Calabria e Cuba. La doppia morale della politica e la “lezione” di Gino Strada

FOTO DI ANDREA ROSITO

“La Calabria non è l’Afghanistan”. Così, nel non lontano novembre 2020, tuonò il presidente Nino Spirlì per contrastare la nomina di Gino Strada a commissario della sanità in Calabria. E alla trasmissione La Zanzara su Radio 24 aggiunse: “La Calabria è una regione dell’Italia. Qua non abbiamo bisogno di missionari di nessun tipo”. Ora il suo successore Roberto Occhiuto, presidente sempre dello stesso schieramento politico di centrodestra, annuncia al popolo calabrese l’arrivo dei medici cubani. Si potrebbe dire che la Calabria non è l’Afghanistan, ma purtroppo nemmeno Cuba, e che, contrariamente alle affermazioni di Spirlì, per il nostro presidentissimo Robertino Occhiuto abbiamo bisogno di missionari del terzo mondo provenienti da regimi che lui e il centrodestra hanno sempre schifato e messo all’indice come esempio di dittatura, soprusi e violazione di tutte le libertà.

Per fortuna che noi italiani non abbiamo lunga memoria, altrimenti ci ricorderemmo i commenti sarcastici e irridenti all’arrivo dei medici cubani che Cuba offrì all’Italia in piena emergenza Covid per gestire l’ospedale di Crema e poi anche a dare una mano in Piemonte. La “dittatura cubana”, denunciarono giornali e esponenti politici del centrodestra, aveva messo in piedi un’operazione propagandistica mirata a darsi un’immagine solidale e nascondere le sofferenze del popolo cubano.

Oggi tutto questo è dimenticato, per il nostro presidente è un grande successo e una svolta nella politica sanitaria calabrese. Se un fatto simile fosse accaduto in qualunque altra regione italiana, il presidente autore di simile atto sarebbe stato preso a pedate e inseguito con male parole. Il fatto è la dimostrazione di come la sanità calabrese sia stata letteralmente spolpata da tutti, destra, centro e sinistra. Dove tutti hanno fatto i propri interessi di parte e questo fatto è la  conclusione di decenni di sperperi, intrallazzi, commistioni pubblico e privato, di come sulla sanità si siano create fortune di prenditori e di amici degli amici dei politicanti e amministratori di turno. Verrebbe da concludere che a una dittatura sta più a cuore la salute dei suoi cittadini rispetto a noi occidentali.

Roberto Occhiuto dice che l’accordo sancisce l’inizio di una nuova pagina della sanità calabrese, purtroppo non è così, è la solita routine, la solita musica, il solito balletto.

La strada nuova sarebbe stata se a suo tempo Spirlì e il centrodestra non si fossero opposti alla nomina di Gino Strada e se il Pd non avesse lavorato sotto banco per impedirla a Roma perché la volontà era di mandare qualche oscuro commissario emiliano bersaniano e stumpiano o giu’ di li’ a eseguire gli ordini romani.

Nel suo libro postumo, UNA PERSONA ALLA VOLTA, Gino Strada dedica un capitolo a quella vicenda del commissariamento e  alla vicenda dell’Ospedale di Cariati che Emergency aveva dato la sua disponibilità a riaprire e riattivare e scrive.

Il Vittorio Cosentino, l’ospedale di Cariati, provincia di Cosenza, è stato chiuso un ottemperanza al piano di rientro nonostante avesse i conti in attivo. Dopo il decreto di chiusura, quasi tutti i servizi sono stati smantellati e sono sopravvissuti solo alcuni ambulatori, un punto di primo intervento e una residenza per anziani. Il pronto soccorso più vicino è a Corigliano-Rossano, a quaranta minuti di distanza, il secondo a Crotone, a circa un’ora. Nessuno dei due ospedali ha l’unità di emodinamica: in caso di infarto o di ictus, la situazione si fa complicata perché bisogna andare a Castrovillari, una novantina di chilometri sulla statele 106. Ottantamila persone, che diventano duecentomila d’estate, non hanno un ospedale vicino.

In compenso ci sono tre cliniche private.

Per Emergency sarebbe stato uno sforzo enorme, ma ci era sembrata un’occasione irripetibile. Prendere in gestione l’ospedale ci avrebbe permesso di mettere alla prova in Italia il nostro modello di sanità: cure gratuite ed efficaci senza profitti e senza sprechi.

Diedi la nostra disponibilità al commissario e a qualunque interlocutore incontrassi, ma nessuno raccoglieva la proposta.

“Ci abbiamo provato” mi viene da dire guardando quei mesi girati a vuoto fra troppe risposte mancate. Abbiamo allestito e gestito per qualche mese un secondo reparto Covid presso l’ospedale di Crotone come ci era stato chiesto, e niente più.

A volte, è più facile aprire un ospedale a Kabul”.

Ecco, se il niente più denunciato da Strada fosse stato riempito di impegni, di obiettivi, di iniziative concrete sia da parte del governo centrale che da parte della Regione Calabria ora certamente non avremmo avuto la necessità di rivolgerci ai medici cubani e la sanità avrebbe iniziato a percorrere una strada nuova. E sapete quanti medici italiani avrebbero fatto la corsa a venire a lavorare in Calabria. Ma  purtroppo in Italia la sanità pubblica viene relegata sempre piu’ solo nella Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. E in Calabria l’articolo 32 è da sempre un illustre sconosciuto.