Calabria Verde e i 69 milioni non rendicontati: il PD ne esce a pezzi

 C’è attesa per gli sviluppi giudiziari relativi alle inchieste su Calabria Verde.
Il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri aveva detto chiaramente in conferenza stampa il 21 settembre 2016, quando vennero arrestati Paolo Furgiuele alias ‘O Principale, l’ingegnere Alfredo Allevato e altri due dirigenti, che quello era solo il primo step. Successivamente Furgiuele e Allevato, che erano e sono i dirigenti maggiormente al corrente dei pastrocchi con la politica perché pedine di quel sistema, sono stati prima messi ai domiciliari e poi rimessi in libertà. Insomma, se tanto mi dà tanto, dovrebbero aver “cantato” tutto sia a Bombardieri sia, soprattutto, a Nicola Gratteri, il procuratore capo. Che il giorno degli arresti dichiarava testualmente.

«Trent’anni fa iniziai la mia carriera occupandomi proprio di un’indagine relativa all’azienda forestale calabrese, oggi la prima indagine in cui mi sono imbattuto all’arrivo a Catanzaro è relativa allo stesso tema e devo dire che, anche se sono cambiate le tecnologie e i metodi di comunicazione, non è cambiata l’arroganza e la sicurezza di impunità degli indagati».

Bombardieri ha definito «sconcertante» la vicenda delle squadre di operai forestali che operavano con mezzi e materiali per la ristrutturazione della casa di Furgiuele anziché lavorare per l’azienda.
Gravi anche le accuse relative alle minacce ad alcuni capi cantiere perché presentassero documentazione fittizia e l’azienda potesse ottenere fondi europei che venivano così «distratti in maniera spregiudicata», ha spiegato Bombardieri.
«Un danno per le casse regionali – ha aggiunto – da circa 80 milioni di euro che difficilmente potrà essere risanato in qualche maniera». Ma tra le righe della conferenza stampa, Bombardieri ha anche spiegato che l’operazione odierna è solo uno «step di un’indagine più ampia su Calabria Verde e sulla sua gestione».
LO STATO DELLE INDAGINI
Il Tg3 della Rai già il 1° febbraio 2016  parlava di Calabria Verde e Regione. In particolare, i magistrati di Reggio e Catanzaro stavano lavorando sullo scandalo del cosiddetto fondo economale, razziato per i porci comodi dei dirigenti, dei loro padrini politici e dei loro squallidi clienti, sulla mancata rendicontazione di 102 milioni di euro che sono finiti nella stessa pappatoia e, dulcis in fundo, sul bando di gara da 32 milioni per i mezzi antincendio palesemente costruito su misura per la “solita” azienda del napoletano Luigi Matacena.
E’ chiaro che ognuno si è fatto un’idea di queste indagini e dei possibili obiettivi ma è evidente che nessuno può ritenersi immune da colpe. E il palazzo trema…
Che l’apparato burocratico regionale abbia fallito in questi ultimi 10 anni è assodato. Mai fatto un controllo, mai esercitato l’istituto della vigilanza che gli compete, ma sopratutto mai inviato atti alla Corte dei conti (bensì il contrario: la Corte dei conti ha fatto indagini) nonostante i 220 milioni di debiti di Afor e i 34 milioni di Calabria Verde per il semestre 2014. Perciò, i vari direttori generali susseguitisi nel tempo e i dirigenti di settore saranno certamente considerati assoggettati al volere politico che non ha interesse che cambi nulla. Oggi la Regione chiede conto a Calabria Verde di 69 milioni di euro non rendicontati ma in realtà Palla Palla e compari sanno bene dove sono andati quei soldi e noi poniamo a tutti alcune inevitabili domande.

Prima domanda

Campanaro e il suo bolide
Campanaro e il suo bolide

Com’è possibile che in Calabria Verde non sia stato nominato il dirigente amministrativo, anzi è stato addirittura reso indisponibile l’incarico?

Sembra chiaro che questo “artificio” risponda ad una precisa esigenza: meglio non avere tra i piedi qualcuno che guardi e quindi nominiamo due dirigenti di servizio (Franca Arlia e Giuseppe Campanaro) che brillano di rapporti politici sia a destra che a sinistra e che palesemente fanno parte dell’architettura della associazione e beneficiati a vario titolo. La Arlia di consulenze per la figlia ed altro mentre invece Campanaro è proprio un “rapace” (con tutto il rispetto per gli uccelli non certo per lui) e quindi cade a fagiolo.

Seconda domanda

Luigi Matacena al lavoro
Luigi Matacena al lavoro

Perché il dirigente della forestazione è sempre Alfredo Allevato (i budget per gli acquisti importanti sono tutti nel settore forestazione) e il dirigente di servizio Cordova viene sostituito prima della gara (primo bando “stagione” Calabria Verde, quello vinto da Matacena per i dispositivi e vestiario di 15 milioni) da un dirigente delle comunità montane (tale Autelitano), che oltre ad essere anziano non capisce nulla?

