Robertino Occhiu’ non è uno statista, grazie a Dio, e per dirla fino in fondo non sa cosa significa la parola “lavoro”, dall’alto – si fa per dire – della sua essenza di parassita sociale dalla quale non si stacca mai. Così come da decenni non stacca mai il culo da una poltrona che gli frutta soldi e potere. Occhiuto si è dimesso perché non voleva staccare il suo culo sempre più flaccido dalla poltrona e la sua “mossa”, per il momento, gli ha consentito due obiettivi.
Il primo, il più semplice, è stato quello di evitare di non essere ricandidato dalla sua stessa coalizione (che ormai con decenza parlando lo schifa) per le questioni legate all’inchiesta della procura di Catanzaro su di lui e sul suo cerchio magico. Insomma, Occhiu’ nonostante le pose da “imperatore” de stacippa è ridotto in mutande, è percepito come uno che porta guai, sbirri e magistrati e siccome lo sanno tutti che la procura è pilotata dal centrodestra, Robertino crede di essere stato furbo ma in realtà s’è messo in una situazione ancora più precaria e facilissima da smontare pezzo per pezzo. Anticipando il voto ha pensato di evitare che qualcuno glielo mettesse in quel posto ponendo un aut aut indecente ai suoi molto presunti alleati: o io o… niente. Ma Occhiu’ sa benissimo che chi lo odiava fino alla sera del 31 luglio, oggi lo odia ancora di più e di conseguenza potrebbe ancora impallinarlo.
E infatti l’obiettivo più importante è proprio il secondo, che è una questione strettamente temporale, legata cioè ai tempi dell’inchiesta per corruzione contro di lui e il suo cerchio magico che non lo fa dormire la notte e lo rende “isterico”. Occhiuto ha ricevuto un avviso di proroga indagini di sei mesi, a partire dal 24 maggio. Il termine naturale, dunque, era il 24 novembre e lui è riuscito ad imporre il voto già ad ottobre e quindi prima della scadenza. Lo capiscono anche i bambini che ha paura: temeva addirittura una misura cautelare più che un avviso di garanzia, ché quello ormai è scontato che arrivi… E il fatto di essersi dimesso è stato funzionale al fatto che – così facendo – non ha potuto reiterare il reato e quindi si è messo al riparo da quello che lui più temeva ovvero la “forca caudina” della misura cautelare. Ma non c’è solo la misura cautelare, ci può essere persino una interdizione dai pubblici uffici magari solo perché ha fatto “peculato” con le sue innumerevoli auto blu che gli paghiamo o gli abbiamo pagato noi calabresi.
La procura, vista la “mossa” di Occhiuto, ha deciso di non chiudere prima le indagini per evitare di intervenire direttamente in campagna elettorale. Adesso, anche i media di regime hanno – finalmente! – annunciato che arriverà un’altra proroga di sei mesi per le indagini. E non è certo una buona notizia per Occhiuto.
Se l’inchiesta fosse stata debole, la procura avrebbe archiviato e invece va avanti nelle indagini e le chiuderà soltanto a maggio-giugno 2026… In questi sei mesi, quindi, andrà inevitabilmente in scena il temutissimo (da Occhiuto) “rosolamento” a mo’ di pollo allo spiedo. E chi pilota la procura lo sappiamo tutti che sta a destra ché Curcio certo non s’è svegliato una mattina e s’è messo a “perseguitare” Occhiuto perché è… una toga rossa, anzi.
Insomma, Occhiuto l’estate scorsa non aveva scelta. Anche se qualche “amichetto” prova a dire che dietro questa decisione c’era un “patto” con la Meloni, Tajani e Salvini, i leader locali hanno affermato candidamente che non erano al corrente di ‘sta pagliacciata e di conseguenza riesce difficile credere, tanto per fare un esempio banale, che Orsomarso non sapesse delle dimissioni di Occhiuto e la Meloni sì… suvvia, cerchiamo di essere seri.
La sensazione, tuttavia, è che Occhiuto si sia comunque “suicidato”, ormai è senza controllo e manco più in mutande ma… col culo di fuori. Perché chi gli vuole male adesso sta aspettando solo che esca la chiusura delle indagini e la diffusione delle intercettazioni captate dentro la sua mitica control room che basteranno ed avanzeranno per capire su cosa stanno indagando i magistrati e dove vogliono arrivare. E anche se lo hanno lasciato vincere, Occhiuto ha i mesi contati… Ma la farsa della “vittoria di Pirro” andrà avanti ancora per un po’, poi come dice il saggio: ride ben chi ride ultimo. Davanti ad altri sei mesi di indagini, l’imperatore stavolta non potrà dimettersi di nuovo e non potrà impedire che il “fuoco amico” lo faccia girare come un pollo allo spiedo facendo uscire quelle carte che finora qualcuno ha tenuto “nascoste”. Occhiu’, ricordati che un asino può anche fingersi cavallo ma alla fine raglia sempre!









