Calabria. La moglie di Posteraro lancia accuse omofobe contro Occhiuto: le intercettazioni “censurate” dai media nazionali

Gli atti dell’inchiesta della procura di Catanzaro per corruzione contro Roberto Occhiuto e il suo cerchio magico sono circolati per settimane su diversi media nazionali come Domani e Il Fatto Quotidiano e hanno portato alla luce anche molti elementi privati delle vicende dei protagonisti. Ma non tutti sono stati portati alla ribalta delle cronache ed è arrivato il momento di rivelare anche quello che, forse per motivi di opportunità politica o forse per paura di qualche ritorsione o non si capisce bene perché, i media nazionali ma anche quelli locali non hanno ritenuto di pubblicare. Parliamo di accuse omofobe lanciate all’indirizzo di Roberto Occhiuto. A farle è Maria Gabriella Dodaro, moglie dell’ex socio Paolo Posteraro e magistrato alla Corte dei Conti. In due passaggi delle conversazioni intercettate tra i coniugi, Maria Gabriella Dodaro si lascia andare all’esclamazione “ricchione di merda” nei confronti di Occhiuto.

E non solo, perché la Dda ha piazzato oltre alle cimici anche una telecamera nella celeberrima control room del presidente e pare che ci siano vicende abbastanza compromettenti ma che – almeno per il momento – Occhiuto è riuscito a nascondere, magari con l’aiuto di qualcuno che sta molto in alto.

Ora, pur con tutta la comprensione che si può avere per il risentimento e il rancore che la donna cova nei confronti di colui che ha provocato guai e noie a suo marito, questa circostanza non può passare sotto silenzio e rivela un lato squallido delle loro relazioni. La “considerazione” che la signora Dodaro ha di Occhiuto apre comunque una serie di interrogativi ancora più pesanti sul tenore di vita di questa gente, che non si fa problemi ad esternare quello che pensa. E non c’è dubbio che la signora Dodaro, per come emerge dal contesto delle intercettazioni, sia estremamente convinta di quello che dice, tanto da ripeterlo per due volte.

Roberto Occhiuto non ha mai dichiarato di essere gay. Il fatto che sia stato sposato, che abbia una relazione con una donna e anche dei figli non significa che non possa comunque esserlo: nessuno si scandalizza ormai dei legami bisessuali di un qualsiasi individuo e non saremo certo noi a gridare allo scandalo. Ma qui, tuttavia, non siamo al semplice chiacchiericcio da bar: qui siamo davanti a delle intercettazioni nelle quali le accuse omofobe contro Occhiuto vengono lanciate da una persona che lo conosce benissimo. E Paolo Posteraro, che lo conosce ancora meglio di lei, non interviene minimamente per dirle che sta esagerando o per dirle che non è vero.

Siamo uomini di mondo… Noi di sinistra – anarchici, comunisti o progressisti che dir si voglia –, almeno per la stragrande maggioranza dei casi, non abbiamo nessun problema con i gay e anzi siamo sempre in prima fila ai cortei dei Gay Pride. Ma quelli di destra no, per motivazioni che affondano nella notte dei tempi, da quando Hitler li bruciava nei forni e Mussolini li perseguitava in ogni modo: non solo hanno problemi a rapportarsi con i gay ma non hanno il “coraggio” di partecipare alle sfilate e in qualche caso negano persino il patrocinio degli enti che rappresentano alle manifestazioni gay. Qui a Cosenza, tanto per dirne una, ancora ricordiamo quando nel 2017, sindaco proprio Mario Occhiuto, il Comune negò il patrocinio al Gay Pride.

Insomma, a destra – e non scopriamo certo l’acqua calda – i gay, nonostante qualche tiepida giustificazione di facciata, non vengono visti di buon occhio, anche se ce n’è qualcuno dichiarato come Nino Spirlì, per quanto anche lui ultimamente abbia “rivisto” alcune sue posizioni giudicate eccessive dai suoi “capi”. Ma di Roberto Occhiuto non siamo a conoscenza di nessun tipo di outing. Epperò adesso c’è qualcuno che lo accusa apertamente. Saranno certamente fatti suoi ma se la moglie del suo socio lo dice e per giunta viene anche intercettata e gli atti ormai si trovano anche dal fruttivendolo, non possiamo non prenderne atto e a nostro modesto avviso anche questa è una “notizia”. 

