LETTERA APERTA DI UNA CALABRESE AL PRESIDENTE OCCHIUTO SULLA SANITÀ CALABRESE. Pubblicata sul Blog de Il Fatto Quotidiano (https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/06/caro-presidente-occhiuto-le-racconto-due-episodi-sullinadeguatezza-della-sanita-nella-sua-calabria/7304477/)
Caro presidente Occhiuto, le racconto due episodi sull’inadeguatezza della sanità nella sua Calabria
di Fiore Isabella
Onorevole Presidente Occhiuto,
Le scrivo non per segnalarle un disagio ormai consuetudinario nella Sanità Pubblica in una Regione, la Calabria, ormai incagliata negli scogli dei bisogni da non lasciare spazio ad un minimo rigurgito di speranza. Le criticità, che indubbiamente non sono nate nel momento in cui Lei è stato promosso ammiraglio in questa terra di mare, investono i cittadini comuni, quelli che non staccano assegni e non inviano bonifici alle attrezzate ed accoglienti strutture sanitarie private. Le racconto due episodi che mi hanno visto protagonista nei giorni scorsi e che segnalano il grado di inadeguatezza in cui è stato ridotto il sistema sanitario pubblico.
Dopo mezz’ora di attesa il medico rientrava portando a termine, con reciproca soddisfazione, l’accertamento diagnostico.
Il giorno dopo sono stato accompagnato da mio figlio, che per l’occasione sospendeva il suo impegno da partita Iva, all’ospedale di Soveria Mannelli per sottopormi a visita nefrologica ambulatoriale con appuntamento alle 9,40. Trascorsa quasi un’ora senza che qualche operatore si degnasse di avvisare del ritardo (non dico per scusare l’azienda per l’imprevisto), giungeva finalmente la nefrologa alla quale manifestavo le mie perplessità sull’assenza di rispetto per i pazienti costretti ad aspettare Godot. La dottoressa, sensibile alle mie osservazioni ma visibilmente infastidita, mi rendeva edotto del fatto che, essendo contemporaneamente impegnata con i degenti dializzati e con le visite ambulatoriali, aveva preferito (a posteriori, dico giustamente) attenzionare i primi e far attendere i secondi.
La costante dei due racconti è l’assottigliarsi degli organici di fatto che costringono i medici a far convivere i principi di Ippocrate con la pratica ormai essenzialmente peripatetica