Calabria, la sanità di Robertino è già in coma profondo: protagonisti e retroscena

Siamo approdati da diverse direzioni sull’isola della sanità calabrese. Abbiamo capito che il territorio è arido, reso infertile dalle contaminazioni criminali e che la sua potenziale produttività resta al margine di un’azione politica che deve avere coraggio e soprattutto spina dorsale. Bisogna bonificare fino in fondo il territorio, dove la differenza e la criticità non è limitata ad una diversità di vedute ma a numeri ed obiettivi, mai realizzati e peraltro mai pensati. E’ la rottura di una prospettiva civica che tradisce il valore stesso dell’umanità, è il seppellimento nella fossa comune di quei giardini di civiltà, che la Calabria per connotazione antropologica potrebbe realizzare.

Siamo entrati, non certo di soppiatto ma facendo rumore, dal portone principale della massomafia, quello che ha scritto sul citofono Dipartimento regionale alla Salute, dove ormai da anni c’è una convergenza ed una pax riconosciuta fra tutte le componenti politiche, perché tutti ed ognuno devono rispondere ai loro padroni e padrini, che sono i cosiddetti boss travestiti da imprenditori di cliniche, il vero cancro della sanità calabrese.
Non siamo concettualmente contrari al supporto del privato al funzionamento della sanità regionale, ma siamo ostili ad un quadro generalizzato di criminalità sanitaria, dove si continua a fare lucro su un funzionamento di facciata, mentre i calabresi continuano ad emigrare quando ne hanno la possibilità economica, o diversamente a morire condannati da un “sistema” dove passare a migliore vita è l’unica risposta, diciamo sanitaria, che resta come ultima chance.

La “rivoluzione” annunciata dal fannullone governatore Occhiuto si è arenata quasi subito e, come abbiamo visto, sono venute a galla le contraddizioni e le bugie. La vicenda Bortoletti è fatto archiviato, mentre l’altro sub-commissario Esposito non solo è costretto ad accontentarsi degli spiccioli per il servizio offerto, certamente inferiore rispetto ai compensi riconosciuti ad altri “pezzi da 90”, quando negli accordi originari, così si dice nei peggiori bar… della Cittadella, avrebbe dovuto ricoprire altre funzioni a guida proprio del Dipartimento regionale (http://www.iacchite.blog/calabria-sanita-allo-sbando-il-vero-motivo-delladdio-di-bortoletti-e-il-malumore-dilagante-di-esposito/).

Per una migliore comprensione dei fatti, dobbiamo fare un inevitabile cenno al “pianeta delle scimmie”, rigorosamente ammaestrate, per raccontare il clima di approssimazione che governa uno dei Dipartimenti più importanti, non solo per budget amministrato, dove alberga l’ignoranza a “Cinque Stelle”. Quella originaria, alla Di Maio tanto per intenderci. 

«Abbiamo scritto una diffida al Consiglio dei ministri perché blocchi immediatamente la nomina dei professionisti individuati quali commissari straordinari dell’Asp di Cosenza e dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria, in quanto gli stessi risultano privi della necessaria esperienza di organizzazione sanitaria. Sulla vicenda stiamo anche valutando di presentare un esposto alla Procura per verificare se ci sia o meno abuso di potere da parte della struttura commissariale del governo, peraltro rimasta silente rispetto alla nostra specifica contestazione, già sollevata nelle settimane scorse». Così rispondevano alle nomine fatte dal generale Cotticelli – quello di Maria fuori onda – di Daniela Saitta e Iole Fantozzi rispettivamente all’Asp di Cosenza ed al GOM di Reggio Calabria, i deputati M5S Francesco Sapia (poi espulso dopo aver detto no a Draghi e ora sparito nelle… fogne perché non s’è manco ricandidato) e Dalila Nesci (che invece è entrata nel governo, è diventata addirittura sottosegretaria me è finita anche lei nelle fogne di Di Maio con tanto di “trombatura” alle ultime Politiche), a quel tempo (come avrebbero detto gli apostoli di Gesù Cristo) entrambi della commissione Sanità.