Ma cerchiamo di capire anche i contesti nei quali la signora Dodaro si produce nelle accuse omofobe contro Occhiuto.

Paolo Posteraro è intercettato mentre si sfoga con la moglie e, guarda caso, l’argomento in questione è proprio Roberto Occhiuto. Posteraro racconta di non farcela più a sostenere le continue richieste di denaro da parte di Robertino. È incazzato nero: l’affare promesso, ovvero l’acquisto della “Tenuta del Castello”, si è rivelato una “sola”. L’azienda naviga già da subito in cattive acque. Posteraro si lamenta di aver investito più di 350 mila euro nell’azienda e di essersi accollato i costi per l’acquisto, e che Roberto Occhiuto è solo un socio fittizio o simulato: se preferitenon ha sborsato un euro.

La sua presenza nella società è il frutto di un accordo tra i due: Posteraro mette i soldi, Occhiuto lo ripaga con incarichi per 500 mila euro e i proventi degli intrallazzi divisi. Ma l’azienda non decolla e i debiti si accumulano. E così decide di abbandonare al suo destino Posteraro, non può più esporsi, e deve chiudere subito la questione. Ma pretende, per la sua uscita dalla società, una tangente, da elargire sotto forma di pagamento di quote societarie. Posteraro proprio non ci sta e dice di aver già dato a Roberto 300 mila euro, di cui 100 mila negli ultimi tre mesi. Per questo ha litigato con lui di “mala morte”.

Ma i decibel salgono quando la moglie chiede a Posteraro se Occhiuto ha dato delle garanzie per i suoi adempimenti nelle società, che evidentemente non sono puntuali e la risposta non può che essere negativa. Ed è a questo punto che Maria Gabriella Dodaro esplode nel suo primo “‘sto ricchione di merda”. Poteva dire “bastardo”, “figlio di puttana”, persino “pappone” ma invece dice “ricchione” e quasi quasi – se non lo conoscessimo… – verrebbe da difenderlo. Ma non finisce qui. 

A questo punto Posteraro racconta alla moglie di aver riferito tutto anche alla compagna di Roberto Occhiuto, Matilde Siracusano, deputata di Forza Italia e sottosegretaria ai Rapporti col Parlamento, di cui lui è addirittura segretario. Racconta di aver incontrato la sottosegretaria per offrirle le dimissioni, subito dopo la richiesta di Roberto di uscire dalla loro società e le successive tensioni. E quando dice alla Siracusano di aver versato già 300 mila euro a Roberto, la reazione è stizzita. Dice testualmente: “Era con gli occhi di fuori… mo’ lo scotenna perché lei è tosta”. E aggiunge: “Eh? A me non ha mai detto nulla!”. Un’espressione che lascia immaginare la consapevolezza della Siracusano degli intrallazzi del marito con Posteraro. E continua dicendo che questa non è una novità per lei: “Abbiamo avuto discussioni sui soldini… Roberto non ha mai contribuito alle spese familiari per assenti problemi di disponibilità”.

Lo sfogo di Posteraro va oltre. Racconta che Occhiuto ha trovato, affidando l’incarico alla sua ex consulente Valentina Cavaliere, un imprenditore disposto a rilevare le sue quote nella società: si chiama Renato Vito Bocca, imprenditore lucano nel settore della logistica connessa all’estrazione petrolifera, amico del presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, anch’egli forzista e vecchio sodale di Roberto. Un favore tra amici di cordata. È qui che la rabbia di Posteraro esplode. Dopo aver versato 300 mila euro a Occhiuto, 300 mila euro di investimento e avere acquistato la Tenuta dalla famiglia Solano di Montegiordano, ora si vede sfilare anche una parte della tangente promessa e probabilmente versata da Boccia, sempre a vantaggio di Roberto. Lui è l’unico a rimetterci. L’acquisto della Tenuta da parte dell’imprenditore lucano, in realtà, si risolve solo con il versamento della tangente, sotto forma di acquisto di quote societarie, a Roberto Occhiuto da parte di Bocca, per gentile intercessione degli amici degli amici lucani.

