Calabria corrotta. Occhiuto, il traditore è Ferraro e dietro di lui c’è il “fuoco amico”: protagonisti e retroscena

A questo punto della storia, con la pressione mediatica che inevitabilmente tende a salire di nuovo dopo la solita, ennesima pagliacciata “travestita” da sondaggio (farlocco) del parassita che governa la Calabria, è più che giusto interrogarsi a fondo sugli “spifferi” che hanno caratterizzato tutta la vicenda giudiziaria di corruzione che dal 6 giugno in poi ha coinvolto Roberto Occhiuto e alcuni pezzi del suo cerchio magico.

Riavvolgendo il nastro degli eventi, è impossibile non ricordare, anche se i diretti interessati vorrebbero rimuoverlo dalla lista degli avvenimenti, che già domenica 8 giugno si registrava il primo “spiffero”, anche se non conteneva informazioni sulla vicenda di Occhiuto in particolare ma solo un generico richiamo ad un “terremoto giudiziario” all’interno del quale tuttavia non poteva non esserci anche questa storia. E che poteva essere stato “spifferato” solo da… qualcuno che lo sapeva perché avvisato direttamente dalla procura di Catanzaro o da chi aveva “pilotato” l’inchiesta.

VOCI DI TERREMOTO GIUDIZIARIO (https://www.lacnews24.it/politica/voci-di-un-terremoto-giudiziario-sulla-calabria-una-nuova-inchiesta-mette-in-ansia-la-politica-regionale-u093dcnl)

Tre giorni dopo, la sera dell’11 giugno, Occhiuto annuncia urbi et orbi di aver ricevuto un avviso di garanzia con l’ipotesi di reato di corruzione dalla procura di Catanzaro. In realtà, come sapremo successivamente, non è un avviso di garanzia ma una semplice richiesta di proroga delle indagini ma tant’è…

Passa appena qualche ora ed ecco che – il 12 giugno – il quotidiano Domani assurge alla ribalta delle cronache perché pubblica e per giunta a puntate per diversi giorni, praticamente “in esclusiva” quanto è contenuto in un decreto di perquisizione a carico di due soggetti del cerchio magico di Occhiuto ovvero Paolo Posteraro ed Ernesto Ferraro.

Il primo inevitabile sospetto che si fa strada tra gli addetti ai lavori riguarda la netta sensazione che Occhiuto sia vittima di “fuoco amico” dal momento che l’opposizione tace sgomenta e che la procura di Catanzaro non è certo frequentata da “toghe rosse”. Ma Domani, il giornale edito da De Benedetti, non è proprio un giornale fllogovernativo e quindi la situazione sembra realmente ingarbugliata. Chi ha dato le carte al giornale? La procura di Catanzaro non avrebbe davvero nessun interesse a divulgare le notizie e allora ogni giorno che passa e ogni notizia “riservata” che viene urlata dal giornale di De Benedetti fa crescere il sospetto che ci sia di mezzo qualcuno interno al centrodestra che non vuole la ricandidatura di Occhiuto alla Regione Calabria.

Anche all’interno del governo ci dev’essere imbarazzo e così tra il 13 e il 14 giugno escono due articoli molto critici contro Domani, prima su Il Giornale e poi su Libero, entrambi smaccatamente al servizio del governo Meloni. La tesi esposta sia da Felice Manti sia da Brunella Bolloli chiama in causa il cosiddetto “metodo Striano” ovvero il dossieraggio che individuati soggetti vicini alla Guardia di Finanza utilizzerebbero per sputtanare soggetti attenzionati su media compiacenti. Insomma, Occhiuto sarebbe vittima di dossieraggio.

