Caro (si fa per dire) presidente e commissario,
che la situazione della sanità calabrese fosse critica, anzi disperata, era ed è evidente a tutti. Come cittadina di questa terra, credo tanto nelle potenzialità della Calabria e della gente di Calabria, gente intelligentissima, lucida, geniale, preparata, che si sacrifica per far studiare i figli, il motto per molti calabresi è “pè cumparire” (per fare bella figura), mette le mani nella terra e non ha paura di darsi da fare e non si arrende mai. Noi siamo quelli che esportiamo le nostre menti al nord e all’estero, esportiamo la mano d’opera, i nostri prodotti unici.
Ma continuare ad accettare di avere una sanità che non garantisce i requisiti minimi mi fa rabbia, ci fa rabbia.
Il mondo della sanità è complesso, è fatto di case farmaceutiche, di privati che investono nelle loro attività per garantire quello che il pubblico non riesce a garantire, di oss, infermieri, operai, ingegneri, medici, professionisti che, pur conoscendo lo stato di fatto, e potendo buttare la spugna e andare via, per guadagnare molto di più, continuano a lottare qui.
Un presidente di Regione, che ricopre anche il ruolo di Commissario ad acta della sanità, ma non solo Lei, ma anche i sindaci ed i politici che continuano a prendere i voti per continuare ad occupare le belle poltrone, dovrebbero farsi qualche domanda quando ogni giorno finiscono sui giornali per notizie di mala gestione della cosa pubblica e non si impegnano congiuntamente a trovare una soluzione.
Gli algoritmi sugli standard che la sanità deve possedere sono ben definiti, di ciò ne è prova provata il PNRR che ha elargito fondi proprio per colmare i divari presenti in molti settori della sanità ma anche in tanti altri settori.
Il problema è quando qualcuno fa il furbo e quei i fondi non li usa per il bene collettivo, ma preferisce il bene personale. Il bene delle ditte, il bene di pochi, che si arricchiscono sulla pelle di tanti che soffrono. Tanti di questi sono i manager da Lei individuati o segnalati, presuntosi e arroganti, che si mettono a gestire la cosa pubblica come se fossero a casa propria, senza pensare di essere sotto una lente d’ingrandimento enorme.
Perché noi siamo stanchi di essere presi per i fondelli, noi l’anello al naso non lo abbiamo e non lo abbiamo mai avuto, e né intendiamo farcelo mettere.
Caro presidente, guardavo il suo video e di come Lei parla di Veronica, la sua assistente che viene dal nord: noi l’abbiamo accettata come se fosse una di noi, oggi Lei è la nostra Veronica. Anche Lei è una emigrata in una terra che non è sua, che cerca di rappresentare secondo la sua visione che non è certamente la nostra. Lei non è made in Calabria!
Non so se lei si è posto la domanda: ma in Calabria ci sono professionisti come Veronica in grado di poter svolgere quello che fa Veronica, o forse meglio? Perché, quando un giovane calabrese vede quel video un po’ rimane con l’amaro in bocca. Lei parla tanto di made in Calabria, ma non penso che Lei porti avanti questo concetto.
Le società vincitrici degli appalti nelle ASP e negli enti locali della Calabria non sono calabresi e i dipendenti che assumono per lavorare in Calabria sono la maggior parte della Lombardia e garantiscono i servizi da lì.
Noi siamo la slot machine del Nord in tutti i sensi. Siamo la mucca da mungere. Presidente, aspettavamo che oltre le belle parole, e le tragicomiche convenzioni con la finanza, che poi giustamente le viene a perquisire gli uffici…, seguissero i fatti.
I fatti che ci aspettavamo erano altri: concorsi trasparenti, incarichi assegnati per merito, dirigenti individuati non per le conoscenze o le sponsorizzazioni, ma per le capacità, medici non di seconda scelta, con titoli farlocchi, ambulanze non di seconda mano, servizi di qualità, farmaci non equivalenti, maggiori controlli. Perché noi tutto ciò lo paghiamo come una qualsiasi regione del Nord e forse anche di più e se permette quando andiamo a fare un esame, anche da un privato, pretendiamo che utilizzi aghi che non facciano sentire dolore, strumentazione innovativa e che i referti siano corretti.
Lei dovrebbe essere un economista (anche se tutti sappiamo come si prendono le lauree…) oltre ad un politico, e solo attraverso i numeri si verifica se le cose vanno bene o meno, ed i numeri sono impietosi, presidente, inoltre le verifiche sugli standard di qualità sono pari zero.
Che fine ha fatto SaniBook? Oltre ad aver pagato una società che ci ha fornito il gestionale, RUP e DEC ed altri, profumatamente risultati noi ne abbiamo visto…
Coloro che si stanno arricchendo sulla sanità sono tanti, suoi amici e non solo, ben venga la privatizzazione del pubblico se il privato riesce a darmi ciò che non mi riesce a dare il pubblico, ma pretendo qualità e pretendo che mi sia dato senza grande fastidio.
È inconcepibile, che per una Tac, se sono di Cosenza devo andare a Rossano e poi sentirmi dire che la Tac non funziona. Lo sa cosa vuol dire per un anziano malato spostarsi da Cosenza a Rossano e ritornare a mani vuote?
I suoi amici che gestiscono il CUP regionale e ci hanno fornito questo meraviglioso strumento per la prenotazione (pubblico/privato), che si sono pagati fior di quattrini, per un sistema già prodotto ed utilizzato in altre realtà nazionali, e che noi per il principio del riuso dovevamo pagare molto di meno, potrebbero rivedere gli algoritmi delle prenotazioni ed evitare che i cristiani si spostino senza un evidente motivo. Indirizzare la domanda verso determinati fornitori è reato, caro – si fa per dire – presidente…
Parliamo, ogni giorno, di pronto soccorso, di medici di famiglia, di guardie mediche, sono mesi anzi anni che parliamo del sovraffollamento, a tutt’oggi pur pagando un sacco di soldi a turnisti, capi dipartimenti, gruppi di lavoro, a cubani, AFT, case della salute, obiettivi di piano, piani della prevenzione, ancora i problemi persistono, ancora non riusciamo ad avere un servizio efficiente.
Presidente, qualcosa non va, presidente riveda il sistema che ha messo su di amici e compari che camminano in Porsche e Maserati, noi vogliamo gente con i piedi per terra, gente che ha a cuore le problematiche della Calabria, gente che ci mette il cuore e le mani, gente onesta, siamo stanchi di pubblici proclami senza fatti. I furbi e i disonesti devono stare a casa loro o nelle patrie galere. E oramai l’hanno capito tutti, persino i suoi “alleati” che finalmente l’hanno mandata dove si merita… Addio presidente, fare peggio di lei temo non sia possibile.
Lettera firmatissima