Arzura 11
di Gioacchino Criaco
“Chi beve la mia acqua non avrà mai più sete'”, senza essere blasfemi, fossimo tutti cristiani osservanti avremmo risolto il problema idrico per sempre.
“Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita’ (22,17).
La Bibbia in fondo è una storia d’acqua, parte dalla Genesi e termina col fiume dell’Apocalisse.
In terra siamo avvezzi al peccato, donne e uomini di poca e malferma fede. In quasi tutto più della devozione ci affidiamo a quelli che dicono di saperne di più, che si immolano per la risoluzione dei problemi. Poveri di spirito e scarsissimi d’acqua andiamo cercando rabdomanti, questi, forcina in mano vanno girando per trovare giusti approdi. Ovunque si metta il dito si trova una piaga non curata. L’ultimo arrivato non può essere responsabile del male pregresso. Si adopera per la guarigione, governa il processo di salvamento. Certo, per ultimo si intende il neofita, l’appene nato, l’apparso dal nulla. Perché se dell’equipe medica si è sempre fatto parte non è che si possa vantare il “non c’entro”. Se da decenni si sta fra i salvatori o non si è in grado di governare i processi o i processi sono sbagliati. Altrimenti dobbiamo di nuovo tornare alla fede e credere, incondizionatamente credere in un paradiso che verrà, ma sempre dopo L’Apocalisse.
La foto è sempre di Antonello Scotti