Metodo Striano su Occhiuto. I dossier contro l’azzurro

di Felice Manti

Fonte: Il Giornale (https://www.ilgiornale.it/news/politica/metodo-striano-su-occhiuto-i-dossier-contro-lazzurro-2494076.html)

Il «metodo Striano-Domani» colpisce anche in Calabria. Dietro l’avviso di garanzia al governatore Roberto Occhiuto per corruzione ci sarebbe un articolo del quotidiano di Carlo de Benedetti di qualche anno fa, legato a una segnalazione di operazione sospetta di Bankitalia per un bonifico tra alcuni collaboratori del numero due di Forza Italia. È lo schema che abbiamo imparato a conoscere con l’ufficiale Gdf Pasquale Striano: la Sos su un politico considerata innocua (21mila euro tra un bonifico e un assegno) viene girata ai giornalisti che scrivono un pezzo che diventa notitia criminis per la Procura. E il gioco è fatto. È successo con il ministro della Difesa Guido Crosetto, la cui denuncia ha innescato la vicenda del dossieraggio di cui Striano sarebbe epicentro dentro l’Antimafia con il sostegno dell’allora pm Antonio Laudati e la consapevolezza dell’allora numero uno Federico Cafiero de Raho, oggi senatore M5s. L’indagine partita da Perugia è a Roma, ma questa sarebbe un’altra storia. Se non fosse che le due Sos sugli Occhiuto non le avesse fatte Striano, come emerge dalle carte il 15 aprile e il 14 giugno del 2021. Non si sa con certezza chi siano gli altri indagati. Oltre Posteraro – caposegreteria della compagna di Occhiuto, la sottosegretaria Matilde Siracusano – nel mirino dei pm ci sarebbe un altro manager pubblico, tale Ernesto Ferraro (numero uno di Ferrovie della Calabria), Delle altre due persone non si conosce ancora l’identità, chissà non venga fuori da qualche indiscrezione di stampa. Il Domani in edicola ieri è informatissimo, riferisce di «informazioni col contagocce dalla Procura» (e meno male che sono così rarefatte…) e voci assai insistenti nei corridoi della politica calabrese sull’inchiesta che circolavano da mesi…

Del secondo pezzo, praticamente uguale, pubblichiamo solo le coordinate per chi volesse approfondire. Occhiuto indagato? Toh, “Domani” sapeva già tutto

di Brunella Bolloli – Fonte: Libero (https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/42965429/roberto-occhiuto-indagato-domani-sapeva-gia-tutto/)

Insomma, la destra di governo cerca di mettere le mani avanti in maniera quasi “militaresca” con due pezzi praticamente identici, che portano avanti la stessa linea. Il governo non solo non c’entra niente ma è vittima come Occhiuto di “dossieraggio”. Della serie: excusatio non petita, accusatio manifesta.

A dire il vero, però, Occhiuto non sembra farsi incantare da queste spiegazioni e sia nell’intervista che rilascia a Porro sia nella conferenza stampa a Catanzaro non cavalca la tigre del dossieraggio anche se se la prende con Domani che sembra la “cancelleria del Tribunale”. Ma dalla sua conferenza stampa appare abbastanza chiaro che ormai da giorni sia alla caccia degli orditori del “gombloddo” contro di lui e del traditore che ha fatto finta di essere suoi amici e poi ha passato le carte al giornale di De Benedetti. E non fa cenno a nessun dossier e a nessuno “Striano”.

Inevitabile poi la difesa della procura di Catanzaro e quindi del procuratore Salvatore Crucio, che viene intercettato dai cronisti a Lamezia, in occasione del festival Trame.

“Nessuna indagine telecomandata, nessuna indagine a orologeria”, ha detto Curcio. “Ho sentito che noi avremmo consegnato gli atti al Domani. Noi non siamo adusi a dare carte a chicchessia… che interesse avremmo avuto a farlo?. Nella vostra professione, sapete bene come sono andate le cose. L’ufficio di procura non ha nessun interesse in questo. Abbiamo proceduto con una parallela indagine, con il compimento di attività di indagine, in particolare con i decreti di perquisizione nei confronti di altri soggetti. La legge Cartabia ha modificato l’articolo 352, e ora bisogna giustificare ogni atto. Se qualcuno ha ricevuto l’atto e lo ha diffuso tramite chi lo rappresenta legalmente, non è un problema della procura”, ha concluso il magistrato.

