Calabria. La banda di Robertino al 10° piano: il socio, il massone deviato, il falsificatore “ufficiale” e l’uomo-zainetto


Una delle caratteristiche che contraddistingue la famiglia Occhiuto (ahinoi) da Cosenza è quella della menzogna a tutti i costi. I fratelli Occhiuto sono eccezionalmente bravi a intrallazzare e nello stesso tempo a dichiarare con una faccia di bronzo senza eguali che loro “difendono” la legalità. Di Mario il cazzaro, che ha regalato piazza Fera alla ‘ndrangheta, che ha gestito le cooperative con il clan degli zingari facendo pestare chiunque si opponesse ai suoi diktat, che ha elargito milioni e milioni alle ditte mafiose, abbiamo scritto per anni senza – purtroppo – arrivare a quella che sarebbe stata la logica conclusione giudiziaria di un’inchiesta seria. Di Robertino il parassita ci sono meno episodi ma tutti ugualmente gravi come per esempio la truffa alla Consip per “prendersi” i soldi degli appalti per l’energia elettrica grazie a una ditta creata ad hoc e con tanto di “giro di soldi” in famiglia e ultimamente l’affare dell’azienda vinicola finanziato dalla famiglia di boiardi (di stato) dei Posteraro, con tanto di sospetti marchiani di riciclaggio che sono passati addirittura dalle scrivanie di Bankitalia.

Oggi Robertino il parassita strombazza ai quattro venti che le assunzioni alla Regione si faranno tramite Ministeri e Formez e saranno effettuate solo per merito ma è chiaro come il sole che mente spudoratamente e in primis proprio su quelle “assunzioni” che dipendono direttamente da lui e che sono ormai in dirittura d’arrivo. Basta dare un’occhiata a quanto accade tra il decimo e il dodicesimo piano della Cittadella di Catanzaro dove si annida il potere della borghesia massomafiosa che elegge i presidenti di Regione. Al seguito di Occhiuto c’è un vero e proprio staff di “colletti bianchi” del suo rango, che stanno attendendo di essere incoronati ufficialmente suoi “servitori” con tanto di super stipendi da incassare alla faccia dei calabresi onesti.

Paolo Posteraro e Robertino

Il primo che gli scodinzola dietro è proprio il socio fesso dell’azienda vinicola che ha “investito” almeno 4-5 milioni di euro per assicurare a Robertino il paravento di una attività lavorativa, visto che non ha mai lavorato un giorno in vita sua. Si tratta di Paolo Posteraro, che fino a poche settimane fa è stato anche amministratore unico dell’Amaco (per la quale – sputa che ci indovini – è partita la richiesta di fallimento) e che continua ad accompagnarlo dopo aver avuto un incredibile incarico di consulenza ma stavolta insieme al celeberrimo nipote dei boss Di Puppo, al secolo Ernesto Ferraro, alle Ferrovie della Calabria. In  attesa  che  falliscano  anche queste…  E cchi  cci  vo…

Ma non è il solo. A braccetto con Posteraro c’è anche il commercialista “incappucciato” più gradito dal parassita cosentino ovvero Antonino Daffinà, detto Tonino, tra i capi indiscussi (anche per motivi anagrafici ormai) della massoneria vibonese, ampiamente citato nelle ordinanze delle operazioni della Dda di Catanzaro. Daffinà altri non è che il “riciclatore ufficiale” della massomafia calabrese e da anni è il confidente numero uno di Robertino. E anche lui attende una incoronazione ufficiale. Che alla fine è stata barattata con l’incarico di dirigente del personale alla moglie, tale Marina Patrizia Petrolo, intrallazzata anche con il magistrato corrotto Giancarlo Bianchi, che è tornato a far parte del verminaio della Corte d’Appello di Catanzaro.

Giuseppe Nardi

Il terzo invece è uno dei dirigenti “abusivi” che ha sguazzato alla corte di Mario il cazzaro a Cosenza nel ruolo di “firmatutto” e va in giro anche a Catanzaro con il suo inseparabile zainetto. Non a caso si chiama Giuseppe “uomo zainetto” Nardi e anche lui sta lì perché, dopo il dissesto a Cosenza, è rimasto senza uno stipendio fisso. Per ironia della sorte, il parassita lo ha incoronato come “soggetto attuatore” delle norme sul dissesto… idrogeologico, una macchina da soldi che non eroga finanziamenti a nessuno se non ai colletti bianchi della politica. Tanto per capire, prima di Nardi ci sono stati Nello Gallo e Luigi Zinno e non c’è davvero bisogno di aggiungere altro.

Quanto al quarto, tutti hanno già potuto vedere, persino in fotografia, la sagoma imbarazzante di Luciano Vigna, già truffatore fascista in quota Tesi nei magnifici anni Novanta e poi seguace di Mario il cazzaro a Cosenza fino al punto di essere nominato vicesindaco e compilatore ufficiale dei bilanci farlocchi e assurdi del Comune di Cosenza. Vigna conosce tanti di quei “segreti” degli Occhiuto che è praticamente impossibile “farlo fuori” ed ecco che la sua sagoma di stoccafisso spugnato è ormai una costante negli uffici del potere della Cittadella. La voce pressoché univoca è che sarà proprio lui il capo di gabinetto del parassita prestato alla politica. Voce confermata proprio pochi giorni fa dallo stesso diretto interessato: insomma adesso è ufficiale. 

E così, mentre con voce stridula e con il suo molto improbabile “idaliano”, Roberto Occhiuto giura e spergiura che alla Regione non ci saranno assunzioni clientelari, sottotraccia è al lavoro (si fa per dire) per piazzare i suoi clienti nelle strutture regionali. Gli addetti ai lavori hanno già sgamato il metodo che viene usato da questi impostori: senza nessuna pubblicità, si stanno compilando “manifestazioni di interesse” (a nonna ovvero a trucco) per redigere una graduatoria di “uomini di paglia” dalla quale attingere per nominare un paio di dirigenti “esterni” e un paio di dirigenti “interni” che possano giustificare la presenza di questi quattro soggetti alla sua corte. Questi sono i metodi “nuovi” di Robertino il parassita. PS: e quando parla mettetegli i sottotitoli che… non si capisce. Grazie.