Il giornalista Pasquale Motta ha esternato ancora rispetto al passaggio dei giornalisti Pablo Petrasso e Alessia Truzzolillo dal Corriere della Calabria a LaC. Il suo pensiero non appare su FB ma è certamente apparso sul suo blog Alibante almeno per qualche ora. Poi sembra essere sparito e sulle motivazioni, tra le righe, il giornalista annuncia approfondimenti. Ma non c’è dubbio che il suo sfogo sia di quelli che lasciano il segno e scatenano polemiche. O meglio mettono a nudo quanto possano essere sfacciati alcuni soggetti che ancora si spacciano per “giornalisti d’inchiesta”. Viene un po’ da ridere ma questa è…
Il paradigma: le accuse di mafiosità a Maduli lanciate dai due cronisti in passato diventano criterio di professionalità, a detta dello stesso editore del network vibonese.
di Pasquale Motta
Questi che vedete in foto (in alto) sono solo alcuni dei titoli che due notisti del Corriere della Calabria dalle colonne del loro giornale in questi anni hanno indirizzato all’editore di LaC Domenico Maduli e alla sua compagna Maria Grazia Falduto, direttore generale del gruppo. I due cronisti in questione sono Pablo Petrasso e la moglie Alessia Truzzolillo. Da qualche giorno questi due eminenti colleghi sono approdati a LaC. Cioè sono diventati dipendenti di Maduli. Per averlo anticipato e svelato criticamente qualche giorno fa, mi sono beccato una contestazione disciplinare e 5 giorni di sospensione con decurtazione dello stipendio che si sono aggiunti a quelli comminati per aver chiesto in diretta trasparenza sul destino del format Dentro la notizia. Non escludo che anche questo post mi costerà altri provvedimenti o tentativi di mettermi a tacere manu militari. Me ne farò una ragione. Nel caso, li discuteremo con un giudice e, per fortuna, ce ne sono diversi più vicini di Berlino. Tra l’altro, ci sono altri provvedimenti attuati dall’editore contro di me in questi giorni e, credetemi, sono molto più gravi dei giorni di sospensione. Nel merito di queste vere e proprie ritorsioni, parleremo quando saranno maturi i tempi.
Ma torniamo allo sbarco dei giornalisti Pablo Petrasso e Alessia Truzzolillo nel network di LaC. Il primo definito l’erede professionale di Paolo Pollichieni, la seconda prediletta da Nicola Gratteri. Ma sicuramente questa circostanza non ha pesato nella decisione dell’azienda editoriale di assumere i due cronisti. Il network di LaC e il suo editore sono gente “libera” da condizionamenti. Per i due neo acquisti, Maduli, l’editore di LaC, era un imprenditore vibonese in odor di mafia. Lo hanno scritto in tutte le salse per anni. L’editore di LaCNews24 ha in corso un procedimento di risarcimento civile proprio per quelle accuse.
Eppure, l’altro giorno, se ne stavano tranquillamente seduti, invitati alla prima della presentazione del nuovo direttore responsabile della testata, negli studi televisivi, insieme ad alcuni selezionati colleghi del gotha redazionale. Petrasso e Truzzolillo, coppia anche nella vita, non erano perfettamente a proprio agio, seduti in quegli stessi studi sui quali, per anni, hanno scritto che fossero il risultato di proventi poco trasparenti dell’editore.
La circostanza ha fatto un certo effetto, anche tra noi giornalisti. Petrasso e Truzzolillo, infatti, non si sono solo limitati a scrivere contro l’editore della testata per la quale lavoravamo, ma hanno schifato e disprezzato per anni i giornalisti dell’intero network, solo per il fatto di essere dipendenti di LaC. Ora, con costoro, gli indigeni dovranno condividere la postazione in redazione sotto lo sguardo protettivo delle telecamere interne.
E’ noto che le buone offerte sono sempre misericordiose, in alcuni casi forse anche miracolose, magari sarà l’influenza del Santuario di Mamma Natuzza, ubicato a un tiro di schioppo dagli studi di LaC… Comunque sia, il miracolo si è consumato e Petrasso e Truzzolillo si sono rifugiati sotto l’ala protettiva dell’editore di LaC. Il presidente della Pubbliemme ha giustificato l’ingaggio dei due “fuoriclasse” del cronismo giudiziario di matrice africota, proprio perché ci scrivevano contro, caratteristica questa, secondo il titolare della Diemmecom, indice di altra professionalità.
E deve essere proprio così se coloro che per aver difeso l’azienda editoriale si sono beccati querele, ostilità professionali, personali e politiche, su tutti i fronti, oggi sono destinatari di ritorsioni, contestazioni disciplinari, sospensioni… mentre coloro che hanno definito il titolare del network di LaC mafioso, vengono accolti come grandi professionisti dallo stesso editore vittima di quelle accuse. E’ il mondo alla rovescia che viviamo in questa epoca convulsa dell’editoria calabrese oppure è qualcos’altro?
Magari l’intervento di Mamma Natuzza che alla vigilia di Natale vuole rendere tutti più buoni? Oppure, tanto per rimanere sul mistico, è il frutto dell’intervento diretto di San Gennaro che da Napoli butta comunque un occhio su Vibo Marina? Lascio a coloro che rimangono e che condivideranno la postazione redazionale con questi campioni del giornalismo eroico calabrese, lardua risposta.
Magari a coloro che sono andati cianciando, in questi giorni, di libertà e di innovazione, di invidia o di squadra, di “Noi” o di “singoli” e invece non sono altro che l’espressione del “tengo famiglia” nel migliore dei casi o dell’opportunismo del lobbismo più cialtrone nel peggiore. Questa è la mia opinione libera e personale. Ancora una volta mi appello all’art. 21 della Costituzione italiana.
Tuttavia, una domanda da fare a Petrasso e Truzzolillo mi sorge spontanea: ma l’editore di LaC è ancora in odor di mafia, come avete scritto per anni, oppure ha cambiato profumo? Fatecelo sapere, così che tra una lezione di giornalismo alla cattedra di coraggiosi capitani di redazione e un altra alla scuola di rieducazione anti invidia di certe signore di stanza a Viacondotti, proveremo a rifletterci un po’.