La questione dell’aggressività in Pronto soccorso e negli ospedali ha radici profonde sia dal punto di vista sociale che psicologico. Si tratta di un fenomeno complesso e multiforme che riguarda vari aspetti, tra cui l’aspettativa del paziente, le dinamiche della sanità pubblica e il modo in cui la società percepisce il diritto alle cure.
1. L’aspettativa tradita:
L’aspettativa tradita si manifesta quando i pazienti, cresciuti con l’idea di un sistema sanitario gratuito e sempre accessibile, non ottengono le cure immediate che si aspettano. La promessa implicita di un servizio sanitario aperto a tutti, rapido e illimitato, crea un divario tra ciò che si desidera e ciò che il sistema, ormai sovraccarico e insostenibile, può effettivamente offrire. Quando questa aspettativa non viene soddisfatta, la frustrazione può facilmente sfociare in aggressività.
2. Il preconcetto:
In alcune aree della società, esiste l’idea che “fare casino” possa accelerare il proprio trattamento. Questa mentalità è profondamente radicata in contesti dove la fiducia nelle istituzioni è molto limitata. Invece di vedere il personale medico come alleato, chi adotta questa mentalità lo vede come un ostacolo da superare con la forza o l’insistenza. Questo atteggiamento è spesso il risultato di un’esperienza sociale più ampia, e dove si pensa che insistere o fare pressione possa portare a un vantaggio.
3. Perché non succede altrove così spesso?
Tali comportamenti aggressivi non si riscontrano con la stessa frequenza in luoghi come banche o supermercati, perché in questi contesti le aspettative sono più chiare e concrete. Le regole sono ben definite: chi va al supermercato sa che dovrà pagare ciò che prende e che, anche facendo confusione, non otterrà sconti o vantaggi. In ospedale, invece, la combinazione di emozioni forti, incertezza e aspettative irrealistiche crea un terreno fertile per la frustrazione.
4. Il problema della sostenibilità del sistema sanitario:
Il sistema sanitario italiano è sotto forte pressione, e la pretesa che possa continuare a funzionare senza limiti è insostenibile. Non c’è una comunicazione chiara su cosa sia realistico aspettarsi dalle cure di emergenza. Molti si recano in pronto soccorso per problemi che potrebbero essere trattati altrove, e questa confusione alimenta ulteriormente il problema delle attese e delle risorse limitate.
5. Una possibile soluzione: rieducare le aspettative:
È necessaria una rivoluzione culturale e comunicativa. Le persone devono essere informate su cosa aspettarsi realmente dal sistema di emergenza, e su quali sono i canali appropriati per trattare problemi meno urgenti.
Bisogna dire con chiarezza alle persone (un esempio su tutti) che se hai bruciore urinario da 7 giorni, non puoi andare in PS alle 2 di notte pretendendo analisi, ecografie e visita specialistica.
Se si riuscisse a creare una maggiore consapevolezza delle risorse disponibili e delle priorità di trattamento, sono sicuro che il carico sui pronto soccorso diminuirebbe, così come anche la frustrazione dei pazienti.