Calabria, sanità allo sbando. Nuovo manager, altro anno zero, ennesima supercazzola

La “supercazzola” è arrivata in Calabria

di Cosmo De Matteis 

Fonte: Marsili Notizie 

Parafrasando il famoso film “Amici Miei”, possiamo apporre questa frase, per quanto concerne la sanità in Calabria.

L’ennesimo esperto di sanità arriva con un alone di capacità ed esperienza, poi se si va a leggere qualche inserto telematico, tipo Iacchite’, ti sovviene un’altra frase: “perdete ogni speranza voi malati”.

In decenni di malasanità, in Calabria abbiamo avuto di tutto e di più, manager, direttori, esperti, tante divise, compreso il generale con amnesie improvvise o il super esperto che ti espone la sua teoria sul bacio con la lingua e il covid.

Ora, chi come me, in decenni di attività medico sindacale, non può far altro che un mesto sorriso,ben sapendo che la sanità in Calabria, non fornirà mai servizi degni di questo nome. Tutti sono consapevoli che tutto il settore è controllato da opache consorterie nel pubblico, e da poche famiglie nel privato.

La spesa per la sanità in Calabria è una voragine senza fondo.

Fondi stanziati per potenziare gli ospedali si perdono in mille rivoli: accedere ad un pronto soccorso è come catapultarsi nel far west; personale sanitario ridotto ai minimi termini, spesso aggredito e minacciato. Il servizio ambulanze affidato al privato, perché il parco macchine è obsoleto ed insufficiente.

I viaggi della speranza in altre regioni sono in crescita esponenziale anche per interventi che si facevano in Calabria. Come si fa ad avere fiducia quando molti medici sono nominati unicamente dai politici di turno?

Perché, sistematicamente, se si indicono concorsi non partecipano professionisti capaci.

Certo, si fanno i concorsi per quel determinato medico, oppure si fanno i concorsi ma il nome del vincitore è noto prima.

Egregio Presidente, mi rendo conto delle pressioni e degli interessi colossali con cui sei chiamato a rispondere. Ma è mai possibile che ancora oggi, come medico, mi trovo a fare il vigile, smistando pazienti nelle varie regioni del solito nord?

Non è possibile che ancora oggi, mentre scrivo, mi è stato riferito dai colleghi del 118 che se io ricoveravo un paziente in cura da me, significava fare ore di fila  al pronto soccorso di Cosenza, rimanendo il paziente in barella in ambulanza. Tradotto in pratica significa bloccare l’unica ambulanza medicalizzata nel piazzale dell’Annunziata.

EGREGIO PRESIDENTE, non so quanto percepiscono tecnici, manager, direttori e cosi via, certo se queste cifre fossero impegnate per assumere personale, per pagare gli straordinari, si eviterebbe ai cittadini di doversi rivolgere al privato, o all’intramenia per una banale visita cardiologica o un esame strumentale, per i quali i tempi di prenotazione sono biblici.

Ora il nuovo ennesimo super manager, inevitabilmente farà tante riunioni, comunicati stampa e televisivi: gira e volta e siamo sempre li.

Chi ha soldi può partire e sperare, la massa si rassegna