Calabria. Negli ospedali si muore e gli sciacalli delle cliniche sguazzano tra i milioni

SERVIZIO FOTOGRAFICO DI ANDREA ROSITO

di Ferdinando Gentile

L’alibi, sempreverde, dei vertici della sanità calabrese e in particolar modo cosentina, è quella di non avere a disposizione le risorse necessarie per garantire i servizi. Denunciano una coperta troppo corta, che non può essere tirata né da una parte né da un’altra, ma sappiamo bene che, quando serve, la coperta per coprire le solite schifezze riescono ad allungarla. Abbiamo a che fare con commissari che non hanno nessun potere per risolvere, alla radice, la situazione attuale. Si dimenano tra i gangli in un piano di rientro che non riescono a gestire. Nel frattempo la gente muore all’interno delle ambulanze in coda e nelle corsie, reparti fondamentali vengono chiusi e trasformati in reparti Covid. Ciò sta producendo conseguenze drammatiche per chi soffre di altre patologie. Il personale sanitario è allo stremo, non si riescono più a garantire le giuste cure ai pazienti e non ci sono orari per infermieri e OSS considerati carne da macello. Intanto gli sciacalli delle cliniche private fanno man bassa di risorse e lucrano su una sanità pubblica ormai disastrata.

I parlamentari calabresi stanno dimostrando il loro reale peso politico, si limitano a comunicati e dirette facebook “dimenticando”, come nel caso di Roberto Occhiuto, di essere tra i responsabili principali della situazione attuale visto che i partiti di cui fanno parte hanno prima creato il debito sanitario e poi firmato il piano di rientro lacrime e sangue. Continuano a far finta di incalzare e attaccare il ministro damerino Speranza, responsabile anch’egli di questa situazione, degenerata dopo oltre un anno di denunce.
La provincia di Cosenza fa parte di questo paese oppure no? A Roma si diano una svegliata, non c’è più tempo.
Non assisteremo inermi all’aumentare vertiginoso delle morti, delle ambulanze in attesa e delle dichiarazioni di resa delle istituzioni locali.