Perché Cordova sarebbe stato più attento e non gli avrebbe mai e poi mai firmato un bando cucito su misura per Matacena, anche perché in azienda sapevano tutti, anche gli uscieri, che avrebbe vinto il Napoletano con la passione per i servizi segreti…

Quindi, tolto dai piedi Cordova, il piano andava in porto. Allevato scrive il bando di gara, Mellace (quello dell’economato) diventa Responsabile unico del procedimento, Franca Arlia assicura la copertura finanziaria e Campanaro la legittimità legale.

adamo-minniti

Quanto alla copertura politica, non c’è dubbio che il regista di questo bando di gara da 15 “barbettoni” sia senz’altro Nicola Adamo, che fino a giugno 2015 è fortissimo e partecipa a tutti gli atti più importanti (come testimonierebbero anche generose intercettazioni). Poi viene mandato all’obbligo di dimora (perché aveva rubato da altre parti) e perde un po’ di forza ma comunque sovrintende ancora alla pappatoia.

Luigi Matacena nel corso di una dimostrazione
Luigi Matacena nel corso di una dimostrazione

Ma torniamo al punto. La politica e Calabria Verde centrano l’obiettivo del bando da 15 milioni vinto da Matacena. Ed è giusto ricordare che tutti i bandi di questa consistenza e categoria sono stati vinti da Matacena, pubblicati a scadenza di legislatura ma aggiudicati con un nuovo governo regionale.

Per farla breve: li facevano annusare ai politici uscenti e poi andavano a soddisfare i nuovi. Cosi Furgiuele, Allevato, Campanaro e Arlia si garantivano posizione di comando e potere in azienda. Per altri 5 anni.

Ma allora cosa è successo?

D'Acri e Oliverio
D’Acri e Oliverio

Succede l’imponderabile. Adamo cade con Rimborsopoli e si cerca di sostituirlo con quello scarpone di Mauro D’ Acri ma quest’ultimo è ben poca cosa e perciò i due galli (Allevato e Furgiuele), avidi e senza controllo iniziano a litigare perché si presenta l’opportunità di un nuovo bando, quello pazzesco dei 32 milioni.

Furgiuele si vuole sostituire nei rapporti con Matacena ad Allevato ed iniziano gli errori.

Sì, perché parte una lotta intestina fra i settori (direzione generale e settore forestazione) che fa sì che gli attori non si parlino più e sbaglino strategie e innervosiscano anche i poteri politici.

Interviene la politica.

Paolo Furgiuele
Paolo Furgiuele

Oliverio non brilla certo per strategia ma qualcosa comunque riesce a capire. Difficile dire se i suoi uomini si volevano avvicendare a quelli di Calabria Verde negli affari o erano complici. Di sicuro qualcosa succede perché altrimenti Oliverio o chi per lui avrebbe dovuto cacciare i vari Allevato, Furgiuele, Campanaro ed Arlia. E invece non lo fa.

Comunque, dopo aver preso informazioni il braccio destro di Oliverio, Gaetano Pignanelli, inizia a chiedere le carte sul bando dei 15 milioni perché vuole vederci chiaro.

A questo punto, capiscono o gli fanno capire l’arcano e bloccano la gara dei 32 milioni destinata al Napoletano e a tutti i suoi complici, anche politici.

Gaetano Pignanelli
Gaetano Pignanelli

Furgiuele e Campanaro, per limitarlo, mettono in scena la concessione di tagli a San Giovanni per screditare Pignanelli ed inviano le carte alla Procura di Castrovillari. Ma qui commettono l’ennesimo errore perché la questione non è certo così grave da essere sottoposta ad una procura.

Viene sentito il dirigente Savio dalla Procura di Catanzaro, che chiarisce della concessione ma soprattutto del fatto che non lo volevano nel settore amministrativo e il motivo è quasi scontato. Per continuare a farsi i fatti propri.

La logica conclusione è che esiste una associazione a delinquere in Calabria Verde che necessita di una copertura politica.

La prima copertura è quella di Nicola Adamo, nella sua qualità di garante di Oliverio. Ma poi Adamo viene scaricato  perché tutti sono preoccupati delle intercettazioni su un altro bando (quello degli elicotteri di Vincenzo Speziali) dove c’era un accordo tra Adamo e Romeo e dove il presidente Oliverio non sapeva nulla e quindi s’incazza.

Il commissario Nello Gallo
Il commissario Nello Gallo

Poi mandano il commissario Gallo, certamente brava persona ma getta la spugna dopo poco tempo lasciando il passo addirittura al capitano dei carabinieri Mariggiò.

La magistratura è partita. Il problema adesso è politico: ci si accontenterà di chiudere Calabria Verde salvando in qualche modo il livello politico e facendo ridere di nuovo tutta l’Italia o finalmente si punterà al cuore del problema?

La partita è tutt’altro che chiusa.