di Santo Gioffrè
Io elevo voti a tutte le forze di opposizione al Consiglio Regionale, alla luce di ciò che è accaduto, di gravità inaudita, sintomo di una pericolosissima deriva maniacale di onnipotenza e di un ipertrofico senso dell’Io dominante, affinché CHIEDANO E PRETENDANO, immediatamente, le DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE ON ROBERTO OCCHIUTO. Il mancato rispetto dovuto alla Istituzione che dirige, al Popolo che l’ha votato e alle leggi che modulano il corretto rapporto di fiducia che deve intercorrere tra chi governa una Regione, perché il maggiormente votato, e il Popolo Calabrese, impone che Occhiuto lasci, senza altro minuto in più, per sano esercizio di democrazia, la carica di Governatore della Regione Calabria.
Il Presidente Roberto Occhiuto, al di là della sussistenza di prove di reato, delle quali nella c’importa, ha abusato del suo ruolo cavalcando il senso di smarrimento di un’opinione pubblica, per lo più disorientata, sperduta, incapace di processare le scarne notizie che trapelano, imponendo l’arroganza del capo che indica sopra di lui solo l’asservito Dio. Occhiuto, scavalcando prassi e doveri precisi, in pieno delirio di onnipotenza, ha completamente snobbato il Consiglio Regionale, organo di suprema sovranità popolare, dove aveva il dovere di portarsi a relazionare, rendere edotti i Consiglieri Regionali e le popolazioni della Calabria, circa i fatti che lo riguardano.
Invece, veleggiando sopra ogni sana regola, si rivolge, persino prima di sapere di cosa sia accusato, alla platea mediatica amica, tramite una tv nazionale e si auto-assolve senza nulla dire o domandare ai Consiglieri Regionali e all’Opinione Pubblica Calabrese.
Forse, da giustizialista e che applaudiva, sempre, solo per sano cerchiobottismo, le operazioni che la Magistratura portava avanti, senza, mai, domandarsi il dramma della messa alla gogna che causa devastazioni psicologiche e fisiche tra gli innocenti, e memore del bel passato tra amici, sa la differenza che corre tra i trattamenti subiti da altri, ed io fui tra questi, quando fummo massacrati e trascinati, impastoiati con invisibili catene, innanzi al pubblico ludibrio, pur essendo totalmente innocenti, solo per esserci opposti alle storture del Potere che ha distrutto la Calabria e il Potere stesso, che premia e rende immortali i suoi fedeli esecutori, mettendogli in testa corone e convincendoli che solo il Padreterno potrà togliergliele.









