciate candidature del “gruppone” eletto in Calabria saltano. Il bluff non ha funzionato. Battere Roberto numericamente è impossibile. Questo Orsomarso lo sa. Ancora una volta Fausto e Wanda dimostrano tutta la loro incapacità. Roberto continua a sferrare sonori cazzotti al duo. La sua candidatura a presidente della regione per il centrodestra è fatta. Roberto li ha messi al tappeto e il conteggio per rialzarsi è iniziato. Non possono far altro per il momento che retrocedere: devono fare buon viso a cattivo gioco.

Ma qualcuno, per tutte le cazzate commesse, deve sacrificarsi. E a pagare per tutti, e per il dilettantismo dimostrato finora, nonostante i mezzi e le possibilità messi a disposizione direttamente dalla Meloni, è Wanda Ferro. Una mossa disperata, imposta da Giorgia furiosa con il duo per il fallimento dell’operazione, un vano tentativo di ridurre i danni. Ma anche una mossa per garantirsi un vice-Occhiuto di fiducia, contando su un’affermazione di FdI in Calabria che confermi almeno il dato delle ultime regionali: l’8,7%. Questo i suoi colonnelli glielo devono.

A meno che non abbiano, nel frattempo, elaborato qualcosa che impedisca a Roberto di sedersi sulla poltrona da presidente. Un’altra tegola sulla testa dei due, che apre un altro fronte: quello interno a Fratelli d’Italia in Calabria. Non tutti sono felici della gestione del partito da parte di Orsomarso e della Ferro, né della loro esclusiva con Giorgia. Una debacle elettorale di FdI in Calabria sarebbe la freccia giusta da scagliare contro il duo, costringendo la Meloni a rivedere la posizione dei suoi due colonnelli. Una bella gatta da pelare, oltre a quella della gatta Occhiuto.

A differenza della Lega e delle liste di Occhiuto, quella di FdI è la più debole. Se si è arrivati a riciclare Dalila Nesci, vuol dire che sono messi proprio male. Difficile confermare il dato precedente. Specie se a questo si aggiunge il boicottaggio interno: un 5% è il risultato più probabile, che significa ultimo nella classifica del centrodestra. Questo segnerebbe la fine del duo Ferro-Orsomarso che, per quanto vicini alla Meloni, dovrebbero fare i conti con la realtà. Allora la domanda è: ma Ferro e Orsomarso, dopo aver montato tutta questa tarantella, mobilitando esponenti del governo, pm, giornalisti, e amici degli amici, si sono arresi agli Occhiuto, e quindi hanno deciso di suicidarsi, oppure hanno in serbo qualcos’altro?

Questa è quello che si cela dietro questa finta campagna elettorale, che ci crediate o no. Di certo c’è che Roberto ha fatto un’altra mossa: ha depositato una memoria difensiva alla Procura di Catanzaro chiedendo l’archiviazione del procedimento a suo carico, perché questo non infici la campagna elettorale. Come a dire: se questa è la mossa vuol dire che Occhiuto si aspetta una campagna elettorale di fuoco. Quello amico, ovviamente.