Calabria, sanità allo sbando: “Tutelare la dignità delle persone all’interno delle cliniche psichiatriche”

di Mimi De Paola ed Emilio D’Amico- AG / FP CGIL

In Calabria circa il 70% del bilancio regionale viene destinato alla sanità, ma mentre nel resto d’Italia alle strutture convenzionate va circa il 20% dei fondi pubblici, nella nostra Regione oltre metà del fondo sanitario è destinato alle strutture sanitarie private che incrementano costantemente i profitti, tanto più in una situazione che vede un numero sempre più limitato di gruppi societari che gestiscono un numero sempre maggiore di strutture.
Il rapporto malato tra pubblico e privato va affrontato in modo radicale.
Le nostre istituzioni dovrebbero finanziare esclusivamente la sanità pubblica;
ciò diviene un’esigenza sempre più impellente in una situazione in cui la privatizzazione ha comportato, nei fatti, lo smantellamento del servizio sanitario pubblico e la chiusura di tanti presidi territoriali che sono fondamentali, soprattutto, per le popolazioni che vivono nelle realtà periferiche, sempre di più soggette ad un costante spopolamento.

Si tenga conto, inoltre, che nelle strutture convenzionate ritroviamo figure professionali che svolgono le stesse mansioni ma con stipendi differenziati e turni di lavoro massacranti dovuti agli effetti dell’applicazione di contratti “difformi”, ritrovandosi spesso l’uno contro l’altro.

Altro tema importante sono i disturbi psichici: le richieste di aiuto alle strutture psichiatriche si sono sestuplicate (giovani tra i 16 ed i 26 anni)…
Ma vorremmo sapere se è vero che molto spesso i pazienti vengono imbottiti di farmaci, pressioni psicologiche e nessun progetto di recupero ed reinserimento sociale!
In che società viviamo?
Quando ci renderemo conto che tutte/i dovrebbero avere il diritto alla prevenzione, all’ascolto, alla possibilità di esprimere le proprie debolezze ed alle cure gratuite e di eccellenza?
Non è più rinviabile, nel quadro di una sanità pubblica, gratuita e di qualità, un intervento più complessivo per la tutela della dignità della persona all’interno delle strutture, fuori dalla logica del profitto e la difesa ed il rilancio delle condizioni materiali e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.