Calabria senza vergogna. Esce dai domiciliari e fa l’assessore. Così Spirlì riabbraccia l’indagato Talarico

di Lorenzo Giarelli e Lucio Musolino

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Dagli arresti domiciliari alla giunta nel giro di 15 giorni. Accade in Regione Calabria, dove l’assessore al Bilancio, Francesco Talarico, quota Udc, ha ripreso il suo posto al fianco del presidente leghista Nino Spirlì dopo tre mesi di arresto. Una vicenda paradossale resa possibile dal fatto che a fine gennaio, quando per Talarico scattò la misura cautelare, nessuno in Regione pensò di escluderlo dalla giunta e dunque adesso, pur restando per l’assessore, l’obbligo di dimora, tutto torna come prima.

Talarico è indagato nell’ambito dell’inchiesta “Basso Profilo”, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri e dai pm della Dda di Catanzaro che, a gennaio, hanno chiesto e ottenuto dal gip gli arresti domiciliari per il politico lametino. L’accusa, per lui, era scambio elettorale politico-mafioso in occasione delle elezioni politiche del 2018, quando era candidato nel collegio di Reggio Calabria. L’ipotesi della Procura è stata poi ridimensionata dal Tribunale del Riesame, che ha escluso l’aggravante della ‘ndrangheta sostenendo che si è trattato di una corruzione elettorale semplice. Da qui la decisione del gip che il 20 aprile ha disposto l’obbligo di dimora per Talarico il quale, stando alle indagini, avrebbe avuto rapporti con alcuni imprenditori. Tra questi c’è Antonio Gallo che, in cambio dell’appoggio elettorale a Talarico, avrebbe ottenuto l’interessamento dell’assessore alle sue imprese.

Nelle carte dell’inchiesta si parla di un “comitato d’affari” che i magistrati hanno definito un “connubio diabolico tra imprenditori e politici”. Nella rete della Dda era finito pure il segretario nazionale Udc Lorenzo Cesa, che aveva subito una perquisizione il giorno dell’arresto di Talarico. Dopo l’arresto dell’assessore al Bilancio calabrese, la legge Severino ha imposto la sospensione dell’incarico in giunta, ma la sospensione non è mai diventata qualcosa di più e si è interrotta a fine aprile, con Talarico che è tornato operativo con le prime riunioni.

Una mossa da non sottovalutare anche in vista delle Regionali di ottobre, cui Talarico, in caso di ricandidatura, avrebbe il privilegio di avvicinarsi dalla poltrona di assessore. E se dal punto di vista legale non ci sono strumenti per far decadere Talarico, resta un tema di opportunità, come lamenta il deputato Francesco Sapia (L’Alternativa c’è): “Non si tratta di cedere al giustizialismo: davanti a inchieste pesanti, è giusto fare un passo indietro”.