SANITA’: A SCHIFIU FINIU !
Ieri era attesa la riunione della Conferenza Stato-Regioni per cercare un accordo sugli interventi da programmare per dare un nuovo impulso alla riduzione delle liste d’attesa in tutte le regioni d’Italia. L’anno scorso il governo Meloni varò un provvedimento che doveva portare a snellire le liste d’attesa in tutta Italia. Il decreto legge sulle liste d’attesa 73/2024 fu varato tre giorni prima delle Europee del giugno scorso.
Dopo le elezioni il decreto elettorale è rimasto in larga parte inapplicato per undici mesi a tutto vantaggio della sanità privata, mentre gli italiani che rinunciavano alle cure erano 4,5 milioni nel 2023 e verosimilmente sono aumentati.
Dopo tanto silenzio da un mese a questa parte si è svegliato il ministro della Salute Orazio Schillaci che accusa le Regioni dei ritardi nell’applicazione della legge. In questi casi la legge prevede che venga nominato un “Organismo di verifica e controllo” che sia alle dirette dipendenze del ministro della Salute, che potrà intervenire, ispezionare e commissariare le Aziende sanitarie regionali quando le cose non vanno: attese oltre i limiti, liste chiuse, intramoenia dilagante e molto altro ancora.
Naturalmente la cosa ha visto l’opposizione di tutte le regioni, ad iniziare dal Presidente della Conferenza Stato-Regioni che è il leghista Fedriga. La Conferenza di ieri doveva dare il via libera al DPCM che in pratica andava ad istituire questo nuovo organismo di verifica e controllo. In pratica una specie di commissariamento. Le regioni avevano proposto un rinvio per continuare a discutere e a trovare un accordo. Il ministro Schillaci non ha accettato la proposta ed ha deciso di andare avanti sulla sua strada.
E’ guerra aperta, o perlomeno così appare a noi dilettanti della politica. Adesso c’è tempo per 30 giorni per vedere di trovare un accordo altrimenti il governo potrà con una delibera decidere di adottare un DPCM che scavalca le regioni. Vedremo che succederà in queste settimane in questo scontro che avviene quasi tutto nel campo del centrodestra visto che governa la stragrande maggioranza delle regioni.
La partita è grossa anche perché varare un organismo centralizzato che risponde al Ministero della Salute sarebbe un colpo ai poteri delle regioni che in questi anni hanno gestito la materia in piena autonomia e libertà, facendo quello che volevano. La legge nazionale prevedeva la costituzione di una piattaforma nazionale che si affiancasse alle piattaforme regionali nel tentativo di omologare i dati inseriti. Naturalmente le regioni hanno iniziato a fare la melina oppure ad imbellire i dati inseriti. Sta di fatto che quando hanno caricato i dati sulla Piattaforma le regioni sembravano quasi perfette: alcune avevano solo luci verdi, tempi rispettati nel cento per cento dei casi. Successivamente si è scoperto che alcune regioni avevano immesso solo i dati più presentabili.
Naturalmente la legge prevedeva dei finanziamenti alle singole regioni per abbattere le liste d’attesa. Per la Regione Calabria il finanziamento era di 22 milioni. A novembre 2024 il Commissario Roberto Occhiuto comunica la distribuzione di questo finanziamento : 4.160.519,66 euro all’Asp di Cosenza, 1.388.929,28 all’Asp di Crotone, 2.336.932,10 all’Asp di Catanzaro, 1.083.330,20 all’Asp di Vibo Valentia, 3.913.146,32 all’Asp di Reggio Calabria, 2.207.110,90 all’Azienda ospedaliera di Cosenza, 2.787.663,75 all’Azienda ospedaliera Universitaria Dulbecco, 2.182.135,25 all’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria.
Le singole Asp e Aziende Ospedaliere dovevano entro 30 giorni comunicare il piano operativo per l’abbattimento delle liste di attesa riguardanti le prestazioni chirurgiche, la specialistica ambulatoriale (prime visite e esami diagnostici) e gli screening oncologici (questi solo per le Asp) e approvare un cronoprogramma esecutivo di attività.
Pensiamo che tali piani operativi siano stati varati anche se la situazione delle liste d’attesa è sempre allarmante.
E se andiamo a leggere i dati che pubblica il Fatto Quotidiano si capisce perché non vi è alcun miglioramento. Il Fatto ci informa dello stato di spesa di questi soldi nelle singole regioni: “… Del resto sono quasi tutte di destra le Regioni che, secondo le tabelle che girano al ministero della Salute e al ministero dell’Economia, nel 2024 non hanno speso per le liste d’attesa quote importanti dei fondi destinati allo scopo. Sono ben 296 mila euro accantonati o non utilizzati su 1,371 miliardi stanziati per il recupero delle liste d’attesa dal 2022 al 2024, pari a 1,371 miliardi. La peggiore in percentuale è il Molise, che non ha speso l’81% dei soldi ricevuti, seguono Calabria (66%), Lazio (59%), Basilicata (51%), Abruzzo (45%), Sardegna (42%), Provincia di Trento (32%) Lombardia (31%), Friuli-Venezia Giulia (29%), Sicilia (25%), Marche (24%). Le altre hanno fatto meglio…”.
Quindi la Regione Calabria ha speso solo il 34% dei 22 milioni a disposizione. Su questo dato di inefficienza nessuno dice nulla ad iniziare dal Commissario alla Sanità. Ormai per Roberto Occhiuto la sanità corrisponde solo agli ospedali da costruire. La stampa si adegua e il Tg3 Calabria manda subito una sua troupe televisiva a mostrare il cantiere del nuovo ospedale. Dei ritardi nella costruzione degli ospedali di Comunità e delle Case di Comunità dove su 61 case di comunità previste ad oggi nessuna è stata aperta, nessuno parla. Gli stessi fondi del Pnrr stabiliti per l’adeguamento dell’Ospedale di Vibo Valentia sono a rischio visto che ancora nessun lavoro è iniziato. Questa è la nuova narrazione della Calabria ai tempi di Roberto Occhiuto. Inefficienza, sperpero, clientelismo.