Si tratta di denaro che spettava a Posteraro, ma che Roberto, come è costume dei fratelli Occhiuto, gli sottrae. La fine che fanno tutti i soci dei fratelli Occhiuto: “vrusciati”. Posteraro è talmente esasperato che confida alla moglie di aver detto alla Siracusano che farà saltare la trattativa con Bocca, e poco gli importa se per questo “voleranno schiaffi”.

Ed è proprio qui che la Dodaro inserisce il suo secondo “‘sto ricchione di merda” e ognuno di noi può farsi un’idea e un’opinione perché lo inserisca proprio a questo punto, cioè quando si parla del suo strano rapporto con la compagna. Situazioni private, certo, ma che ormai fanno parte di una regolare inchiesta di una procura, che facendo il suo lavoro si è imbattuta anche in queste accuse omofobe che di sicuro lasciano perplessi e pongono domande. Non certo sulla sfera privata sessuale ma sulla “qualità” delle relazioni tra questi soggetti. Poi sarà cura di Occhiuto, se lo riterrà opportuno, spiegare se la signora dice il vero o dice il falso e se spiegarlo in pubblico o magari in privato al suo partito o alla sua coalizione. Di sicuro, essendo berlusconiano, viene da sorridere al solo pensiero di come lo avrebbe giudicato zio Silvio, che non ha mai fatto mistero di amare solo le belle donne ironizzando e spesso in maniera greve sull’omosessualità. Per non parlare di Salvini e men che meno della Meloni.

Leggendo questa seconda intercettazione, tuttavia, la voglia di “difendere” Occhiuto è molto ma molto minore rispetto alla prima perché qui, nella migliore delle ipotesi, Robertino ha intascato una tangente e al di là dei suoi orientamenti sessuali, questo è un reato molto grave. 

Posteraro alla fine deve fare buon viso a cattivo gioco. Non può certo denunciare Roberto. E allora conclude dicendo alla moglie che è costretto a considerare tutto questo come una sorta di investimento per il futuro e che, in fin dei conti, vista la pericolosità dei fratelli Occhiuto, “è meglio averlo come amico che come nemico”. 

Nell’immaginario comune la destra, soprattutto quella conservatrice e nazionalista, è spesso vista come ostile ai diritti LGBTQ+ perché tradizionalmente difende modelli familiari eteronormativi, religiosi o tradizionali. Questo porta molti a pensare che essere gay e di destra sia una contraddizione e quasi un paradosso.

Chi è omosessuale e si colloca culturalmente a destra, di solito lo fa perché dà priorità comunque a valori non legati all’orientamento sessuale come sovranità nazionale, sicurezza, economia liberista, meritocrazia. Qualcuno poi può sentirsi vicino a valori tradizionali o cattolici pur essendo omosessuale o bisessuale. Ma potrebbe farlo anche come reazione contro l’attivismo LGBTQ+ mainstream: alcuni rifiutano ciò che percepiscono come un “pensiero unico” progressista e rivendicano la libertà di essere gay senza sentirsi obbligati a sposare tutte le battaglie del movimento gay.

Essere gay e di destra può portare a una doppia marginalità. La parte della comunità LGBTQ+ che talvolta guarda con sospetto o accusa di tradimento. E la destra tradizionale che può non accettare pienamente la presenza omosessuale al suo interno. Alcuni pensano e decidono quindi di nascondere una delle due identità mentre altri rivendicano con forza la possibilità di coniugarle.

In Europa ma anche in Italia esistono associazioni e gruppi di gay di destra che cercano di difendere i diritti individuali senza rompere con l’impianto culturale della destra. Ci sono figure pubbliche e anche politici apertamente omosessuali che testimoniano come questa combinazione non sia impossibile anche se minoritaria. La questione tocca dunque il tema più ampio del rapporto tra identità personale e appartenenza politica e oggi entra di prepotenza anche nel dibattito sulle Regionali in Calabria. I media di regime nazionali e locali hanno deciso di accantonare questo aspetto ma da stamattina di questo argomento, che lo vogliano o meno i media che contano, si parlerà. E speriamo che si ritorni a parlare anche dei contorni di un’inchiesta che Occhiuto vorrebbe seppellire ma che invece ogni volta riesce a ricacciare la testa fuori. Qualche motivo ci sarà.