Calabria, qui c’è intolleranza al turismo altro che la propaganda di Occhiu’: meno siamo e meglio stiamo!

Riflessioni sul turismo in Calabria

dalla pagina FB di Fed. Boer. 

Nel tempo mi sono convinto che il vero male della Calabria sono le narrazioni velenose, sdolcinate e tossiche come una dose di eroina tagliata male negli anni Ottanta. Quel racconto letale ma attraente che ne canta la bellezza, anche quando questa è pochina ed è pure maltrattata, umiliata ed offesa … Che tesse le lodi dello spopolamento, anche estivo, delle spiagge deturpate trasformate in deserti libici, del traffico che non c’è anche quando non è vero perché basta andare nelle ore di punta a Catanzaro, Reggio, Lamezia o Cosenza per rimanerci intrappolati dentro…

Le città calabresi del resto sono piccole e fatte male, del tutto respingenti, l’esatto contrario del concetto di smart city, “unsmart city” semmai. In quanto urbanisticamente il frutto marcio di speculazioni e sacchi immobiliari che si sono stratificati negli anni. Così, cemento su cemento, senza alcun rispetto per la bellezza architettonica, palazzo vuoto su palazzo vuoto, invece di diventare piccole oasi di vivibilità a misura d’uomo, si sono trasformate in trappole per topi che guidano auto rigorosamente diesel euro 3.

Insomma, da una degenerata perversione del concetto di restanza sta nascendo un nuovo mito malato, quello del meno siamo e meglio stiamo che poi potrebbe anche a sua volta trasformarsi nel prossimo futuro in un più prosaico padroni a casa nostra. Sta crescendo una sorta d’intolleranza verso qualsiasi forma di turismo. La Calabria non è certo una terra gentile e non lo sono neppure i calabresi, ma uno sforzo lo si potrebbe pure fare in tal senso, perché si può sempre migliorare, si può sempre cambiare…

Insomma meno siamo e meglio stiamo, in un posto che – lo ricordo – è senza medici, senza ambulanze, senza ospedali, in cui ci sono luoghi dove manca l’acqua, davvero e non per finta, in interi comuni dell’entroterra ed anche sulla costa, addirittura nel centro storico del capoluogo di regione, pure se tanto ai catanzaresi non interessa perché l’importante è solo che l’Us Catanzaro torni presto in serie A...

In una regione senza strade, senza treni, senza grandi centri urbani, senza giovani, che emigrano tutti ogni anno non solo per motivi economici, ma per noia, per un legittimo desiderio di libertà dalla morale e dal ferreo dispositivo di controllo sociale delle piccole comunità nei paesi, così come quello ancora più rigido dei parenti.

Si emigra poi anche per moda, per l’esperienza, per potere tornare d’estate con l’aria tipica di chi si percepisce come colui che ce l’ha fatta, ed organizzare un festival, o una festa che a Bologna o a Milano non avrebbero potuto mai realizzare, così facendo i soldi necessari a pagare qualche altro mese di affitto sempre a Bologna o a Milano che fa ovviamente figo poter dire “li sono avanti, è un altro mondo rispetto a quaggiù “…
D’altra parte la Calabria è l’esatto contrario dell’over turismo, under turismo semmai. La realtà è praticamente l’opposto della propaganda di Occhiuto, del marketing grossolano e della narrazione del meno siamo e meglio stiamo. Ci racconta piuttosto desolazione e rassegnazione, perché non c’è nessuno manco d’estate e sempre meno gente decide di passare le proprie ferie qui…

Se nella tanto osannata Soverato, descritta come l’Ibiza calabrese da quelli che vivono a Catanzaro, dalla quale però sembra avere imitato solo i prezzi… le presenze più esotiche arrivano da posti come Serra San Bruno, Borgia, Cardinale, San Vito sullo Ionio e Chiaravalle, per un lungomare certo carino ma con tre lidi discoteca messi in croce e qualche ristorante… A Tropea sul Tirreno sembra davvero che ci sia un turismo internazionale, ma devono averla confusa con Saint Tropez in Costa Azzurra.

Evidentemente hanno scambiato quelle povere famiglie di villeggianti, quelle coppie di innamorati per star di Hollywood o per degli sceicchi arabi che hanno attraccato il caicco nel porto vicino, altrimenti non si può dare una spiegazione ai costi, pure perché appena fuori il paese si entra in un circuito di discariche a cielo aperto e di rifiuti buttati per strada da stare al passo con le metropoli del Bangladesh.

Ecco, possiamo considerare finito il turismo in Calabria, in quanto per il resto sono solo spiagge libere che sembrano paesaggi lunari post apocalittici punteggiati qua e là da simpatici ecomostri anni Ottanta, e boschi, campagne che somigliano a giungle dove se ti perdi nel calabro west non ti trovano mai più… Tutto questo con gli stessi prezzi del Sud della Spagna ma senza gli stessi servizi, la gentilezza ed il divertimento. Solo una potente puzza di merda e di fogna, il mare che spesso sul Tirreno diventa una putrida pozza sporca, ed i cafoni locali che ti guardano di traverso per tutto giugno, luglio, agosto e gran parte di settembre …. Non venite in Calabria… Senza ironia… Non ne vale la pena davvero… Che i posti belli da cartolina stanno in tutte le regioni, ovunque, non solo quaggiù…