Calabria. Elezioni 2025, il governo a guida Occhiuto esce a pezzi dalle urne: costruiamo un Fronte Popolare di Salute Pubblica (di Santo Gioffrè)

di Santo Gioffrè

Ieri, in Calabria, ha vinto altro. Ha vinto la sensazione che si coglie, che vien fuori, che si percepisce e si eleva da ogni minima sfumatura dell’andar del giorno: la repulsione verso questo andazzo arrogante, artificioso, bulimico, spaccone, banale del governo regionale a guida Occhiuto.

Gente che si è venduta la Calabria, la sua sanità, la sua stessa essenza storica/naturalistica, al capitale predatorio, brutale e razzista del Nord Italia, appoggiando l’Autonomia Differenziata e trasformando la Calabria stessa in un bancomat a favore delle multinazionali del cemento e ferro e della sanità privata del quadrangolo d’oro lombardo-veneto-emiliano-straniero. Il tutto, per restare a galla nella gestione del potere, locale e nel rapporto con quelli che governano il niente a livello nazionale, potere che viene gestito all’interno di dinamiche di scambi di reciproci favori ed elargizioni di prebende, piccoli rimasugli caduti dai tavoli dove il taglio della forbice distribuisce i ricchi bottini e lascia toppe di miseria ai miseri, come i Calabresi sono intesi.

Chi ha vinto, però, ad eccezione di belle figure di speranza, sono personalità forti, gente patita, che già hanno dimostrato il valore dell’amministrazione della cosa pubblica. E che pur avendo avuto avversari di destra che hanno umiliato nelle urne, bisognerà capire se ciò potrà essere inteso come l’inizio di quello che ancora manca per innescare la grande rivolta democratica che, impetuosamente, cova sotto le ceneri dove sta poggiata una Calabria morente, ma che non vuol spegnersi.

Certo, ne escono male i cosiddetti partiti di un’opposizione che non è mai esistita, ad eccezione luminosa di pochi. Che stentano a capire che il loro comodo tempo di pseudo avversari felici è finito; che rimanendo chiusi nel loro perimetro di trasversalismo e trasformismo, non si sono accorti che la gente, illuminata dall’ultimo chiarore che appare ai moribondi, non volendo morire, li ha superati e surclassati nella ricerca di un’alternativa contro la compra-vendita antropologica della Calabria.

Speriamo, solo, che ciò che è emerso in queste elezioni non si rinchiuda dentro un egoismo-egocentrismo trasversale ed esasperato. Noi, tutti noi, quelli che abbiamo iniziato un percorso rivoluzionario, oltre rispetto all’insolenza del potere, senza paratie e paraocchi, salutiamo, comunque, le belle novità. E lanciamo un appello contro la staticità delle convenienza per costruire, da subito, un Fronte Popolare di Salute Pubblica Calabrese, perché il tempo è finito. Il tempo della Calabria è finito se non sapremo riappropriarci del nostro tempo.