L’indagine che agita la regione Calabria di Occhiuto: ecco gli affari privati con il sistema sanitario regionale
di Enrica Riera
10 luglio 2025 • 11:12
Fonte: Domani
La «rilevante crescita del giro d’affari» del braccio destro del forzista Occhiuto riconducibile «ai rapporti professionali e commerciali (…) avviati con talune imprese operanti in Calabria nel settore sanitario»
Commercialista, esponente storico di Forza Italia, ex commissario dell’Aterp, attuale sub commissario nazionale alla depurazione. Antonio “Tonino” Daffinà, braccio destro del governatore calabrese Roberto Occhiuto e principale indagato del nuovo filone d’inchiesta della procura di Catanzaro, è tante cose. Ora, grazie alle carte giudiziarie visionate da Domani, si scopre che al manager-politico sono riconducibili anche una serie di imprese. Tra queste La Fenice srl e la Administration & consulting srl. Quest’ultima «risulta detentrice dell’intero capitale sociale della prima e a sua volta è di proprietà per il 70 per cento del figlio dello stesso Daffinà».
Il punto però è un altro. E i pm lo mettono nero su bianco: «Secondo le risultanze dell’anagrafe tributaria, tanto le predette società di capitali, quanto lo stesso Antonino Daffinà hanno cominciato a registrare un consistente incremento dei rispettivi fatturati, pressoché in concomitanza con l’insediamento dell’attuale amministrazione regionale calabrese».
In particolare, nel solo 2025 (fino al 27 giugno) Daffinà ha ottenuto oltre 45mila euro, mentre le sue società rispettivamente circa 160mila euro e 25mila. Una «rilevante crescita del giro d’affari» che, sempre secondo i magistrati, è riconducibile «ai rapporti professionali e commerciali (…) avviati con talune imprese operanti in Calabria nel settore sanitario». Quali? Nelle carte si menziona la Dialisi San Giorgio srl. «Plurime sono le evidenze – si legge ancora negli atti – dell’interessamento di Antonino Daffinà in favore della Dialisi San Giorgio srl, dirette a garantire alla società l’adozione di un provvedimento di accreditamento con il servizio sanitario regionale a seguire di richieste da lui avanzate dai titolari della srl».
Motivo per cui lo stesso Daffinà si relaziona «con Tommaso Calabrò (dg del dipartimento regionale salute, ndr), con Gandolfo Miserendino (a capo di Azienda Zero, ndr) e con Iole Fantozzi, sub commissario per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario in regione». Perché lo fa? «Per favorire la srl – scrivono i magistrati – dalla cui controllante ha ricevuto dal 2022 e anche attraverso le due società a lui di fatto riconducibili oltre 210mila euro per prestazioni di servizi». Daffinà ha dunque usato «la propria influenza sui vertici della regione al fine» di favorire la società “amica”. Considerazioni non dissimili valgono, sempre per i pm, per la Romolo hospital srl e la Tirrenia hospital srl.
In quest’ultimo caso si rileva che «nel dicembre 2022 La fenice srl ha avviato la propria collaborazione con la Tirrenia hospital srl nei cui confronti ha emesso fatture per 4mila euro mensili fino a tutto il 2024. Anche in tal caso la committente abbia continuato a ricevere le prestazioni di altri professionisti esercenti attività analoghe alle prestazioni offerte dalla La fenice srl. Proprio a partire dal 2022 la Tirrenia hospital srl ha beneficiato di un consistente incremento del proprio fatturato verso enti pubblici calabresi».
Le ombre, dunque, aumentano. E l’inchiesta – i due filoni presentano lo stesso numero di registro – in cui è pure indagato il presidente forzista Occhiuto è tutt’altro che chiusa. Intanto, in base a quanto apprende Domani, il governatore della Calabria oggi sarà sentito dai magistrati catanzaresi.