La conclusione più che logica è lapalissiana ma il Domani non può farci sapere chi è stato perché non può rivelare le sue fonti.

Ce lo fa sapere invece lo stesso Curcio, che ribadisce: “È chiaro che chi ha ricevuto quell’atto evidentemente lo ha diffuso attraverso il suo legale. Non la procura che non ha nessun interesse”. E quindi le carte possono essere state diffuse o da Posteraro o da Ferraro. Più o meno la stessa cosa che è accaduta con la fuga di notizie di domenica 8 giugno, questa volta non sul Domani ma su un giornale calabrese, definito la corazzata dell’informazione… E le due fughe di notizie sono verosimilmente collegate. Ma ci torneremo alla fine di questa piccola inchiesta, non oggi. 

Adesso è importante capire chi è il traditore e Occhiuto, sul punto, sembra avere ben pochi dubbi: “assolve” Posteraro (del quale poi si scopriranno risentimento e astio nelle successive intercettazioni) e punta il dito su Ferraro, spingendosi addirittura a dire che aveva già deciso di non rinnovargli l’incarico alle Ferrovie. Ma ancor più dell’Occhiuto pensiero il particolare che ci apre definitivamente gli occhi è quello relativo al resoconto del Domani, che ignora completamente la parte della conferenza stampa nella quale Occhiuto scarica Ferraro. E allora, nasce qualche legittimo dubbio e non solo sul rapporto tra Occhiuto e Ferraro.

Ernesto Ferraro è solo uno dei tanti faccendieri che in questi anni hanno denunciato Iacchite’ e di conseguenza nel Tribunale di Cosenza è in corso un processo. Il caso o magari la sorte ha voluto che il 18 giugno scorso fosse in calendario un’udienza e allora abbiamo avuto modo di verificare il nome dell’avvocato che cura le questioni legali del Ferraro.

Ebbene, il legale di Ferraro è Roberto Eustachio Sisto, del foro di Bari, figlio del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, titolare dello storico studio legale ed esponente di spicco di Forza Italia fino al punto di entrare nel governo Meloni. Sì, avete capito bene. L’avvocato che potrebbe avere passato le carte dell’inchiesta a Domani, attingendo dal decreto di perquisizione nei confronti di Ferraro, è diretto discendente addirittura del viceministro della Giustizia. E’ del tutto evidente che l’operazione non è stata condotta direttamente da lui ma è altrettanto evidente che i documenti potrebbero provenire come fonte principale proprio dallo studio legale nel quale opera Sisto.

Una circostanza che rappresenterebbe la prova perfetta del “fuoco amico” contro Occhiuto, dal momento che pubblicando gli atti dell’inchiesta si è creato un gran casino mediatico che ha creato gravi problemi al presidente della Regione, che magari aveva pensato di chiudere la questione con il video affidandosi alla discrezione della procura. E invece, da quando Domani ha iniziato la pubblicazione a puntate, Occhiuto è finito nel frullatore e deve aver capito ragionevolmente presto quello che abbiamo capito anche noi. Quello che è certo è che Ferraro l’ha tradito e in questa opera di “fuoco amico” ha calato l’asso di… Sisto.

Il viceministro Sisto ha fatto parte a lungo della corrente del partito che si richiama alle posizioni di Licia Ronzulli ed è contrapposta a quella maggioritaria che fa capo al segretario Tajani. Le cronache politiche riportano gli echi degli scontri in Puglia tra le due fazioni. Ma ultimamente – più o meno da un anno – c’è chi lo accusa di avere cambiato “giacchetta” e di essersi avvicinato molto a Gasparri rinnegando addirittura il garantismo nell’ottica di incidere a favore di Tajani in Puglia. Ma si sa che nei partiti come Forza Italia il gioco delle correnti cambia a seconda di come tira il vento. E in ogni caso, per non lasciare nessuna traccia e rendere difficile la sua individuazione, le carte sono state passate a un giornale che non è certo filogovernativo o di destra come Domani. Epperò qualcosa non ha funzionato… Ma vediamo in dettaglio chi è Francesco Paolo Sisto.

