Calabria, sanità venduta. Un capitolo su Cariati nell’ultimo libro di Gino Strada

L’ultimo libro di Gino Strada parla anche di Sud, di Calabria, di Cariati.

Da oggi è disponibile il libro di Gino Strada a cura di Simonetta Gola, pubblicato postumo da Feltrinelli, dal titolo: “Una Persona Alla Volta”.

«Non un’autobiografia, un genere di cosa che proprio non mi piace, ma le cose più importanti che ho capito guardando il mondo dopo tutti questi anni in giro»

– Da Kabul a Hiroshima, una narrazione appassionata delle radici che hanno ispirato Gino Strada, giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio. Ma anche una riflessione radicale sull’abolizione della guerra e sul diritto universale alla salute.

Il racconto dell’impegno e delle esperienze che lo hanno condotto da giovane chirurgo di Sesto San Giovanni fino ai Paesi più lontani, con un’idea semplice: i diritti sono di tutti o sono privilegi.

Al racconto si accompagnano interrogativi essenziali sulla guerra e sul diritto alla cura. –

– Per cercare le risposte, Gino ha agito seguendo un’unica idea: curare le vittime, bene, gratis e indistintamente, restituendo alle loro storie un po’ di dignità. –

Come Comitati in difesa del Vittorio Cosentino non riusciamo a trovare le giuste parole per comunicare che, a capitolo 29, si racconta la nostra vicenda.

Come calabresi e come cittadini di #Cariati e del territorio diciamo GRAZIE.

Grazie Gino, Grazie Emergency

Questo libro sostiene #EMERGENCY

https://www.emergency.it/libro-gino-strada-una-persona…/

Di seguito, il capitolo nel quale Gino Strada parla di Cariati e della Calabria. 

“… ha preparato il terreno per la sanità privata convenzionata e ha fatto precipitare la Calabria alla penultima posizione in Italia per livelli essenziali di assistenza, i Lea. In poche parole, ai calabresi non sono garantite le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale deve offrire a tutti i suoi cittadini per legge. E, infatti, ogni anno, sessantamila calabresi vanno al Nord per curarsi, pesando ulteriormente sulle casse della Regione, che spende più di 300 milioni di euro per coprire i costi delle prestazioni erogate da Lombardia, in primis, ma anche da Veneto e Toscana.

Il volo Pisa-Lamezia di Ryanair è diventato il simbolo di questi viaggi della speranza, ma dover fare il check-in per essere curati è uno scandalo inaccettabile in un Paese la cui Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

L’articolo 32 è l’unico della Costituzione in cui un diritto viene definito fondamentale e non è un caso: senza la salute si muore e allora non ha più senso parlare di altri diritti.

Il Vittorio Cosentino, l’ospedale di Cariati, provincia di Cosenza, è stato chiuso un ottemperanza al piano di rientro nonostante avesse i conti in attivo. Dopo il decreto di chiusura, quasi tutti i servizi sono stati smantellati e sono sopravvissuti solo alcuni ambulatori, un punto di primo intervento e una residenza per anziani. Il pronto soccorso più vicino è a Corigliano-Rossano, a quaranta minuti di distanza, il secondo a Crotone, a circa un’ora. Nessuno dei due ospedali ha l’unità di emodinamica: in caso di infarto o di ictus, la situazione si fa complicata perché bisogna andare a Castrovillari, una novantina di chilometri sulla statele 106. Ottantamila persone, che diventano duecentomila d’estate, non hanno un ospedale vicino.

In compenso ci sono tre cliniche private.

“Qui è come se ci fosse il Covid da dieci anni”, mi dice Mimmo con ironia e rabbia, riferendosi al fatto che per lui e gli altri cariatesi è impossibile ricevere anche i servizi essenziali da prima del caos seminato dalla pandemia.

Mimmo è un volontario dell’associazione Le Lampare, quelle barche che pescano di notte, con la lice a poppa, e a suo modo anche l’associazione sta aprendo una strada nel buio. Con gli altri volontari, ha deciso di occupare l’ospedale proprio nel novembre del 2020, un tentativo, estremo, di difendere il loro diritto a essere curati e di resistere anche contro la perdita di posti di lavoro che sta portando il paese allo spopolamento. In questo mondo alla rincorsa del profitto, i diritti o li eserciti, li rivendichi, o rischi di perderli.

Per Emergency sarebbe stato uno sforzo enorme, ma ci era sembrata un’occasione irripetibile. Prendere in gestione l’ospedale ci avrebbe permesso di mettere alla prova in Italia il nostro modello di sanità: cure gratuite ed efficaci senza profitti e senza sprechi.

Diedi la nostra disponibilità al commissario e a qualunque interlocutore incontrassi, ma nessuno raccoglieva la proposta.

“Ci abbiamo provato” mi viene da dire guardando quei mesi girati a vuoto fra troppe risposte mancate. Abbiamo allestito e gestito per qualche mese un secondo reparto Covid presso l’ospedale di Crotone come ci era stato chiesto, e niente più.

A volte, è più facile aprire un ospedale a Kabul”.