Calabria Film Commission, la viscida scalata del nipote del Gattopardo: “pedina di scambio” dei fratelli Occhiuto

La scalata del faccendiere cosentino Giampaolo Calabrese alla direzione della Calabria Film Commission era talmente scontata da non essere neanche “quotata” nei corridoi della Cittadella di Germaneto. Calabrese realizza così un “colpaccio” che viene da lontano e che ovviamente poggia tutto sulla sua stranota parentela con l’ex magistrato Mario Spagnuolo meglio conosciuto come il “Gattopardo”, già pm di punta alla Dda di Catanzaro e a lungo procuratore capo di Vibo Valentia e di Cosenza. Ed è proprio da quando il Gattopardo è stato incoronato procuratore capo di Cosenza, a metà del 2016, che è iniziata la scalata del nipote, fino a quel momento “anonimo” organizzatore di concerti e spettacoli.

La scalata è partita dal Comune di Cosenza, individuato da questo squallido arrampicatore sociale come l’ideale trampolino di lancio della sua vomitevole “carriera”. Nel 2017, al culmine dei casini giudiziari di Mario Occhiuto, travolto dalle inchieste sugli appalti spezzatino alle ditte in odor di mafia e sull’appalto mafioso di piazza Fera, l’allora sindaco di Cosenza, per fermare l’attivismo della magistratura, aveva calato l’asso dell’assunzione del nipote di Spagnuolo addirittura con la carica di dirigente del settore Cultura. Ovviamente senza avere neanche i requisiti necessari, ma tant’è…

Se ancora ci fosse stato qualche dubbio in merito al becero clientelismo praticato da Occhiuto per appararsi guai e debiti, utilizzando la sua carica di sindaco, la nomina di Giampaolo Calabrese era stata la fatidica prova provata che qui da noi tutto funziona sempre allo stesso modo e i privilegi sono solo ad appannaggio di chi appartiene alla paranza politica/massonica/mafiosa che governa Cosenza e la Calabria in generale.

A Cosenza continuava nell’impunità più totale e senza la benchè minima vrigogna il classico scambio di favori tra potentati politici, economici, e giudiziari per garantirsi, tra di loro, immunità, guagna e potere. Un do ut des alla faccia dei cittadini che in Calabria possono abbaccagliare quanto vogliono che tanto non gliene frega niente a nessuno. Loro, i potenti, possono permettersi anche di farvelo avanti avanti, come vedremo tra poco e il messaggio per tutti è: zitti e a cuccia.

Tutti sapevano che da quando il precedente procuratore, il prode Granieri era andato via dal Tribunale per raggiunti limiti di età, Occhiuto era rimasto scavallo del suo principale sponsor. Sì, c’era (e c’è ancora) Tridico, e ci sono gli altri servi sciocchi, ma non erano procuratori capi e poi non potevano fare tutto quello che avrebbe voluto il re dei cazzari. E a quel tempo tutti sapevano che la Manzini – ovviamente isolata – stava indagando sulla corruzione dilagante a Palazzo dei Bruzi targata Mario Occhiuto e compari,

Nel mirino c’erano i vari Potestio, Cucunato e Pecoraro, il trio dell’intrallazzo, fedele ad Occhiuto, che ha distratto dalle casse pubbliche quasi 8 milioni di euro con determine farlocche e appalti spezzatino dati a ditte amiche e mafiose. Un grave reato che a Cosenza, da 30 anni a questa parte, nessuno della procura ha mai perseguito. L’inchiesta – pacchianamente boicottata – della Manzini era la prima in assoluto. Ed è per questo che Occhiuto si era dato da fare per vedere come apparare la questione e come sostituire il ruolo di Granieri che gli garantiva la possibilità di poter commettere tutti i reati che voleva. Pensa che ti ripensa, mmasciata dopo mmasciata ecco che Occhiuto tirava fuori l’asso dalla manica.

Mario Spagnuolo
Mario Spagnuolo

Dopo una cordiale interlocuzione con il procuratore capo di Cosenza, e dopo aver stabilito i termini dell’accordo, aveva deciso di nominare dirigente alla Cultura il nipote del dottor Spagnuolo: Giampaolo Calabrese, già titolare delle attività del Castello.

Un ruolo da 70/80 mila euro all’anno, senza sommare gli introiti che gli derivavano dalla gestione del Castello che, ricordiamolo, è un bene pubblico. Avete capito? Sono sempre gli stessi che mangiano e si coprono a vicenda. La mamma di Calabrese (che Dio l’abbia in gloria!) e la moglie del procuratore capo di Cosenza (che la Madonna la guardi sempre!)  sono sorelle. Sempre lo stesso schifo. Solo i figli, i nipoti e i parenti dei malavitosi istituzionali vanno avanti a Cosenza, per tutti gli altri solo fame e miseria. Che bisogno c’era di questa nomina? Giampaolo Calabrese non era mica per strada, aveva già un bel lavoro che gli permetteva di guadagnare tanto e di fare la bella vita. Ma evidentemente non bastava. Così Occhiuto e Spagnuolo si erano messi d’accordo per questa nomina in cambio dell’impunità per tutte le sue malefatte e quelle dei suoi amici. Io ti assumo il nipotino e tu blocchi tutto.

Stendiamo un velo pietoso sulla credibilità del Tribunale di Cosenza, ormai conosciuta anche a livello nazionale. Fanno tutto in famiglia. E il bello di questa storia è che in quel periodo – dal 2017 e fino quasi alla fine del 2019 – Giampaolo Calabrese si è firmato da solo determine, si è assegnato da solo denaro pubblico per poi spenderlo dentro la sua attività “privata” ovvero il Castello. Ad esempio: firmava la delibera per i musicisti XXX che pagavamo noi, e poi lui li faceva suonare al Castello, nella sua attività privata, prendendosi l’incasso. Avete capito? Non c’è niente da fare, Cosenza è e resterà per sempre una zona franca per malandrini e mafiosi istituzionali, un feudo intoccabile, dove non esiste né Legge né Giustizia.

Con l’acquisto del dottor Spagnuolo, Occhiuto si era garantito tutta l’impunità possibile e immaginabile. E soprattutto ha continuato a rubare, intrallazzare, corrompere tranquillamente perché, dopo l’assunzione del nipote, il procuratore Spagnuolo, non poteva dirgli più niente. Per i più curiosi è stato un “regalo” da circa 200.000 euro all’anno (tra lo stipendio di dirigente e gli incassi del Castello, senza contare lo sgobbo sulle determine). E’ così che funziona, e tutti lo sapete. Questi, purtroppo, sono FATTI.

E per dire il vero neanche i più accaniti lecchini se ne erano usciti con cazzate del tipo: se lo merita questo incarico perché è un ragazzo capace o altro. Erano rimasti muti e interdetti persino loro, pensate un po’…

Il nipote di Spagnuolo

Giampaolo Calabrese era stato nominato dirigente solo ed esclusivamente perché è il nipote del procuratore capo. Finita la pacchia, grazie all’inevitabile dissesto finanziario causato da un saccheggio senza precedenti alle casse del Comune, il nipote del Gattopardo ha continuato imperterrito la sua scalata passando dal Comune di Cosenza alla Regione Calabria con la povera Jole Santelli, che prima l’ha nominato nel suo staff e poi l’ha lanciato alla Calabria Film Commission. Morta Jole, Calabrese non ha avuto nessun problema a continuare i suoi affari con il capo dei capi e re dei parassiti. E oggi è arrivata l’agognata e scontatissima nomina a direttore della “cassaforte” di Occhiuto e compari. E tutti i salmi finirono in gloria.