Siamo nel mese di dicembre 2019 e già allora si evidenziava che alcuni soggetti non avevano le credenziali, oltre alle cellule grigie, ma questo si è scoperto dopo che eravamo e siamo nel percorso latente dell’evoluzione della specie delle scimmie, sempre rigorosamente ammaestrate…

La denuncia dei deputati andava ben oltre la scelta del generale Cotticelli, lo stralunato, affermando: «Sul caso abbiamo già predisposto apposita interrogazione in commissione Sanità, affinché sull’individuazione di questi due candidati al ruolo di commissari aziendali sia fatta assoluta chiarezza, perché ci sia una piena assunzione di responsabilità e si scelgano al loro posto soggetti con comprovate esperienze di organizzazione sanitaria. La sanità calabrese non sia mai più terra di conquista. Andremo avanti in questa battaglia fino a quando non sapremo chi e perché abbia perorato tale scelta assurda, tra l’altro obiettata con fermezza pure dall’Ordine dei Medici della provincia di Cosenza, e finché per la direzione dell’Asp di Cosenza e dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria non saranno individuati professionisti in possesso dei richiamati requisiti, imprescindibili». Quindi incapaci e truffatori, non siamo noi a dirlo, ma lo dicevano sempre i deputati Sapia e Nesci del M5S, che forse erano già entrati in clima “pianeta delle scimmie” o avevano avuto qualche soffiata dal prode nonché mitico collaboratore “esterno” della Nesci ovvero Gianluigi Scaffidi, già suggeritore prezioso di Peppe Scopelliti ai bei tempi di Peppe Dj…

Passato Cotticelli, il generale messo a nudo dalla trasmissione Titolo V di Rai3, con la coda del fuori onda: “(…) ti denuncio”, il clima è cambiato nell’isola della sanità calabrese in poco meno di due anni, tanto che Dalila Nesci, nel frattempo diventata sottosegretario (per il Sud!!!) così commentava la nomina di Jole Fantozzi quale Direttore Generale del Dipartimento alla Salute, attuata nel novembre 2021 dall’alchimista Roberto Occhiuto: «La nomina di Iole Fantozzi al vertice del Dipartimento Salute della Regione Calabria è un’ottima notizia per i cittadini. Ho avuto modo di collaborare con lei per diversi anni e apprezzarne le capacità manageriali: con la sua grande professionalità e determinazione può avviarsi un percorso di rilancio del Dipartimento che, da sempre, è un punto debole benché cruciale dell’assistenza sanitaria e territoriale della regione».

Era una sua sosia? Le avevano hackerato il pensiero? O sindrome della crocerossina? Difficile giustificare l’inversione a U del sottosegretario Dalila Nesci, fatto salvo che il tempo, peraltro abbastanza risicato, abbia bonificato il curriculum di Jole Fantozzi e potenziato le sue capacità di direzione dell’isola della sanità calabrese, quando prima non era buona a governare un ospedale, lapidata pubblicamente, sempre dalla Nesci, con una valutazione che ancora oggi grida vendetta ma forse soprattutto coerenza: «È di evidenza palmare che dal curriculum del soggetto individuato quale commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria e dal curriculum di quello individuato per il vertice dell’Asp di Cosenza non si rileva il possesso di alcuna comprovata competenza ed esperienza in materia di organizzazione sanitaria o di gestione aziendale».

Nel “pianeta delle scimmie” di cui sopra c’è sempre una regina, poi l’altra aspirante regina, la principessa ereditaria, qualche principe spompato magari “turista per caso” e le dame di corte: e così si compone (e in qualche caso si componeva visto che ci sono stati due benserviti) anche il palazzo reale al terzo piano della Cittadella e ne abbiamo scritto spesso tra “messaggere”, “coscelunghe”, “amiche del giaguaro” e altri giullari che si aggirano nei corridoi. Ma la regina è lei, Jole Fantozzi, che la corona ce l’ha saldata in testa per volontà politiche e per una serie di incroci geografici (dubbi e ricorrenti), accademici e di interventi diplomatici stellati. Ché le competenze e le capacità, a questi livelli, sono tutte al livello di bandiera bianca.

