“Calabria, sanità allo sbando. Con la centralizzazione del numero unico di emergenza ancora più danni di prima…”

Mi fa molto piacere il fatto che abbiate ripreso a pubblicare articoli e lettere sul concorso truffa per gli autisti del 118 all’Asp di Cosenza.

Da qualche anno con la centralizzazione al numero unico di emergenza 112 CUR cosa succede? La chiamata viene gestita da un operatore che dopo aver preso atto (l’altro giorno 20 minuti con uno di loro, immagino cosa succede se è in corso un infarto che si hanno pochi minuti di tempo…) mi ha indirizzato al centralino del 118.

Dopo aver rispiegato (altri 5/6 minuti), arriva un’ambulanza con a bordo un autista (soccorritore) e un infermiere. Un infermiere può somministrare farmaci salvavita solo ed esclusivamente seguendo un protocollo (emergenza/urgenza) in altri casi l’unica figura professionale che può prescrivere o somministrare farmaci è il medico dopo aver effettuato una diagnosi e in caso della presenza di un infermiere, con un atto collaborativo può farlo anch’esso. In poche parole oltre il tempo perso di 25′, solamente per spiegare e rispiegare si aggiunge il fatto che se una persona non è scaltro,  a sangue freddo (sfido chiunque in un momento di criticità ad essere calmi ) ti mandano un’ambulanza senza medico per risparmiare.

Le Azienda sanitarie calabresi inoltre subappaltano ormai questi servizi con convenzioni con privati e associazioni.  I privati e le associazioni ci guadagnano e le Asp pure. La prima perché paga 1.100 euro un autista con 12 ore di lavoro inclusi sabati e domeniche, prefestivi e festivi e senza versare loro contributi (essendo associazioni) le ASP si tolgono il fastidio di occuparsi del mezzo e di chi lo guida. In caso di emergenza poi aggiungono il medico. Questo è il paradosso  calabrese.  Più è più volte sono intervenute 2 ambulanze per lo stesso paziente (evidentemente non è così centralizzato il servizio CUR) perciò al posto di risparmiare hanno aumentato la spesa e diminuito il salario degli autisti che non vengono assunti con l’azienda, ma con il privato o le associazioni, senza contributi,  con il doppio delle ore di lavoro , sottopagati e senza diritti. E poi andiamo a comprare i mezzi da rottamare delle Asp in Lombardia e li portiamo in Calabria. In Calabria la buona sanità è un’utopia è tale rimarrà non per le persone, ma per i  politici.

Lettera firmata