

AL PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA, ON. ROBERTO OCCHIUTO
Egregio Presidente,
le scriviamo per rappresentarle le difficoltà di migliaia di calabresi che ogni giorno faticano a tutelare la propria salute. La nostra regione è agli ultimi posti in tutti gli indici sanitari, mentre ogni anno oltre trecento milioni di euro escono dal territorio per migrazione sanitaria. In Calabria, circa un terzo delle famiglie vive in indigenza assoluta e più del 40% dei minori è in povertà relativa: molti, soprattutto anziani e persone con redditi bassi, sono costretti a rinunciare alle cure pur di non aggravare ulteriormente bilanci familiari già in estrema difficoltà.
In questo contesto, le recenti sanzioni comminate ai medici di base – conseguenza diretta delle restrizioni alle prescrizioni di farmaci essenziali come antinfiammatori, gastroprotettori, Omega 3 e antibiotici – appaiono tanto incomprensibili quanto ingiuste. Si tratta di una scelta che scarica sui medici la responsabilità di bilanciare tra cura e contabilità e, di conseguenza, lede il diritto primario di chi è più fragile. Dietro ogni prescrizione rinviata o negata c’è un paziente che rischia di non ricevere una terapia necessaria, con il solo risultato di acuire povertà e disagio.
I medici di base, ormai, rappresentano l’ultimo baluardo contro la desertificazione sanitaria, soprattutto nel 70% del territorio calabrese, quello montano e delle aree più periferiche, dove non esistono più guardie mediche né medicina specialistica territoriale. In questi contesti, la prescrizione di farmaci a pazienti che vivono in condizioni di estrema fragilità — economica, sociale, e spesso di solitudine — significa aiutarli a vivere. Parliamo di cure per le cronicità e, spesso, per patologie gravissime. Le ricordiamo che, già oggi, in Calabria si muore il 5% in più rispetto alla media nazionale per malattie altrimenti curabili, in particolare quelle legate alla mancata gestione delle cronicità.
La povertà sanitaria non si cura con i numeri, ma con servizi sul territorio, strutture e personale adeguati. Lei sa bene che il nostro sistema è stato smantellato da anni di tagli lineari, dalla chiusura di diciotto ospedali e dal blocco del turnover che ha lasciato a casa migliaia di operatori. Le lunghe code nei CUP, le liste d’attesa interminabili e la migrazione sanitaria non sono un tributo inevitabile, ma il frutto di scelte che hanno fatto prevalere conti e rendite private a scapito del bene comune.
Per questo le chiediamo di intervenire con urgenza per ripristinare la piena libertà prescrittiva dei medici di famiglia e per rimuovere ogni forma di sanzione che oggi punisce chi tenta di curare. C’è bisogno di un piano straordinario di potenziamento dei servizi sul territorio, di un sostegno economico alle famiglie più povere e di un tavolo permanente con i rappresentanti dei cittadini, dei medici e delle associazioni per monitorare le condizioni reali della sanità calabrese.
Signor Presidente, la salute non è un capitolo di bilancio da comprimere, ma un diritto fondamentale che appartiene a tutte e tutti. Confidiamo nella sua sensibilità e nella sua responsabilità istituzionale per avviare finalmente un percorso di vera ripresa e di giustizia sociale. La invitiamo a incontrarci per costruire insieme soluzioni concrete, perché in Calabria nessuno debba più rinunciare a curarsi.
La salute è il fondamento di ogni comunità: non lasciamola morire.
Con fiducia e speranza,
cittadine e cittadini della Calabria