Quasi per un curioso scherzo del destino 24 ore fa, nella mattinata di ieri, sia il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà sia il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita hanno dato vita a due iniziative per informare i cittadini dello stato dell’arte delle amministrazioni. Non è un mistero che entrambi siano indicati tra i papabili per la candidatura a presidente della Regione in quota centrosinistra ma è del tutto evidente che, almeno al momento, arrivino a questa sorta di “sfida” in condizioni diametralmente opposte.
Falcomatà, “miracolato” dalla conclusione positiva delle sue comunque imbarazzanti vicende giudiziarie, ostenta sicurezza e anche nell’oratoria si atteggia a “uomo solo al comando” presentandosi tra l’altro in piedi e senza nessuno al suo fianco, quasi a simboleggiare la sua superiorità.
Fiorita, dilaniato dalle vicende grottesche di una maggioranza troppo… estesa per usare un eufemismo, dice di voler andare avanti ma non ha sicurezze da offrire ai suoi fan e non ha un “futuro” troppo lontano al quale riferirsi proprio per l’incertezza del quadro politico. E non si presenta da solo quasi a sfidare la platea come Falcomatà ma in compagnia di tre fedelissimi che sembrano quasi “incitarlo” a dire qualcosa di… sinistra per citare il sempreverde Nanni Moretti.
Il sindaco di Reggio, teoricamente, potrebbe persino aspirare a un terzo mandato da primo cittadino, se il puzzle della politica nazionale dovesse indirizzarsi nel verso giusto, ma non perde di vista la dimensione regionale e ripete quasi come un mantra che la sua “è una città che cambia e si evolve costantemente, tanto da raggiungere risultati che, probabilmente, mentre noi parliamo, sono già vecchi, perché si continua a lavorare senza sosta su nuovi e più ambiziosi traguardi, come quello di essere la capitale, il “cuore” del Mediterraneo…”. Un discorso da leader, non c’è che dire, che nasce anche da una forma caratteriale abituata ormai a battaglie e guerre e ad un carisma naturale che non si può non vedere, pur se le ombre e i sospetti, con decenza parlando, fanno addirittura cadere le braccia e magari danno ragione a chi lo definisce “Ciccio Bello” per semplificare la sua vacuità sostanziale e la sua disarmante vanità, anche quelle – a dire la sincera verità – costantemente sbandierate in maniera non solo imbarazzante ma anche… delirante in alcuni passaggi.
Il sindaco di Catanzaro, invece, parla quasi sottovoce, sembra quasi voglia convincere prima se stesso e poi anche gli altri di quello che sta facendo. Certo, anche lui come Falcomatà, prova a snocciolare dati e numeri ma ‘sto “cambiamento” del quale si riempie la bocca non lo vede nessuno e ha gioco facile chi lo sfotte mettendo a confronto il “cambiamento” con il nome del suo movimento, “Cambiavento”… Quasi per giustificarsi prova a parlare di “connessione sentimentale” e di “rivoluzione culturale” che non sono scattate, ci mette anche un po’ di autocritica sul fatto che non si “comunica” al meglio ma quando i giornalisti lo stuzzicano sui “grandi problemi” – acqua, rifiuti, parcheggi, Bellavista, Galleria Mancuso – le risposte sembrano quasi… quelle di Abramo e non ci vuole molto a capire che se Fiorita si ritrova sindaco al posto di Donato è solo perché i “boss” in qualche modo gliel’hanno permesso.
Già, gli avversari o presunti tali. Anche qui c’è una sostanziale differenza tra Reggio e Catanzaro. Nella città dello Stretto la Forza Italia “cannizzariana” incalza Falcomatà fino al punto di convocare una “contro conferenza” per dare una diversa versione della realtà. Nella città dei Tre colli invece la Forza Italia “talericiana” agisce nell’ombra, sussurrando di improbabili dimissioni e di sedicenti documenti perché, a differenza di Reggio, in caso di elezioni non saprebbe manco… chi candidare. E così, mentre Falcomatà si pavoneggia tra un possibile terzo mandato e una candidatura a presidente della Regione, Fiorita è costretto quasi a chiamare in causa uno dei suoi “rivali” – facendogli indirettamente “propaganda”, Flavio Stasi, il sindaco di Corigliano-Rossano, anche lui tra i papabili per la candidatura a presidente della Regione per il centrosinistra, additandolo come “populista” perché ha menato duro contro la Sorical che lascia la gente senz’acqua annunciando una denuncia per “interruzione di pubblico servizio”. In realtà, Fiorita vorrebbe fortissimamente essere “populista” come Stasi ma non ci riesce proprio. E la misura della sua inadeguatezza è la citazione delle imbarazzanti presenze di… Mammoliti e Amalia Bruni, consiglieri regionali di centrosinistra che non solo non fanno storia ma sono “palle al piede” per la coalizione. Con decenza parlando, naturalmente.