COMUNICATO STAMPA
Negli ultimi giorni colpiscono alcune dichiarazioni e temi nell’agenda del dibattito pubblico della politica regionale: l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo confonde il prezzo dell’olio con i suoi costi di produzione; il dibattito sulla concorrenza dell’olio straniero; la proposta della consigliera regionale Pasqualina Straface di un sostegno di 300 euro al mese per l’affitto, motivata dai salari troppo bassi.
Faccio molta fatica a pensare che l’assessore non conosca i numeri del settore olivicolo nazionale e regionale, e quindi i problemi strutturali dell’agricoltura calabrese. Proprio per questo sono portato a credere che li conosca fin troppo bene e che la sua comunicazione sia volutamente fuorviante. Se non li conoscesse, la questione sarebbe persino più grave.
L’Italia consuma molto più olio di quanto ne produca e le importazioni sono inevitabili. Per questo è surreale immaginare di “evitare l’olio straniero”, come lascia intendere la propaganda dell’assessore. Il recente aumento dei prezzi non è stato frutto di ricette astratte o miracolose, ma della più elementare legge della domanda e dell’offerta: negli anni passati la produzione spagnola è crollata e le scorte europee si erano assottigliate ed è questa l’unica ragione dell’aumento di prezzo, non di certo l’operato della Regione Calabria e/o del governo Occhiuto. Ora che la produzione mondiale sta risalendo, il prezzo torna a riequilibrarsi (inevitabilmente verso il basso). Sono dinamiche ovvie per chiunque si occupi di politiche agricole, ma nel dibattito pubblico regionale vengono sistematicamente ignorate.
Il tema sollevato dalla consigliera Straface – un contributo all’affitto per compensare i bassi salari – si inserisce nello stesso quadro. La questione centrale è che non si interviene sulle cause strutturali delle debolezze del sistema economico calabrese, ma solo sui sintomi. I salari sono bassi perché il tessuto produttivo è poco competitivo, e questo vale anzitutto per il settore agricolo.
Il settore agricolo calabrese, oltre ad offrire opportunità di lavoro (e quindi salari) stagionali, è infatti inadeguato e dovrebbe essere spiegato, altrimenti, come mai la Spagna riesca a mettere sul mercato olio e agrumi a un prezzo più basso delle nostre aziende locali. La risposta è semplice: cambiano innanzitutto i costi di produzione. L’intervento da cui dovrebbe partire l’assessore Gallo è favorire l’aggregazione fondiaria. Il problema principale dell’agricoltura calabrese è la frammentazione della proprietà, che impedisce di sfruttare le economie di scala e mantiene alti i costi di produzione.
Sul fronte del lavoro, il richiamo della consigliera Straface ai salari bassi è corretto, ma andrebbe interpretato nel suo contesto. Il turismo, spesso presentato come settore trainante, è in realtà un comparto a basso valore aggiunto, stagionale e mediamente mal retribuito. Non può trattenere competenze qualificate né sostenere una crescita duratura dei redditi.
Il vero problema della Calabria, come questo dibattito dimostra, è la fragilità della sua classe dirigente: una politica che continua a evitare le questioni strutturali e a rifugiarsi nella propaganda e facendo confusione, non si capisce se volutamente o in buonafede, su quelle che sono le direttrici dello sviluppo del territorio. Alla regione e quindi ai calabresi, servirebbe una visione di sviluppo chiara e una leadership capace di affrontare i nodi storici: competitività agricola, produttività del lavoro, modernizzazione dell’economia, individuazione di settori strategici per le peculiarità del territorio. Senza questo, ogni intervento resterà un palliativo e, le dichiarazioni della classe politica, propaganda per allocchi.
Francesco Meringolo Segretario Circolo PD – San Demetrio Corone – Componente Assemblea Regionale PD – Calabria









