di Igor Colombo, scrittore e paziente oncologico
Il buco nero della sanità in Calabria, cosi come anche in altre regioni italiane, è frutto di concezioni politiche sbagliate e che hanno portato sull’orlo del baratro l’unico sistema sociale rimasto in piedi. Come un cane che si morde la coda si è cercati di risolvere debiti finanziari indebitandosi ancora di più aziendalizzando ospedali, varie unità sanitarie ed ora anche i Pronto soccorso. L’obiettivo rimane il profitto ed anche favorire una certa sanità privata con l’inganno delle convenzioni, quando nessuno dice che una clinica privata, anche se convenzionata, espleta solo i servizi che ritiene economicamente più vantaggiosi a differenza di una struttura pubblica. Non si persegue la cura ed il diritto alla salute dei cittadini e quest’ultimi sono destinati a diventare numeri per i fatturati delle stesse aziende sanitarie.
In Calabria da anni denuncio la truffa della ripartizione del fondo sanitario nazionale ma nessun governatore, sia esso di centrodestra che di centrosinistra si è mai preoccupato di battere i pugni alle Conferenza Stato-regioni per far valere i diritti degli ammalati calabresi. A fronte di tutto questo mettiamoci i danni che in futuro si vedranno ancora più devastanti con l’autonomia differenziata che per la Calabria, sul versante sanitario è un vero e proprio suicidio. Bisogna liberare la sanità dalla logica e dall’obiettivo del profitto e, partendo dalle cose che immediatamente si possono fare, il presidente Occhiuto faccia una operazione verità e trasparenza, dica ai calabresi a quanto ammonta il debito sanitario in maniera precisa e non ondivaga e si batta con il governo nazionale per riformare i criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale che da quasi trent’anni penalizza la Calabria. Ci sono importanti ospedali baricentrici come Lamezia Terme, Crotone e Locri che andrebbero potenzianti urgentemente, i soli medici cubani non bastano, perchè i reparti continuano ad avere gravi carenze di personale e queste situazioni, potrebbero portare in un futuro molto prossimo, ad accorpare alcuni reparti o a chiuderne altri.









