di Saverio Di Giorno
Buon anno nuovo che somiglia tanto al vecchio. L’anno che è appena iniziato sa di copione già visto, nomi già sentiti, interessi ripuliti. Passi indietro su tutti i fronti. Da quello alto, al locale. Dal simbolico, al pratico. Partiamo dai simboli.
Il sindaco di Cosenza (l’avvocato massone nel cui studio si vedevano esponenti di clan – processo Olimpia -) decide di cambiare nome a via Miceli e intitolarla all’avvocato D’Ippolito. Nel libro Sodomìa il legale viene nominato tra i vari nomi degli avvocati avvicinabili e/o stipendiati emerse anche il suo con questa frase “tramite un sistema di logge poteva arrivare a vari uffici”. Epoca di santificazioni. Tutto condonato.
Andiamo al pratico. Sul “nuovo” procuratore capo di Catanzaro non c’è molto da aggiungere. Si è espresso a sufficienza il procuratore Lombardo ricordando la vicenda di Why Not. Curcio si intromise nell’azione dei magistrati di Salerno: archiviò la posizione di Pittelli velocemente nonostante i gravi indizi che pendevano su di lui e aggravati anche da una consulenza che il dr. Piero Sagona, alto funzionario della Banca d’Italia, consulente tecnico nel procedimento Poseidone, aveva consegnato qualche giorno prima proprio al dr. Curcio. L’uomo giusto, al posto giusto. Per annullare anche quel poco che si è fatto. E soprattutto auguri di buon anno ai calabresi scesi in piazza nel 2008 e dei fiumi di inchiostro che provano che fu sottrazione illecita.
Come aggiunto invece torna Vincenzo Luberto, anche lui indagato per aver sottratto fascicoli e per questo trasferito. Dava le notizie di indagini al parlamentare Aiello e ha omesso di indagarlo. C’è anche un’interrogazione parlamentare a partire dagli articoli pubblicati. Simili atteggiamenti ci sono per vicende della costa sulle cliniche e su altre intercettazioni sparite che riguardavano Scalea. Questo senza neanche tirare in mente vizi e problemi. Che saranno personali, ma lo rendono ricattabile.
E auguri di buon anno ai querelati, ai procedimenti infiniti vinti per aver fatto leggere intere intercettazioni che ne bastano la metà, ai lavoratori vere vittime di imprenditori che si credono intoccabili grazie a queste coperture. Tra l’altro, proprio a Scalea è tornato di recente a farsi sentire in occasione del piccolo “golpe” nella politica locale, Mario Russo. Uscito, dritto dritto da quegli anni, ma appoggiato da nuovi colleghi.
Come ha scritto Francesco Cirillo, i comitati d’affari sono vivi e vegeti sul territorio. E hanno contribuito a sabotare tutte le nuove ere, che si erano proposte sui territori. Ovviamente anche (e forse soprattutto) per errori dei nuovi amministratori. Buon anno anche a tutti quei cittadini che avevano provato a cambiare e che si sono trovati i nuovi amministratori nella vecchia Forza Italia.
La Calabria ancora una volta si dimostra un microcosmo solo apparentemente periferia. In realtà laboratorio e lente d’ingrandimento per capire che aria tira. Pessima.