Jole Fantozzi è di Cosenza, è un ingegnere ambientalista e passa la prima parte della sua vita professionale a stretto contatto con i dosimetri nell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, e pare non abbia lasciato un buon ricordo in molti operatori.
Poi scoppia la scintilla, quella del cuore, con il prof. Antonino De Lorenzo ordinario della Facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università di Roma Tor Vergata e nello stesso ateneo – ma sarà sicuramente un caso – matura dei dottorati in medicina, sotto l’ala protettrice del compagno e dei baroni universitari. Tanto i baroni stanno in tutte le università.

Aggiusta così il suo curriculum ed inizia la sua scalata, e passando – ma anche questo sarà sicuramente un caso – da un altro punto geografico ricorrente in molti profili, la Basilicata, terra di petrolio certo, ma anche di competenze sanitarie, basta ricordare di dov’è il ministro Speranza.
Spicca il gran salto a Reggio grazie, come abbiamo già detto, al generale Cotticelli che la nomina commissario al GOM, e poi viene riconfermata dal successivo commissario ad acta, l’ex prefetto e poliziotto disarmato Guido Longo, che magari non sarà stato stralunato come il suo predecessore ma di sicuro non ha mosso un dito per la salute dei calabresi.
Jole Fantozzi resta a galla come Direttore Generale nel GOM di Reggio Calabria per circa due anni, nonostante le polemiche “a Cinque Stelle” comunque neutralizzate della protezione di Francesco Araniti e tutti nella città dello Stretto sanno chi è Araniti. Ora, in questa sede, non è il caso di aprire parentesi che sarebbero troppo lunghe e andiamo velocemente al sodo.

La “partita del cuore” si gioca sempre a Roma dove Robertino il fannullone, fresco di nomina come commissario ad acta, deve indicare i sub-commissari e il dirigente generale del Dipartimento alla Salute, i punti cardine della sua “rivoluzione” annunciata. Il nome di chi deve prendere le redini della sanità in Calabria è già nell’agenda del bugiardo patologico di Cosenza ed è quello del dott. Ernesto Esposito. Il miracolo è appostato dietro l’angolo della città eterna e puntualmente avviene.

I conti però non tornano per il Ministero alla Salute (il lucano Speranza di cui sopra) ed ecco che il buon viceministro Pierpaolo Sileri, all’epoca senatore del M5S (ma che poi è andato a finire anche lui nelle fogne di Di Maio, anche se non s’è ricandidato evitando di essere “trombato” come la Nesci) suggerisce, anzi diciamo meglio sussurra allo sventurato Occhiuto il nome di Jole Fantozzi come direttore generale della sanità calabrese, dandogli anche il via libera per la nomina di Ernesto Esposito come sub-commissario. Con il benestare del Cinghiale di Cosenza, che alla Fantozzi ha sempre dato un occhio di… riguardo.

La Fantozzi conquista il “paradiso” e diventa così il pezzo più pregiato dell’artiglieria pesante di Occhiuto nonostante la… Nesci (che però nel frattempo s’è allineata) e raggiunge il punto più alto della rivoluzione anche perché il compagno, il prof. De Lorenzo di cui sopra, è amico e collega del viceministro Sileri. Ma non manca pure l’assenso e il placet – come accennavamo – dell’indiscusso manovratore occulto della sanità calabrese e cosentina in particolare, il famigerato Cinghiale. Il resto è storia quotidiana di inerzia e di cortigianeria, mentre il sub-commissario Esposito tira la carretta circondato da imbroglioni, truffatori e infiltrati. Fino a quando continuerà a tirarla non si sa ma di certo i mal di pancia aumentano. Attenzione che non diventino appendicite e poi… peritonite.