“L’atto aziendale deliberato dal direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza che, sebbene non sia riconosciuta Ospedaliera-Universitaria, istituisce Strutture e Dipartimenti a direzione universitaria, appare realizzare un sistema al di fuori di ogni dettato normativo”. Così in una nota Nino Accorinti, della Federazione Cisl Medici Calabria.
“Ignorare le disposizioni di un decreto legislativo come il 517 del 21 dicembre 1999, che disciplina i rapporti fra Servizio Sanitario Nazionale ed Università, operando una “clinicizzazione” di un reparto ospedaliero genera un sovvertimento chiaro ed inconfutabile delle regole. E’ necessario quindi con senso di responsabilità intervenire al riguardo a difesa dei dipendenti ospedalieri ed a tutela delle prestazioni sanitarie destinate all’utenza calabrese ed oltre. Tra le tante contraddizioni dovute anche alla mancata costituzione di Azienda Ospedaliera Universitaria non si può non rilevare il finanziamento di figure universitarie realizzato con fondi europei destinati al sistema sanitario calabrese per interventi infrastrutturali e tecnologici”.
“La vicenda inizia con un progetto finanziato dal PR Calabria Fesr FSE+, che prevede un investimento significativo di 10 milioni di euro destinato esclusivamente al rafforzamento delle infrastrutture sanitarie territoriali ed all’acquisto di attrezzature avanzate per migliorare l’assistenza sociosanitaria regionale. Malgrado ciò ci troviamo di fronte ad una grave differente destinazione di queste risorse! Infatti, con decreto del commissario ad acta della Regione Calabria n. 19 del 24.01.2025, citato nelle premesse dell’atto aziendale, il finanziamento di un progetto dell’UniCal è stato utilizzato in parte, tramite una convenzione stipulata con la Regione Calabria e l’Azienda Ospedaliera di Cosenza, per finanziare posizioni universitarie e attività assistenziali ordinarie, voci categoricamente escluse dal regolamento di gestione del fondo Fesr”.
“La stipula della convenzione prevede, oltremodo, l’assunzione di 18 figure accademiche (professori e ricercatori) – a tempo pieno presso l’Unical con obbligo di prestazione assistenziale presso l’Azienda Ospedaliera di Cosenza – la cui copertura finanziaria di euro 1.800.000 circa all’anno per un totale di 27 milioni su quindici anni, è posta per il 68% a carico dell’Azienda Ospedaliera e per la rimanente parte a carico della Regione. Sul punto sorgono diversi dubbi. E’ legittimo utilizzare risorse del SSR per retribuire i docenti universitari che appartengono ad un comparto diverso della pubblica amministrazione, eludendo il decreto legislativo 517/99 per di più in assenza del riconoscimento di Azienda Ospedaliera Universitaria? E’ legittima l’estensione, sembra di capire, dell’impegno finanziario dei fondi europei su 15 anni quando il periodo di eleggibilità della spesa del PR 21-27 termina nel 2029?”.
“Come rappresentanti dei lavoratori della sanità regionale, al di là di sterili campanilismi, denunciamo con forza questa operazione che rappresenta una grave ed evidente violazione delle normative – anche europee – e che paventa l’ipotesi di un’azione volta a favorire interessi particolari piuttosto che il bene comune ed il miglioramento effettivo di un sistema sanitario calabrese già affaticato da carenze tecnologiche e strutturali, scarsità di personale medico ed infermieristico. Bisogna dire basta alle violazioni normative, riteniamo che la Calabria debba recuperare credibilità etica e morale con una rigorosa metodologia “legalitaria” nei processi di gestione amministrativa e soprattutto nei processi di cambiamento culturale e del diritto alla salute della popolazione calabrese”.