di Rocco Tripodi
Qualunque analisi venga fatta da chiunque sui risultati delle elezioni regionali, rimane condivisa la certezza che: VINCE SEMPRE LA DEMOCRAZIA, quella sperimentata forma di governo dove persino il cittadino derubato ha libertà, col suo voto sovrano ed insindacabile, di PREMIARE CHI LO DERUBA.
I numeri hanno sancito con RIGORE MATEMATICO chi ne esce vincitore e chi vinto. Ciò premesso, è lecito introdurre un modesto elemento anche di RIGORE POLITICO sul significato da dare ad una Consultazione Popolare. C’è da premettere che la POLITICA è stata presente in questa competizione regionale, quanto le SARDE nella ricetta della “pasta con le sarde a mare”. ASSENTE, totalmente.
È disturbante per le poche ultime persone rette, trovarsi coattivamente chiamate ad esercitare un personale diritto costituzionale, per esprimere un giudizio di assoluzione nei confronti di un politico che è già chiamato a rispondere di reati penali davanti al magistrato da cui intende invece sottrarsi. Un arbitrario, sfacciato privilegio della CASTA. Come se un chirurgo, chiamato a rispondere penalmente da un magistrato per reati riconducibili alla sua professione medica, scelga e gli venga concesso, di farsi giudicare da chi lo aveva promosso durante il percorso universitario.
Ma cosa si racconterà di questa campagna elettorale? Qualcosa in meno del NIENTE. Quel che resta della SINISTRA (?) istituzionale (ormai definitivamente destoricizzata, candeggiata, sterilizzata, incipriata circensamente e sempre più raccogliticcia, una sorta di ‘mbiscateja senza sale olio e peperoncino) con il coinvolgimento, va detto, di pochi onesti, ostinati volenterosi in lista, si offre ad un elettorato storicamente più esigente e politicizzato di quello avversario, facendosi rappresentare da un TRIDICO. Per la rinascita della Calabria che conosciamo (che se dipendesse da lei, per evitare ulteriori “attenzioni” da parte della politica indosserebbe una cintura di castità), gli strateghi dell’apparato di sinistra hanno reclutato dal parlamento europeo PASQUALE TRIDICO. Un burocrate amorfo, scumputo ed inoffensivo; una recluta disarmata e marmittona per fronteggiare lo scaltro ROBERTINO, uno Stregatto scafato dal largo sorriso e dal ghigno malizioso.
Oggi questa terra, dove si pratica il pascolo abusivo ad alti livelli, non di un TRIDICO ha bisogno, ma di una Entità Superiore TRINA che pratichi con destrezza miracoli, che sia giusta, severa e, perché no, vendicativa. Se impegnata altrove…che so, in Padania, a cazziare (parlando con creanza) l’ungulato senatore, per come insudicia stringendolo nelle mani il Figlio Suo in croce, ci mandi provvisoriamente il suo personale trainer di cui, come tutti Quelli che contano, di certo si gioverà. E invece chi è andato a votare si è ritrovato TRIDICO, un politico che sta alla Calabria come la Tyagraha (la pratica politica di Gandhi) sta alla politica di pace di Nethanyau.
Un tour, il suo, faticante ed impegnativo FISICAMENTE; moscio, lassativo, “scomputo”, timorato, afono, in una sola parola pavido, POLITICAMENTE. Pur trovandosi a fronteggiare un avversario già sottoposto a giudizio e avviato verso il calvario con in spalla la sua croce e quelle degli altri ladroni, anziché portare tre chiodi, per completare il lavoro, PASQUALINO, novello CIRENEO, lo sorreggeva, gli detergeva la fronte e gli reggeva la corona di spine.
È pur sempre quel governatore, dovrebbe saperlo, che, stando alle inchieste in corso, ha fatto della Regione Calabria una sua cassaforte privata, messa a disposizione, con sperimentata solidale carità familistica, di soggetti così tanto a lui vicini, quanto lontani dai bisogni dei cittadini amministrati. Giri di affari, gare pilotate, appalti truccati, quote societarie, favori ad aziende amiche, carriere agevolate, avanzamenti e riconoscimenti adeguatamente retribuiti a seconda della fedeltà dei soggetti beneficati, noleggi di auto al top della gamma per varie centinaia di migliaia di euro; creazione di società, fondazioni, eventi pubblici costosissimi senza alcun controllo delle uscite.
E poi il grande capolavoro mediatico per cui, dopo aver, da commissario, sequestrato, seviziato e smembrato la sanità pubblica, con i suoi fedeli amici imprenditori privati del settore plaudenti e godenti, ha millantato davanti ad interlocutori marmificati in posizione 90°, una rinascita senza precedenti di tutti i servizi, le offerte e le strutture sanitarie regionali. Questo è lo scenario che lo straniero vendicatore venuto da Oltralpe ha trovato arrivando in Calabria il quale, senza porre indugi, ha affrontato, negandogli pietà e misericordia, l’avversario anche con feroci attacchi personali.
Non guardo la TV, per cui riporto quello che mi è stato riferito. Pare che più volte abbia pubblicamente accusato Occhiuto di cose terribili forse inenarrabili, del tipo: fare la comunione solo se è a stomaco vuoto; e che non va a farsi i prelievi in ambulatorio, se prima non si è confessato. Ha poi reso pubblico un difetto invalidante e certamente imbarazzante del suo avversario: gli puzzano i piedi! E ancora gli risulterebbe, dura questa a raccontare, che l’orecchio sinistro non gli secerna cerume.
Lo accusa anche di un grave reato ambientale: pare che da ragazzino ROBERTINO sia stato beccato a staccare da uno scoglio, in una spiaggia protetta, patelle, ricci e minchie di mare e per questo sanzionato. E poi quanta lungimiranza e audacia nei programmi del burocrate pentastellato… Addirittura mi dicono che avrebbe promesso, se eletto, l’abolizione della tassa di circolazione delle auto…beh questa è fantapolitica! Non so se l’umanità sia ancora pronta ad accogliere un progetto così rivoluzionario nel comparto della mobilità pubblica.
Ma il filo conduttore della sua campagna elettorale è stata un’asfissiante battaglia ardimentosa sulla legalità che nei dibattiti pubblici ha creato grosse difficoltà ed imbarazzi tra i suoi interlocutori che spesso non riuscivano a contenerlo con nessuno strumento ed impedirgli di sfornare senza alcuna remora o timore, nomi e addirittura cognomi di suoi avversari inquisiti presenti nelle liste. Un fiume in piena. Non si riusciva a limitarlo…e tutti a gridargli: “basta, basta, abbia pietà, in fondo tengono tutti famiglia…”. Un vero gladiatore in una gabbia di criceti. Alla fine, per spazzare tanta purvarata, provvidenziale CALO’ UN PISTO D’ACQUA!









