Calabria Verde, la dirigente arrestata è la “pupilla” di Pignanelli

Palla Palla e Pignanelli

Si apprendono maggiori particolari sull’operazione della procura di Castrovillari che ha portato all’arresto di una dirigente di Calabria Verde e di un agronomo. Gli arrestati sono Antonietta “Antonella” Caruso, di 53 anni, funzionaria di “Calabria Verde”, l’ente in house della Regione Calabria che gestisce il settore della forestazione, e Salvatore Procopio, di 60 anni, agronomo.
Secondo l’accusa, Antonella Caruso avrebbe costretto un imprenditore boschivo, Antonio Spadafora, di 35 anni, a consegnare una tangente di 20mila euro per ottenere un importante appalto per un’attività di disboscamento nel territorio di Castrovillari. Procopio, a sua volta, sempre secondo l’accusa, avrebbe fatto da tramite, per la richiesta e il pagamento della tangente, tra Antonella Caruso e l’imprenditore boschivo.
I militari hanno anche avviato perquisizioni negli uffici dell’azienda regionale. Gli investigatori stanno passando al setaccio pure gli uffici dei due indagati alla ricerca di materiale che possa risultare utile alle indagini.

Il nome di Antonietta Caruso non è certo nuovo per chi segue le vicende di Calabria Verde. La Caruso infatti risulta anche tra le nove persone rinviate a giudizio per i tagli boschivi irregolari di Bocchigliero tra le quali c’è anche il capo di gabinetto della Regione Gaetano Pignanelli, del quale la dirigente arrestata oggi è una “pupilla” essendo stato proprio lui a indicarla come responsabile di questo ufficio “Patrimonio e Servizi Forestali” nel quale si riscuotevano tangenti.

ANTONIETTA CARUSO, PIGNANELLI E L’UFFICIO PATRIMONIO E SERVIZI FORESTALI

Quasi due anni fa – il 4 maggio 2016 per la precisione – la Calabria si svegliava con la notizia di perquisizioni in abitazioni e uffici di dirigenti e consulenti di Calabria Verde da parte della procura di Castrovillari, che si avvaleva della collaborazione del Corpo Forestale. Oggi, rispettando i tempi, il procuratore Facciolla ha inviato agli indagati l’avviso di chiusura delle indagini.

A Catanzaro, quel giorno di maggio di due anni fa, le perquisizioni erano avvenute negli uffici della Cittadella regionale, in particolare quelli del capo di gabinetto di Mario Oliverio, Gaetano Pignanelli, e nell’area del dipartimento Agricoltura occupata dal dirigente Mario Caligiuri.

Pignanelli è indagato, insieme ad altre otto persone, per truffa in concorso, secondo quanto risulta dal decreto di perquisizione recapitato dagli uomini del Nipaf del Corpo forestale dello stato e del comando di Cava di Melis.

Non c’erano avvisi di garanzia, si trattava, come comunque specificava bene all’epoca il comunicato del Corpo Forestale, di iscrizioni nel registro degli indagati. Oltre a Pignanelli, ci sono l’ex direttore generale Paolo Furgiuele, due dirigenti di Calabria Verde, Leandro Savio e Gennarino Magnone, Mario Caligiuri (capo struttura del dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione), Aurelio Pio Del Giudice (dipendente di Calabria Verde con mansioni di responsabile del patrimonio boschivo), Ivo Filippelli (capo operaio di Calabria Verde), l’ingegnere Antonietta Caruso (responsabile dell’ufficio “Patrimonio e Servizi forestali” di Calabria Verde), e l’imprenditore Marino De Luca, titolare della ditta De Luca Marino di San Giovanni in Fiore.
La novità scaturita appena qualche giorno fa dal Tribunale di Castrovillari è che tutti e nove gli indagati sono stati rinviati a giudizio. A condurre questo primo filone di indagini gli uomini del Nipaf del Corpo forestale dello Stato e del comando stazione di Cava di Meli.

Secondo i magistrati il burocrate Pignanelli avrebbe sollecitato «più volte Leandro Savio (all’epoca dirigente di Calabria Verde, ndr) a istruire la prativa relativa al rilascio della concessione in favore di Marino De Luca, ancor prima che De Luca depositasse l’istanza di rilascio della concessione, rimproverando Savio per non averlo fatto prima».

È attorno al rilascio di queste concessioni che ruota il caso. Gli indagati, secondo l’accusa, avrebbero prodotto un’attestazione falsa – al ribasso – della quantità di legna presente sul territorio di Bocchigliero. Tutto per consentire l’affidamento diretto del taglio all’azienda di Marino De Luca, senza passare attraverso una procedura di evidenza pubblica.

Secondo i pm Pignanelli si sarebbe speso a favore della ditta due volte: prima sollecitando il rilascio della concessione, poi – dopo la sospensione delle concessioni, decisa dall’allora manager Furgiuele – convocando lo stesso Furgiuele e «intimandogli di revocare le sospensioni e indicando quale nuova responsabile dell’Ufficio 2 “Patrimonio e Servizi forestali” del distretto 5, Antonietta Caruso». Proprio la dirigente arrestata oggi per tangenti. 

E’ soltanto una parte della verità, naturalmente. Un secondo filone è in capo alla Procura di Catanzaro con la collaborazione di quella reggina. La partita di Calabria Verde si gioca su più fronti: dalle concessioni illegali su cui indaga la procura di Castrovillari, appunto, alla mancata rendicontazione di 102 milioni di euro, alla dissennata gestione del fondo economale per concludere in bellezza con il mega appalto di 32 milioni cucito su misura a Luigi Matacena, campione assoluto degli appalti ormai da anni.