LA BIOGRAFIA DI SISTO

Barese, classe 1955, figlio del penalista barese Eustachio Sisto (del quale il figlio porta il nome), nel 1978 si è laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e la lode presso l’Università di Bari discutendo una tesi in diritto penale con il professor Renato Dell’Andro del quale è stato discepolo per la didattica e la ricerca universitaria. Procuratore legale dal 1981 e avvocato cassazionista dal 1995, dopo una breve esperienza di professore a contratto presso la facoltà di Economia dell’Università di Bari, dal 1994 è docente del corso di sicurezza e salute del lavoro presso il Politecnico di Bari. Ha  ricoperto  incarichi di docenza anche alla Facoltà di Medicina e alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari. E’ autore di numerose pubblicazioni scientifiche e continuativamente relatore in convegni giuridici inerenti a problematiche di matrice penalistica. Avvocati da tre generazioni, Sisto è titolare di uno studio legale che prende il nome dalle sue iniziali – FPS -, con sedi a Bari e Roma, con un team di oltre venti avvocati.

Eletto deputato nel 2008 e confermato nel 2013 con il Popolo delle Libertà, aderisce a Forza Italia e nel 2018 e nel 2022 è rieletto alla Camera dei Deputati sotto le insegne azzurre. Dal 21 marzo 2018 al 4 marzo 2021 è stato membro, con il ruolo di capogruppo per Forza Italia, della I Commissione Affari Costituzionali della Presidenza del Consiglio e Interni; dal 25 ottobre 2019  al 31 marzo 2021 è stato componente della Giunta per le Autorizzazioni a procedere.

Dal 25 febbraio 2021 al 21 ottobre 2022 è stato Sottosegretario di Stato alla Giustizia. Il 25 settembre 2022 è stato eletto al Senato della Repubblica (Uninominale – Circoscrizione Puglia – Collegio 2). Dal 31 ottobre 2022 al 15 dicembre 2022 è stato Sottosegretario di Stato alla Giustizia e dal 15 dicembre 2022 è stato nominato viceministro affiancando di fatto il ministro Carlo Nordio. E’ Responsabile Nazionale del Dipartimento Affari Costituzionali e del Dipartimento Giustizia di Forza Italia e coordinatore di Forza Italia Bari.

Il coinvolgimento sia pure indiretto dell’avvocato Sisto pone seri interrogativi anche sull’influenza del governo nei confronti della procura di Catanzaro. Salvatore Curcio può dire quello che vuole, può e deve giustamente chiamarsi fuori dalle responsabilità dirette degli “spifferi” ma non convince nessuno quando afferma che l’indagine non è telecomandata o pilotata. Grazie a Dio abbiamo le conoscenze giuste per capire e tutto ruota adesso sul seguito dell’inchiesta da parte della procura catanzarese.

Il boss della sanità privata calabrese Potestio a spasso con Occhiuto e i suoi scagnozzi

Tutti capiscono agevolmente che alla pista delle ferrovie e dei trasporti è strettamente legata quella della sanità privata, dove agisce e opera la figura centrale del cerchio magico di Occhiuto, vale a dire Carmine Potestio. Inutile dire che da quando ha saputo chi è che potrebbe avere passato le carte a Domani, Occhiuto non solo non è sereno ma è ancora più seriamente preoccupato. Evidentemente gliel’hanno giurata e a questo punto può solo cercare di contenere i danni, altro che chiacchiere e video. Restano ancora da approfondire, è chiaro, i legami che sono alla base del rapporto tra Ernesto Ferraro e lo studio legale Sisto ma per il momento ci fermiamo qui anche se è facile capire che stiamo andando a parare nel fantastico mondo dell’Aci, Automobile Club d’Italia. Il fatidico ramo trasporti che porta dritto alla sanità privata, nel cuore del potere di Roberto Occhiuto.