Calabria. Crepe e malumori nel centrodestra. Due stop (inaspettati) in Consiglio e già si parla di risiko…

Due stop (inaspettati) e una (quasi) certezza: il centrodestra calabrese non versa in perfette condizioni di salute. E anche se parlare di crisi oggi appare esagerato, le spie di un malessere diffuso nello schieramento di governo affiorano periodicamente in maniera carsica. Prova ne è la doppia frenata – tra novembre e marzo – in Consiglio regionale sull’istituzione di due nuove Agenzie, la ReDigit per il digitale (voluta da Fratelli d’Italia) e l’Agenzia per l’energia Arec (sponsorizzata da Azione). Le assenze nelle fila della maggioranza hanno reso impossibile il raggiungimento del quorum dei due terzi dell’Aula, rendendo di fatto vano il “soccorso rosso” arrivato da alcuni esponenti dell’opposizione come Ferdinando Laghi e Francesco Afflitto. Ora, sul varo delle riforme attese non dovrebbero esserci particolari dubbi, ma intanto i due dossier per la terza volta torneranno a Palazzo Campanella, a conferma di uno start non proprio agevole.

Altri banchi di prova si stagliano all’orizzonte: sono quelli rappresentati dalle cosiddette autoriforme – l’introduzione del consigliere “supplente” e il tetto al numero degli assessori esterni al Consiglio regionale – che sono adesso in stand-by dopo alcune perplessità espresse dai responsabili dei principali partiti della coalizione e anche dal governatore Roberto Occhiuto, favorevole a limiti meno stringenti sugli “esterni” nell’esecutivo regionale.
Le incertezze registrate sull’asse Cittadella-Astronave si ripercuotono anche sui territori. Non è un caso che nei principali centri chiamati al voto tra qualche settimana – su tutti Lamezia Terme e Rende – il centrodestra non abbia ancora imboccato una strada precisa. Tra veti incrociati, difficoltà di dialogo e valutazioni infinite, i colonnelli della coalizione stanno accumulando un ritardo importante, confermando un trend preoccupante.

Già, perché a conti fatti, il centrodestra ha perso in tutte le grandi città chiamate al voto negli ultimi tre anni (Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Corigliano-Rossano solo per citare le più “clamorose”, ndr). Attualmente tutti e cinque i capoluoghi di provincia e la “capitale” della Sibaritide sono guidati da sindaci di area progressista.

E se la coalizione è riuscita a strappare la guida dell’Anci Calabria con Rosaria Succurro, molto resta da fare sul fronte della costruzione di un solido fronte di primi cittadini capace di assumere la guida di città importanti. “Non è un problema di classe dirigente, ma solo di circostanze poco favorevoli”, tagliano corto alcuni maggiorenti del centrodestra. Ma più indizi fanno una prova ovvero confermano un trend sotto gli occhi di tutti. Il centrosinistra. pur essendo minoranza nel Paese e in regione, mostra una certa vitalità sui territori. In tale direzione il test elettorale della prossima primavera rappresenta un fondamentale banco di prova per misurare le potenzialità dell’ampio fronte progressista. Alle urne andranno pure altri centri importanti come Cassano Jonio e Isola Capo Rizzuto, dove è previsto l’eventuale doppio turno e dove i principali partiti presenteranno i loro simboli. La battaglia è politica ma anche dall’alto valore simbolico. Si tornerà al voto a Scilla e a San Luca dopo il commissariamento per infiltrazioni mafiose. Nel centro dell’Aspromonte, patria del grande scrittore Corrado Alvaro, si gioca una partita fondamentale per la tenuta del sistema democratico. Tant’è che la commissione parlamentare antimafia ha proposto di mettere a disposizione un parlamentare come candidato a sindaco in assenza di aspiranti alla fascia tricolore. Fonte: Gazzetta del Sud