Calabria. La “cultura” ai tempi di Occhiu’ tra il Ministero della Verità e il Minculpop (di Pino Tassi)

IL MINISTERO DELLA VERITÀ DI OCCHIUTO

di Pino Tassi

C’è aria di Minculpop in Calabria dopo il varo della nuova giunta regionale da parte di Roberto Occhiuto. Sì, certamente la mia potrà sembrare una esagerazione, non siamo nel fascismo, da poco i calabresi sono stati chiamati alle urne ed hanno rieletto come presidente Roberto Occhiuto. Tutto vero, però bisogna constatare come sempre più Roberto Occhiuto agisce e si muova come il “PADRONE” della Calabria. Nelle sue mani, così come in quelle di tutti i presidenti di regione, si concentra un potere già enorme di suo. Lui, con scelte molto discutibili a livello politico, si è ritagliato un ruolo di decisore assoluto in quasi tutti i campi di azione della Regione.

La sua abilità, nei primi quattro anni, è stata quella di consolidare vecchie politiche economiche e vecchi metodi politici, mantenendo sempre gli interessi consolidati di quegli strati imprenditoriali che spesso sono la palla al piede dello sviluppo calabrese, e nello stesso tempo rivolgersi direttamente al popolo parlando di una nuova Calabria che stava nascendo grazie alle sue iniziative. Iniziative effimere, come il Capodanno Rai o gli spot a Ballando con le stelle, che hanno però avuto l’effetto di catturare l’immaginazione dei calabresi e dare al presidente un alone effimero di novità. Più volte ho parlato della Calabria dello Spettacolo che aveva – e ha – come uno dei punti centrali la Calabria Film Commission e la politica degli eventi, non solo in campo culturale, ma anche in tutti i settori, dai droni, ai battelli, al Vinitaly a Sibari, eccetera.

Oggi, con il varo della nuova giunta, siamo ad un salto ulteriore di qualità. Voi di Iacchite’ avete messo in evidenza la nascita di una giunta con assessori spesso depotenziati, con deleghe importanti trattenute da Occhiuto. E questo in quasi tutti i campi, il turismo ne è l’emblema di questo smembramento. Così come i trasporti e le infrastrutture.

La scelta che però marca il saldo di qualità é l’aver deciso di trattenere la delega della cultura nelle sue mani. La cultura non è un settore qualunque. Un conto è trattenere la delega della protezione civile o del turismo, un conto è trattenere quella della cultura. La cultura è il settore principale dove si evidenzia maggiormente il grado di democrazia è di libertà di un popolo. Va maneggiato con cura e con accortezza. Anche i migliori propositi possono prendere derive inaspettate e pericolose. Sta di fatto che in tutte le altre regioni d’Italia non vi è un altro presidente di centrodestra o centrosinistra che abbia trattenuto nelle sue mani la cultura. Se a questo fatto unisci poi che nella prima giunta si vara un provvedimento per costituire una consulta degli intellettuali che viene presentata come una specie di cabina di regia, allora nasce il sospetto che siamo davanti ad un Minculpop alla calabrese. Il presidente Occhiuto ha dichiarato: “Ho mantenuto per me la delega alla cultura perché ho in animo di portare in giunta la proposta di costituire una consulta alla quale mi piacerebbe aderissero quegli intellettuali calabresi disponibili a ragionare insieme a me sull’offerta appunto di carattere culturale da mettere in piedi in Calabria. In sostanza ho bisogno di persone che sappiano indicare quali siano le strategie culturali più utili ed appropriate per la Calabria”.

Può darsi che le intenzioni siano buone, di certo non lo sarà l’esito. La cultura non può essere catalogata, imbrigliata, o classificata. Non è il potere che deve mettere mano nella cultura e condizionarla. Un conto è un comitato scientifico che nasce per celebrare Saverio Strati o Corrado Alvaro, altra cosa è un comitato che indichi al potere, a chi governa quale cultura è da favorire. In questo modo si corre il rischio che si possa arrivare anche al giuramento di fedeltà o obbrobri simili. Spero che gli intellettuali si tengano alla larga da una simile iniziativa che non può non portare che all’adulazione del capo. Spero che gli intellettuali più sensibili e avveduti facciano notare che c è il rischio di mettere su il Ministero della Verità di Orwell.